Conservazione o alternativa? – Pietro Polito

Il conflitto politico, sociale, culturale, etico, religioso attualmente in corso è tra conservazione e alternativa. I conservatori sono tanti, forti, meglio organizzati, i fautori dell’alternativa sono pochi, deboli, disorganizzati.

I conservatori pensano che il governo del grande tecnico, preparato (imposto) dal Presidente della Repubblica, subìto dalle forze politiche della cosiddetta “strana maggioranza” (che a ben vedere tanto “strana non è”), ingoiato come un rospo anche in ambienti di sinistra, non sia una parentesi ma sia l’orizzonte non solo temporale di questa come della prossima legislatura.

La politica, intendendo qui per politica le manovre dei partiti, si muove sostanzialmente fra tre vie conservatrici che elenco senza alcun giudizio di valore e nemmeno in ordine di preferibilità perché a nessuna di queste vie va il consenso di chi scrive.

Le vie della conservazione, che a mio parere sono da scongiurare, si fondano sul primato della tecnica sulla politica.

Che cosa verrà dopo il “governo del rospo”?

Prima via: dopo il rospo viene il rospo.

Che si voti a novembre o in primavera questa via, caldeggiata dal Presidente della Repubblica, da un pezzo del Partito Democratico (Walter Veltroni e Enrico Letta) e dalla futura “cosa bianca”, auspica che per scelta o per necessità attraverso le urne la “strana maggioranza” che sorregge attualmente il governo si trasformi in una maggioranza politica che nella prossima legislatura prosegua l’agenda Monti con o senza il rospo ancora in sella.

Seconda via: dopo il rospo ritorna il sultano, Lui direttamente o un suo designato.

Brrr, brrr, brrr! Ma che freddo fa … Non voglio nemmeno pensarci, mi rifiuto di credere che gli Italiani possano rimettere il Paese nelle mani di un personaggio che è stato definito “il matto”dal suo più fido scudiero, la più astuta “penna di regime”.

Terza via: dopo il rospo viene il mini compromesso storico.

“Il patto” tra B e C (con la stampella di SEL?) al momento sembra la via che ha più possibilità di riuscita. Può avere due varianti. La prima variante prevede B Presidente del consiglio, come auspicano i Democratici, ma poiché non c’è limite all’istinto suicida dei nostri “democratici”, non si può escludere la seconda variante con C premier.

Tre scenari sconcertanti.

Almeno per due motivi.

In primo luogo questi scenari sono integralmente interni a “un mondo sparito”, come lo ha chiamato Ilvo Diamanti (“la Repubblica”, lunedì 6 agosto 2012), vale a dire si muovono nel perimetro politico dei partiti della seconda repubblica (PDL, UDC, PD) che complessivamente considerati non rappresentano più potenzialmente forse nemmeno il 50% degli elettori. Ma al di là del dato statistico, tali partiti sembrano avere lo sguardo più rivolto al passato che al futuro e vanno progressivamente perdendo (se non l’hanno già perduta) la loro capacità di rappresentare gli interessi e gli ideali dei diversi attori sociali del Paese.

In secondo luogo, e qui lo sconcerto aumenta, le tre vie dianzi descritte, pur nella varietà dell’articolazione, sono sostanzialmente uguali: “Qualunque governo scaturisca nell’attuale sistema dei partiti, dovrà seguire una road map che permette pochissimi scarti, e «nessuna svolta» rispetto alla linea seguita finora. Dopo Monti, sembra chiaro, non può che esserci Monti, o la sostanza del «montismo» probabilmente ulteriormente incrudelita, sia che l’ex presidente della Bocconi ascenda al Quirinale, o che rimanga alla guida del governo” (M. Revelli, Non morire montisti, “il manifesto”, martedì 7 agosto 2012).

Eppure potrebbe esserci un’altra via o almeno un’altra via potrebbe essere sottoposta al giudizio degli elettori: l’alternativa della sinistra.

Per carità, un’alternativa di governo e non di sistema, una sinistra moderatamente riformista e non rivoluzionaria. Però una via che si configuri come una chiara alternativa al governo presente e futuro della conservazione.

Non si tratta, come si diceva una volta, di fare come in Russia, basta fare più moderatamente come in Francia.

Possibile che non si trovi un Hollande italiano che, se non per la prossima legislatura, più a lunga scadenza prepari l’alternativa?

Il più forte partito di una probabile coalizione di sinistra come è possibile che abbia ancora bisogno di essere legittimato nella sua aspirazione al governo dagli eredi della balena bianca?

Purtroppo la via dell’alternativa è tanto fascinosa e suggestiva quanto più sembra irrealistica, per la ragione evidente che la sinistra non c’è e che i soggetti che non si riconoscono nel “grande centro” che comprende i berlusconiani, i cattolici moderati e la gran parte i democratici, sono ostili ma non alternativi alla conservazione.

Forse non moriremo berlusconiani, ma la mia generazione riuscirà a vedere in questo Paese un governo della sinistra o qualcosa che gli somiglia?

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