L’apartheid in Sudafrica non è mai morta. Ha ispirato un ordine mondiale sostenuto dalla forza e dall’illusione – John Pilger

L’uccisione di 34 minatori da parte della polizia sudafricana che ha sparato alle spalle a molti di loro, impedisce l’illusione della democrazia del dopo-apartheid e fa luce sulla nuova apartheid che c’è in tutto il mondo della quale il Sudafrica è sia un modello storico che contemporaneo. Nel 1894, molto tempo prima che la famigerata parola in lingua Afrikaans pronosticava “uno sviluppo separato” per la maggioranza della gente del Sudafrica, un inglese, Cecil John Rhodes,  supervisionava l’Atto Glen Grey * in quella che era allora la Colonia del Capo (ora Città del Capo, n.d.t. ). Questo era designato a costringere i neri a passare dall’agricoltura a un esercito di lavoro a poco prezzo, principalmente per  lavorare nelle miniere d’oro e di altri minerali preziosi da poco scoperte.  Come risultato di questo darwinismo sociale, la compagnia di Rodes, la De Beers, si sviluppò rapidamente come monopolio mondiale, rendendolo favolosamente ricco. Dato che seguiva il liberalismo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, fu celebrato come un filantropo che sosteneva nobili cause.

Oggi la borsa di studio  Rhodes all’Università di Oxford, è apprezzata nell’ambito delle elite liberali. Gli studiosi di successo che hanno avuto la  Rhodes devono dimostrare “forza morale e carattere” e “comprensione e protezione dei deboli e altruismo, benevolenza e fratellanza.    L’ex presidente Bill Clinton è uno di loro, il generale Wesley Clark che ha guidato l’attacco della NATO contro la Iugoslavia, è un altro. Il muro noto come apartheid è stato costruito a beneficio di pochi,  non ultime le  persone più ambiziose della  borghesia.

Questo è stato una specie di tabù durante gli anni della segregazione razziale.  I Sudafricani di discendenza inglese potevano   permettersi  un’apparente opposizione all’ossessione dei Boeri per la razza, e il loro disprezzo per gli stessi Boeri, e allo stesso tempo fornivano le facciate dietro le quali un sistema disumano garantiva privilegi basati sulla razza e, cosa più importante, sulla classe sociale.

La nuova elite di colore in Sudafrica, i cui i numeri e influenza sono cresciuti progressivamente durante gli ultimi  anni della segregazione razziale, hanno capito la parte che avrebbero avuto seguendo la “liberazione”. La loro “missione storica”, ha scritto Franz Fanon nel suo classico The Wretched of the Earth (I dannati della terra), “non ha nulla a che fare con la trasformazione del paese: essa consiste, prosaicamente, nell’essere la linea di trasmissione tra la nazione e il capitalismo rampante anche se camuffato”.

Questo si adattava alle figure guida del capo della Congresso Nazionale Africano (ANC – African National Congress), come Cecil Ramaphosa,  capo dell’Unione nazionale dei minatori, ora un multi milionario delle grosse imprese, che ha negoziato un “patto” di condivisione del potere con il regime di F.W de Klerk e di Nelson Mandela stesso, la cui devozione per uno “storico compromesso” significava che la libertà dalla povertà e dalla disuguaglianza della maggior parte delle persone era una libertà troppo lontana. Questo è diventato chiaro già nel 1985 quando un gruppo di industriali sudafricani, guidati da Gavin Reilly, presidente della compagnia mineraria anglo-americana, si è incontrato con i preminenti funzionari dell’ANC in Zambia ed entrambe le parti sono state d’accordo, di fatto, che la segregazione razziale sarebbe stata sostituita dalla segregazione economica, nota come “libero mercato”.

Incontri segreti si sono in seguito svolti in una grandiosa dimora di campagna in Inghilterra, Mells Park House, nella quale il futuro presidente del Sudafrica liberato, Tabo Mbeki, sorseggiava whisky di malto con i capi delle grosse imprese che avevano sostenuto la segregazione razziale. Il gigante britannico Consolidated Goldfields (Giacimenti d’oro) ha fornito la sede e il whisky. Lo scopo era di dividere i “moderati” – come Mbeki e Mandela – da una moltitudine sempre più rivoluzionaria nelle township ** che evocava ricordi di insurrezioni seguite al massacro di Sharpeville nel 1960 e a Soweto nel 1976 – senza l’aiuto dell’ANC.

