Il significato dell’astensione – Pietro Polito

Per capire che le ragioni dell’astensione sono antiche e ricorrenti, basta rileggere quanto Piero Gobetti scriveva nell’articolo La nostra fede del 1919: “Guardate la vita politica da un punto di vista di onestà illimitata: ne provate disgusto; e il disgusto degenera in astensionismo, scherno, indifferenza per i supremi interessi”.

Non può, né deve stupire l’elenco delle scelte possibili che una “certa sinistra ancora attiva” può fare alle ormai imminenti elezioni politiche che Paolo Cacciari ha proposto su “il manifesto”, giovedì 3 gennaio 2013: 1. Bersani-Renzi-Vendola; 2. la lista Ingroia; 3. votare le persone; 4. “mandare tutti a «vaffa …» e votare Grillo”; 5. “lavorare per l’astensionismo attivo”; 6. “disinteressarsene del tutto e pensare al dopo”.

Le scelte 5 e 6 sono due varianti dell’astensione. Ma che cos’è l’astensione? E qual è il significato che essa in particolare assume in politica? Vale la pena cercare di rispondere a queste due domande, perché l’astensionismo sarà uno dei protagonisti se non il protagonista principale alle prossime elezioni.

Da un primo sommario esame dei principali repertori di storia e teoria della politica emerge che sul tema non si è riflettuto abbastanza. La voce astensione o astensionismo non compare nel Lessico della politica a cura di Giuseppe Zaccaria, Edizioni Lavoro, Roma 1987 né nella Enciclopedia del pensiero politico, diretta da Roberto Esposito e Carlo Galli, Laterza, Roma-Bari 2000. Se dalla politica si passa alla sociologia si può rilevare l’assenza della voce astensione o astensionismo sia nel classico Dizionario di sociologia di Luciano Gallino, Utet, Torino 1978, sia nella Enciclopedia delle scienze sociali, Istituto della Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, Roma 1991. Segnalo che la voce è assente nella Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, Istituto Giovanni Treccani, Roma 1930 e che essa non si trova nell’aggiornamento 1948 né in quello 1949-1960, né in quello 1979-1992 e neppure nell’appendice 2000. Nel Dizionario di politica di Norberto Bobbio, da lui diretto con Nicola Matteucci e Gianfranco Pasquino, Utet, Torino prima edizione 1976, seconda ed. 1983, l’argomento è affidato prima a Giacomo Sani poi a Pasquino.

Prima di rivolgersi al Dizionario di politica, giova avvalersi di qualche dizionario dei sinonimi e dei contrari e di qualche buon vocabolario. Ne ho consultati alcuni (Salinari, Gabrielli, Devoto-Oli, Zingarelli). Dal confronto risulta che astensionismo è sinonimo di assenteismo e ha più significati: dal punto di vista alimentare significa astinenza, digiuno, dieta, regime, privazione, continenza; sul piano personale può averne uno negativo: rinuncia, abbandono, omissione, uno positivo: contenersi, esimersi, trattenersi nel senso di moderazione, ritenutezza, discrezione, modestia. L’astensione nel senso di astinenza può essere collegata alla temperanza. In sintesi, l’atto politico dell’astensione dal voto esprime una protesta, e come tale non va confuso con la non partecipazione al voto per ragioni varie (per esempio di salute o di lontananza dai seggi elettorali) che impediscono di prendere parte alle elezioni. In politica astenersi significa tenersi – deliberatamente, consapevolmente – lontano dalla vita politica.

Vediamo ora come il concetto è illustrato nel Dizionario di politica. Giacomo Sani distingue l’astensionismo politico dal cosiddetto astensionismo civico, che si ha quando l’elettore adempie al dovere della partecipazione al voto, ma depone nell’urna una scheda bianca o annullata non contribuendo così direttamente all’esito delle elezioni. Dal punto di vista statistico il tasso di astensionismo è maggiore negli Stati Uniti, minore nei Paesi europei, in Italia fino a non molto tempo fa era pressoché inesistente. Le cause sistemiche dell’astensionismo, secondo Pasquino, sono: a) la tendenza dell’elettore a partecipare alle elezioni politiche ritenute di maggiore importanza più che a quelle amministrative; b) la non competitività delle elezioni che avvengono tra partiti e/o coalizioni con programmi sostanzialmente similari per cui la vittoria degli uni o degli altri ha conseguenze di scarso rilievo nella vita dei cittadini; c) la crisi dei partiti che ormai ovunque, specie in Italia, hanno perduto la loro capacità di mobilitazione e di presa sull’elettorato.

