Meglio prevenire che curare…

…meglio pre-pensare che rimpiangere.

Fra tre domeniche ci sarà la Prima d’Avvento (il 2 dicembre), misteriosa data che indica l’avvicinamento del Natale. Io me la ricordo bene perché a casa nostra era d’uso il «Calendario dell’avvento», la simpatica tradizione di aprire una finestrina ogni giorno del periodo pre-natalizio. Per i bambini è una bella cosa, insegna ad aspettare, insegna un ritmo (così importante per i bambini e così dimenticato…), fa parte delle «scadenze» che ci aiutano a stare nel presente (in che stagione siamo? Quand’è luna piena? A che ora sorge il sole?) E via «collegandoci» al cosmo, giacché abbiamo stravolto tutto, le stagioni non si vedono più perché – per esempio in città – è difficile seguirne lo svolgimento, non essendoci più alberi eccetera).

Ho scritto questo preambolo per richiamare la nostra attenzione sul fatto che possiamo – e secondo me dovremmo – pensare fin d’ora al Natale (e che non sembri troppo presto) e ai regali. Così eviteremo la «corsa dell’ultimo momento», con conseguente stress (nostro e dei negozianti), e scelte sbagliate (la fretta è una cattiva consigliera).

Ci sto riflettendo da un po’, mi ha aiutato «Ireneuro» (qualcuno ricorda l’evento, e qualcuno ha addirittura partecipato!), l’ho già fatto lo scorso Natale, ma quest’anno voglio trasformare le mie riflessioni in un appello (anche alla «semplicità volontaria»).

Sapete che esiste un sito (forse più d’uno) dei «regali indesiderati»? Un sito cioè dove confluiscono – per essere venduti – tutti i regali «sbagliati» ricevuti. Questo vuol dire, mi sono detta, che davvero non è facile fare il regalo «giusto»; vuol dire che è difficile conoscere qualcuno abbastanza bene da azzeccare sempre il regalo adatto; vuol dire che non ci frequentiamo abbastanza e con sufficiente attenzione per «imparare» i gusti dei nostri amici, dei nostri parenti, dei nostri colleghi. E questo è un punto di riflessione che può restare aperto.

Allora, stando così le cose, quando si avvicina il Natale facciamo l’elenco delle persone a cui vogliamo (o dobbiamo) fare un regalo e poi cerchiamo «l’idea». E quando facciamo così finiamo quasi sempre per comprare qualcosa di inadatto, di inutile, quel famoso «è il pensiero che conta» (ma allora, facciamo un pensiero! Scriviamo un bigliettino, telefoniamo… perché comprare un oggetto – brutto di solito, a volte inutile, quasi sempre poco costoso e magari «made in China»!!!?).

Se, come abbiamo visto, è facile sbagliare il regalo perché non sappiamo bene che cosa piace/serve al destinatario del nostro dono, è meglio spostare la ricerca su qualcosa che sicuramente facciamo tutti: mangiare.

Non è la prima volta che scrivo di quale sia – per me – il lavoro più importante: quello del contadino. Se non sappiamo usare il computer viviamo lo stesso, se non sappiamo scrivere libri viviamo lo stesso, se non sappiamo stilare un bilancio viviamo comunque, se non sappiamo guidare un aereo viviamo comunque, e potremmo andare avanti all’infinito. Ma se non sappiamo coltivare il cibo (o se non c’è qualcuno che lo fa per noi) moriamo. Vi sembra un po’ estremo? Pensateci bene: possiamo regalare un libro a qualcuno che ce l’ha già o che non ama leggere; possiamo regalare un profumo buonissimo e poi sulla pelle del destinatario fa schifo; possiamo regalare una «cosa» elettronica e poi non è quella che serve; possiamo regalare una sciarpa ed è la ventesima!; possiamo regalare un CD e il destinatario non ha il lettore… Ma se regaliamo del cibo sarà difficile sbagliare, nel senso che possiamo – se abbiamo dubbi – restare sul «generico» (pane, pasta, sughi, salse, legumi, dolci…) ed essere sicuri che in qualche modo il regalo sarà… consumato. Già perché – oltre tutto – un regalo in cibo non lascia troppa impronta, non resta abbandonato per anni su uno scaffale a riempirsi di polvere, non finisce su e-bay per essere venduto, non ci obbliga a faticosi traslochi. Prima o poi finisce (più prima che poi perché ha una scadenza!), e si trasforma in qualcosa di bello: il nostro piacere nel mangiarlo, la nostra energia per fare le cose, la nostra amicizia nel condividerlo magari proprio con chi ce l’ha regalato.

Quindi «questo Natale regaliamo cibo» sarà il mio slogan per le prossime «Pillole». E a proposito di «quale» cibo regalare, possiamo cominciare a leggere le recensioni che ho scritto poco più su.

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