Si accende il buio – Recensione di Nanni Salio

cop Matteo Incerti e Johannes Lübeck, Si accende il buioMatteo Incerti e Johannes Lübeck, Si accende il buio. Una lettera, un bimbo, una famiglia e sei soldati che dissero no a Hitler, Aliberti Editore, Roma 2012, pag. 239

Non è un romanzo, ma una storia vera scritta in forma romanzata. All’approssimasi della giornata della memoria (o delle “memorie”, al plurale, come sarebbe meglio chiamarla: gli esempi sono tanti, troppi, non solo shoah, ebrei, rom e omosessuali, ma anche nakba, Tibet, Hiroshima e Nagasaki, Rwanda, e chi più ne ha più ne metta), la letteratura sull’argomento si arricchisce di nuovi episodi, trascurati o sconosciuti, che ci danno speranza e ci fanno intravedere una luce nell’interminabile tunnel della violenza.

In questo caso, si tratta della storia, ricostruita da un giornalista italiano e dal figlio del protagonista, di un medico tedesco che durante la ritirata nelle ultime fasi della guerra, sull’Appennino emiliano, salva la vita sia di una donna che stava per partorire in gravissime condizioni sia del nascituro.

Può sembrare una piccola cosa, ma non lo è affatto, perché decidendo di intervenire, il medico, Gottfried Lübeck, disobbedì agli ordini imposti dai suoi superiori, rischiando a sua volta la condanna a morte, se scoperto. Già prima, in un altro episodio, il semplice fatto di avere dato dei medicinali a delle donne italiane che ne avevano bisogno gli costò tre settimane di carcere.

Siamo dunque di fronte a una delle tante storie, dimenticate ma che è bene raccontare e riscoprire, di umanità anche in una vicenda così mostruosa come quella del nazifascismo.

D’altronde, è la famiglia stessa dei Lübeck, profondamente e coerentemente cattolica, che mette in discussione la politica del reich, rischiando, qualora fossero stati scoperti, la deportazione nei campi di sterminio.

Ma il libro non è solo una storia romanzata. Sppure avvincente, come nel capitolo “Pugilato al Ministero” (un oscuro, tetro e quasi incredibile episodio di stupro di una ventenne, tra le tante, fatto da Goebbels e contrastato, con grande coraggio e un pizzico d’astuzia, a suon di schiaffoni dal fidanzato della giovane donna, che pagherà con la morte questo suo temerario gesto), il libro contiene una sezione di “Documenti e note” che consente non solo di fugare eventuali dubbi del lettore sulla veridicità della narrazione, ma anche di risalire alle fonti e al notevole lavoro di ricostruzione dei due autori, il giornalista Matteo Incerti e il figlio del medico, Johannes Lübeck.

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