Dopo che Mandela è stato liberato dalla prigione nel 1990, la “promessa che non sarebbe stata mai infranta” dell’ANC di prendere il controllo del monopolio del capitale, si è sentita nominare raramente. Nel suo trionfale giro degli Stati Uniti, Mandela ha detto, a New York: “L’ANC introdurrà di nuovo il mercato in Sudafrica.” Quando ho intervistato Mandela nel 1997 – allora era presidente – e gli ho ricordato la promessa che non sarebbe stata mai infranta , mi è stato detto senza mezzi termini che “la politica dell’ANC è la privatizzazione”.

Avvolti nell’aria calda del linguaggio delle grosse imprese, i governi di Mandela e di Mbeki hanno preso il loro spunto dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Mentre il divario tra la maggioranza che vive in baracche con il tetto di lamiera, senza acqua corrente e la nuova ricca elite di colore che vive nelle loro proprietà provviste di entrate di sicurezza è diventato un abisso, il ministro delle finanze Trevor Manuel è stato lodato a Washington per i suoi “successi economici su vasta scala”. Il Sud Africa, ha osservato George Soros nel 2001, è stato consegnato nelle “mani del capitale internazionale”.

Poco prima del massacro dei minatori assunti per una paga da miseria in una pericolosa miniera di platino, registrata in Gran Bretagna, l’erosione dell’indipendenza economica del Sudafrica è stata dimostrata quando il governo dell’ANC di Jacob Zuma ha smesso di importare il 42 per cento del suo petrolio dall’Iran in seguito a intense pressioni di Washington. Il prezzo del petrolio è già aumentato bruscamente, impoverendo ulteriormente il popolo.

Questa apartheid economica viene ora replicata in tutto il mondo dato che i paesi poveri si conformano alle richieste degli “interessi” occidentali in quanto opposti a quelli propri. L’arrivo della Cina come concorrente per le risorse dell’Africa, anche senza le minacce economiche e militari dell’America, ha fornito un’ulteriore scusa per l’espansione militare americana e la possibilità di una guerra mondiale, come è stato dimostrato dal recente bilancio militare e delle armi del presidente Obama, che ammonta a 737,5 miliardi di dollari, il più grande finora raggiunto. Il primo presidente afro-americano della terra della schiavitù presiede una perpetua economia di guerra, una disoccupazione di massa, libertà civili abbandonate: un sistema che non fa obiezioni a gente nera o marrone purché servano la classe giusta. Quelli che non si conformano è probabile che vengano messi in prigione.

Questo è il modo di fare sudafricano e americano, di cui Obama, figlio dell’Africa, è l’incarnazione. L’isterismo liberale che il candidato repubblicano alla presidenza, Mitt Romney, è più estremista di Obama non è altro che una pubblicità familiare di “minore cattiveria” e non cambia nulla. Per ironia, l’elezione di Romney alla Casa Bianca è probabile che risvegli il dissenso di massa negli Stati Uniti, il cui crollo è il singolare successo di Obama.

Anche se Mandela e Obama non si possono paragonare, – uno è una figura con una forza e un coraggio personali, l’altro è una pseudo creazione politica – l’illusione che entrambi hanno accennato a un mondo nuovo di giustizia sociale, è simile. Appartiene a una grande illusione che riduce ogni sforzo al valore materiale e confonde i media con l’informazione e le conquista militare con gli scopi umanitari. Soltanto quando rinunceremo a questa fantasie cominceremo a porre fine all’apartheid in tutto il mondo.

*http://it.wikipedia.org/wiki/Cecil_Rhodes

**http://it.wikipedia.org/wiki/Township

Da Z Net -Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/apartheid-never-died-in-south-africa-it-inpsired-a-world-order-upheld-by-force-and-illusion-

Originale: John Pilger’s ZSpace Page Traduzione di Maria Chiara Starace

20 settembre 2012 http://znetitaly.altervista.org/art/7729

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