Fin qui la dottrina e la lingua italiana. Vediamo ora qual è il significato dell’astensione alle prossime elezioni politiche.

Suggerisco di distinguere l’astensione contingente dall’astensione strutturale.

Per astensione contingente intendo quella praticata episodicamente in base alle circostanze politiche del momento. Questo potrebbe essere il caso di un elettore attivo che diventa passivo e potrebbe essere la scelta di tanti giovani al primo voto che non si riconoscono in nessuna offerta politica (che brutto modo di definire e presentare la politica alla stregua di uno spettacolo televisivo di prima serata o come una delle innumerevoli marche di un prodotto esposto ai grandi magazzini).

Venendo all’astensione strutturale, per essa intendo quella di lunga durata, praticata sistematicamente, per anni, da anni, elezione dopo elezione, senza dubbi né rimorsi. Il più noto astensionista strutturale attivo dichiarato è stato il grande Giorgio Gaber, anarchico, individualista, certo non qualunquista. Ma io stesso conosco personalmente molti astensionisti attivi, vecchi e nuovi. I più antichi – attenzione alle date – non votano dal 1989 (la fine del comunismo), i più giovani non lo fanno dal 1994 – l’avvento di Berlusconi.

L’astensionismo, sia contingente sia strutturale, può essere passivo, ci si astiene per disinteresse verso la vita politica, o attivo, si esprime il proprio impegno attraverso forme di partecipazione diverse se non opposte o addirittura ostili rispetto a quelle tradizionali della politica. L’astensione attiva esprime distacco dalla vita politica ma non da quella pubblica. Politico e pubblico si somigliano ma non sono la stessa cosa. Si può impegnarsi politicamente, iscrivendosi, avvicinandosi a un partito e sostenerlo con il voto, o pubblicamente, portando, aggiungendo un contributo più largo che non si esaurisce nel recarsi più o meno ogni cinque anni alle urne.

Loredana Sciolla, sociologa, studiosa del rapporto tra i giovani e la politica (a lei e a Luca Ricolfi si deve una insuperata indagine sui giovani e la politica negli anni Settanta, Senza padri né maestri, De Donato, Bari, 1978), nel recente saggio L’attività «impolitica» dei giovani (“Italiani europei”, n. 10, 2012) mostra come i giovani s’impegnino in una sfera allargata e in modalità inedite, trovando le ragioni della partecipazione più nell’etica che nella politica, e “fanno politica” sulla base di valori di libertà, in difesa dei diritti umani, della salvaguardia della libertà, della trasparenza e dell’accessibilità della politica. Secondo la studiosa, “la sfiducia nei confronti della politica, che si esprime attraverso l’astensionismo, il rifiuto dei partiti e il calo di identificazione ideologica” più che al disimpegno conduce a “un’attività dimostrativa, di denuncia, «impolitica» perché non si pone nell’ottica di influenzare le élite, sostituendo alla responsabilità del governare la critica impegnata dell’opacità del potere”.

Qui si può aggiungere il contributo degli amici della nonviolenza. Come diceva Capitini, “non c’è luogo dove i nostri principi della nonviolenza e del potere di tutti valgano e dove non valgano: essi valgono dappertutto e senza interruzione. Operare per essi è dare il meglio integrando e correggendo continuamente i governi degli Stati, tutti più o meno incapaci attualmente di dare il meglio” (Dare il meglio, “Azione nonviolenta”, luglio-agosto 1966).

3 commenti
  1. luciano cancelloni
    luciano cancelloni dice:

    CArissimo Pietro ho letto attentamente la tua analisi sull' astensionismo.Non trovo convincente l'astensionismo strutturale,perchè si limita a una protesta passiva, priva di qualunquismo, ma certamente la trovo di basso profilo civile, e viene meno la partecipazione attiva ad un dibattito politico. Con l'occasione un caloroso abbraccio.

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