150 anni di nonviolenza in mostra a Ivrea

Pierangelo Monti

“La storia non è fatta solo di guerre e pause tra le guerre, e anche nelle guerre ci sono state persone che si sono impegnate per la soluzione dei problemi senza uso della violenza”. Con queste parole Angela Dogliotti ha cominciato a spiegare l’oggetto della mostra “Pace, guerra e nonviolenza in 150 anni di storia dell’Italia”, sabato scorso nella conferenza di inaugurazione della mostra in sala S. Marta.

Davanti a un pubblico numeroso hanno prima parlato Attilio Berra del Centro Gandhi e l’assessore Augusto Vino, promotori dell’iniziativa, poi Angela Dogliotti e Nanni Salio del Centro Studi Sereno Regis di Torino. La mostra, composta da una trentina di tele nitidamente stampate, è stata realizzata per l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, dal Centro Studi Sereno Regis, dal Movimento Nonviolento, dall’Associazione per l’incontro delle culture in Europa, dal Centro Studi Milton Santos – Lorenzo Milani di Cuneo e dalla Comunità di Mambre.

La mostra è una testimonianza e un riconoscimento a tanta parte di popolo e tante persone che hanno contribuito a tenere viva l’Italia, a salvarla dalla vergogna delle guerre, delle oppressioni, delle violenze, dell’esaltazione del militarismo e del folle ricorso agli armamenti. La mostra richiama gli esempi di persone note e eventi che hanno visto il coinvolgimento di tanta gente impegnata per un mondo più giusto e umano: dai primi gruppi pacifisti e antimilitaristi di fine ottocento, agli obiettori di coscienza; dai movimenti nonviolenti laici e cristiani, alle varie forme di resistenza civile contro il nazi-fascismo; dalle marce per la pace, alle manifestazioni contro le armi nucleari e le spese militari; dall’educazione alla pace all’economia nonviolenta.

Nelle loro brevi relazioni Angela Dogliotti e Nanni Salio hanno trattato anche di quest’ultimo tema, meno noto come filone della nonviolenza attiva: caratterizzato da rispetto dei lavoratori e della natura, dall’equa distribuzione del lavoro e delle ricchezze, da stili di vita sobri, con modi di produrre e consumare attenti alla sostenibilità ambientaleNanni Salio con chiarezza ha spiegato l’alternativa della nonviolenza in questa fase di crisi sistemica che è finanziaria, economica, energetica, alimentare, esistenziale e politica. Occorre ridiscutere l’uso delle energie non rinnovabili in via di esaurimento, la produzione dissennata di rifiuti, la finanziarizzazione dell’economia, il modello neoliberista che è alla base dell’attuale crisi: separando per esempio le attività bancarie speculative da quelle di gestione del risparmio, attuando la Tobin tax, sovvertendo il perverso meccanismo del debito che sa di usura.

La storia dei movimenti per la pace e il disarmo da sempre contrastano le dispendiose spese militari dell’Italia e del mondo, che sono falsamente giustificate in nome della difesa, mentre servono in una logica di potere, di dominio e di inimicizia. Con le risorse impegnate in campo militare si può fare molto nel welfare state (basti pensare al costo del programma degli F35). La mostra, rimane esposta in sala S. Marta, ogni giorno dalle ore 17,00 alle 19,00 fino a sabato 2 marzo, con essa ci sono i cataloghi dell’intera mostra e i libri del Centro Gandhi.

Nelle due settimane successive, sarà spostata nei locali del Liceo Scientifico Gramsci e dell’Istituto Cena, promotori anch’essi dell’iniziativa, insieme al Liceo Botta e all’ITIS Olivetti. Nelle scuole la mostra trova il luogo più indicato per rendere il servizio di educazione alla pace, tanto necessaria per la formazione delle giovani generazioni, che hanno bisogno di buone testimonianze, utili ad alimentare speranze di pace e desiderio di impegno per il bene comune.

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