Il sogno nelle mani. Torino 1909-1922. Passioni e lotte rivoluzionarie nei ricordi da Maurizio Garino – Recensione di Giancarla Ceppi

Guido Barroero e Tobia Imperato, a cura di, Il sogno nelle mani. Torino 1909-1922. Passioni e lotte rivoluzionarie nei ricordi da Maurizio Garino, Zero in Condotta, Milano 2011

 

 

Pure racchiudono esperienze, sofferenze e gioie di chi non
si è mai considerato un vinto, perché non ha mai guardato
il proprio nemico stando in ginocchio.

 

Il testo Il sogno nelle mani – Torino 1909-1922 Passioni e lotte rivoluzionarie nei ricordi di Maurizio Garino, di cui già il titolo e sottotitolo forniscono una sintesi, si basa fondamentalmente sull’intervista che Marco Revelli fece nel 1975 a Garino in seguito a una segnalazione di Carla Gobetti che voleva approfondire la storia degli scioperi torinesi dell’auto del 1911.

Nella presentazione in apertura di Maurizio Antonioli ben definisce Garino come appartenente alla schiera degli anarchici positivi e questa sua definizione viene confermata dalla dichiarazione finale di Garino nell’intervista :

“Solamente oggi capisco che è facile avere entusiasmo, ma la lotta è dura. Eppure questa è la strada non si può credere nel socialismo cioè all’uguaglianza degli uomini, alla libertà. Ma l’uomo bisogna che si modifichi che non si lasci corrompere dall’ambiente . ..”

Garino nasce in Sardegna da un padre carabiniere ma la sua formazione avviene tutta a Torino dove la famiglia si è trasferita nei primi anni del ‘900. la sua iniziazione anarchica risale alla fucilazione dell’anarchico spagnolo Francisco Ferrer. Tutto il suo attivismo politico si è concentrato nella formazione dei consigli operai e nelle lotte di occupazione delle fabbriche della barriera di Milano che emerge in questo testo come un quartiere molto combattivo e coeso della Torino operaia .

Uno degli aspetti che particolarmente colpisce è la formazione dei circoli operai. Il movimento anarchico ancor più di quello socialista ha sempre posto l’accento sull’educazione e la cultura intesa in senso lato e non soltanto come formazione militante.

“Nel circolo operaio di piazza Crispi con le sue bottiglie, il suo buffet c’era anche una piccola biblioteca con otto volumi. A questo proposito in quella scuola si facevano molte conferenze culturali per dare un’infarinatura generale su quello che c’era di meglio nella scienza e nel sapere… Erano argomenti che ci appassionavano molto. Tu vedevi come questi operai con le mani callose che erano poi tornitori, fonditori, meccanici in genere si abbeveravano di queste conferenze e continuavano a partecipare”.

(Una parentesi legata a un’esperienza personale. Anche nei circoli operai socialisti di cui riferisce Maurizio Ferraris, operaio della Grandi Motori, citato dal Garino stesso, ed espulso dal partito comunista nel 1948 per filotitoismo, da me intervistato, c’erano delle piccole biblioteche di cui il Ferraris era orgoglioso curatore ma gli stessi dirigenti del partito comunista scoraggiarono quelle iniziative e ben presto i libri sparirono dai circoli).

Vincenzo Garino incontra anche Gramsci che ne parla nei suoi scritti ma se la loro visione dei consigli coincideva quello che invece li divideva era ovviamente la trasformazione di consigli in soviet per la dittatura del proletariato .

Marco Revelli, l’intervistatore nella prima parte introduttiva descrive il personaggio con tutte le sue caratteristiche di grande oratore e parlatore appassionato della causa anarchica. Pochi mesi dopo l’intervistato muore. “Con lui se ne va, scrive Revelli, una parte importante del movimento operaio che ha dato origine ai consigli operai e ha occupato le fabbriche nel 1921, con la distrazione da parte di una città che si trovava in dirittura finale delle lotte degli anni ’70.” Destino non fatale e conseguenza della frammentazione dei ricordi delle lotte proletarie volutamente messa a tacere nella storia delle classi dominanti.

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