Come nascere, come vivere, come morire – di Pietro Polito

 Aspettando Bella addormentata di Marco Bellocchio…

Alla domanda di Andrea Senesi: “Per voi esistono temi non negoziabili?”, Bernhard Scholz, Presidente della Compagnia delle Opere, presentando la trentatreesima edizione del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, così risponde: “La libertà di educazione, la difesa della famiglia e la tutela della vita sono per noi questioni che non possono diventare oggetto di mediazione”. Così nell’intervista intitolata: “Non è l’ora di un nuovo partito cattolico”, in “Corriere della sera”, sabato 18 agosto 2012.

Questa è la posizione della Compagnia delle Opere e di Comunione e Liberazione. Che cosa ne pensa l’associazionismo democratico cattolico? Non so, per esempio, le ACLI o la GIOC?

Che cosa ne pensano i laici? Che cosa ne pensano gli amici della nonviolenza? Esprimo l’opinione di un laico, amico della nonviolenza.

I tre temi – educazione, famiglia, vita – possono e debbono essere discussi, anzi dovrebbero diventare il centro di un dibattito pubblico sulla persona, sui legami privati e sociali, sulla vita: il suo significato e i suoi confini.

Traduco da un punto di vista laico i “temi non negoziabili” enunciati da Scholz ridefinendoli come segue:

1. la difesa della scuola pubblica;

2. il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso;

3. il diritto di scegliere come morire attraverso il testamento biologico.

L’insegnamento come un bene di tutti e per tutti; una visione larga della famiglia come una formazione sociale non naturale ma storica e quindi non circoscrivibile esclusivamente in un orizzonte giudaico cristiano; una morale che tutela la vita alla sua origine, nel suo svolgimento, alla sua fine, sono i tre punti fermi di una posizione laica coerente, chiara, dialogante, responsabile, intransigente ma non intollerante, tuttavia consapevole che la questione dei valori riguarda laici e religiosi, credenti e non credenti, diversamente credenti e diversamente non credenti, non è prerogativa di questa o quella chiesa così come non lo è di questo o quel comitato di bioetica.

Il prossimo film di Marco Bellocchio, Bella addormentata, che attraverso la mediazione dell’arte racconta l’Italia di Eluana Englaro, in programmazione alla prossima mostra del cinema di Venezia, ci aiuterà (questo l’auspicio) a tornare e a riflettere sul tema della “buona morte”. Un tema che non può essere più eluso anche in Italia, dove “non si governa se non col Vaticano” (Marco Bellocchio).

Da alcune anticipazioni del regista il film mostra “ciò che tutti hanno visto e saputo attraverso giornali, televisione, internet: l’Italia spaccata in due, i filmati dei bivacchi notturni davanti alla clinica, con canti religiosi e i cartelli di insulti e le candele accese e le carrozzine dei malati come a Lourdes, con appesi al collo cartelli con le scritte «uccidi anche me!»; e la polizia che cercava di tenere separati i devoti dai sostenitori di Englaro e del principio dell’eutanasia” (da un’intervista del regista a Natalia Aspesi, “La Repubblica” mercoledì 22 agosto 2012).

Al cinema – dice ancora Bellocchio – resta il compito di approfondire, interpretare, dare un senso”. Compito felicemente svolto da alcuni registi come lo stesso Bellocchio in L’ora di religione (2002) o Buongiorno, notte (2003) o da Nanni Moretti in Habemus papam (2011).

Questo è più in generale il compito della cultura che si sottrae, dovrebbe sottrarsi allo spirito di crociata e avere circospezione, equilibrio, misura nell’affrontare il grande tema del rapporto tra il “diritto di vivere” e il “diritto di morire”.

Nella trasfigurazione artistica della realtà operata da Bellocchio tra i due diritti vince quello di vivere. La bella addormentata non è Eluana ma è Rossa, interpretata da Maya Sansa. Rossa, che non è una persona malata o in coma come Eluana, è infelice, non vuole vivere, pensa di avere il “diritto di morire”. Sarà la vita stessa a insegnarle il primato del diritto di vivere quando la vita è una vita dignitosa.

Come nascere, come vivere, come morire ci riguarda tutti.

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