La politica della crisi economica – Johan Galtung

Da Jondal, Norvegia

Scrive Eduardo Porter su The New York Times“Forse l’aspetto più sorprendente dello scandalo Libor è quanto sembri consueto. Certo, per alcune fra le più note banche al mondo è chiaramente madornale cercare di manipolare uno dei tassi d’interesse più importanti della finanza contemporanea. Ma è forse peggio che confezionare ipoteche sospette per miliardi di dollari in un’obbligazione con tanto di stampigliatura Tripla-A da vendere al primo gonzo per strada mentre si scommette contro di esse? Oppure che cosa si può dire del taroccare documenti su scala industriale per provocare il sequestro ipotecario fraudolento a innumerevoli proprietari di casa?”

Un utile riassunto della situazione al momento. Ma, un riassunto di che cosa? Di che si tratta? Ci siamo sorbiti molte risposte che iniziavano con la stretta creditizia, e poi una bolla immobiliare che scoppiava, titoli tossici, swap (riassicurazioni) sul credito, fondi ‘rifugio’, derivati – scommesse con denaro altrui, vostro e mio – tutto finanza e tecnica bancaria. Ben presto si è aggiunto uno psicologismo: l’avidità. Volevano essere della partita anche le piccole casse di risparmio, lo schema era contagioso e si sparse da Wall Street all’Euro-zona. Salvataggi contro stimolazione, Wall Street contro Main Street; ma siccome le grosse banche sono troppo grosse per fallire, loro hanno avuto i salvataggi e gli altri l’austerità, e la miseria. Crescita della disoccupazione in USA, 17% di disoccupati in UE; “valori in depressione a livello mondiale, l’euro affonda mentre i tassi obbligazionari sono a livelli da primato” (IHT, 24 luglio 2012). E così via, e così via.

Di qualunque cosa si tratti, il suo effetto è un’enormità. Ragionevole pensare che le cause siano proporzionate. Sì, il sistema avrebbe anche potuto raggiungere il punto critico e precipitare con un solo passettino – ma allora la causa principale è quel punto critico. Com’è che non ne sapevano nulla? Ignoranza, teoria priva di rigore? Può darsi. Ma potrebbero esserci altre cause.

Si può vedere all’opera una cattiva economia finanziaria e tecnica bancaria, e la violenza strutturale che colpisce i vecchi, i poveri, i più deboli non ha paralleli dalla Grande Depressione. La si può vedere come una politica, come atti intenzionali, che diventa una violenza diretta contro persone il cui solo torto è stato di fidarsi del sistema.

Un’ipotesi non esclude l’altra. La domanda diventa: quanto era impazzita l’attività bancaria, quanto era quella di sempre l’attività politica?

Se non perfetta, è pur sempre utile una guida nel pantano: chi ci ha guadagnato, chi ci ha perso? Guerra di classe USA, ha detto Warren Buffet, dove stanno vincendo i ricchi. Sono state salvate banche che avevano assunto rischi col denaro altrui perdendo miliardi, e le vittime hanno subito i sequestri alle case. Speculazione su tutto il fronte, e su bisogni fondamentali: cibo, acqua, abitazioni, istruzione (tasse universitarie), servizi sanitari (a costi sempre crescenti), ben sapendo che queste sono necessità, che la loro domanda è rigida, la gente deve comprarle a qualunque prezzo, quindi scommesse sicure.

Speculazione in borsa sulle carceri privatizzate. Quando le persone comuni sbagliano firmando ipoteche cui non possono far fronte, il sistema giudiziario le criminalizza e la polizia le mette sulla strada. Quando si tratta di fregare, manipolare e scommettere contro i propri clienti, e truccare il tasso interbancario londinese (London Interbank Offered Rate-LIBOR), non ci sono arresti per impedire la distruzione di prove e il coordinamento delle testimonianze, bensì garbate udienze in luoghi prestigiosi, bonari rabbuffi e multe ancor più miti. Si potrebbe argomentare che non ci sono leggi che ne definiscano chiaramente le azioni come criminali. Appunto; ma perché no, perché non proprio adesso?

Il trasferimento dei capitali dall’investimento nell’economia reale alla speculazione nell’economia finanziaria, eseguito con i mezzi digitali in microsecondi, è per un’economia priva di mano d’opera. I lavoratori, la piaga dei capitalisti industriali, litigiosi, in sciopero, con sempre altre rivendicazioni, hanno chiuso. Più lunghe e tortuose sono le trafile di compravendita nell’economia finanziaria, maggiori sono le commissioni – e quindi la “crescita economica” – e meno sono i posti di lavoro. Un piccolo gruppetto può sbrigare il tutto; i Lehman Brothers che si prendono rischi elevatissimi sono compensati dai ‘premi di produzione’ sproporzionati dei Goldman Sachs.

Era questo il punto critico: la transizione all’economia finanziaria mediante la deregolamentazione, con credito accordato senza capitale, con pratiche illegali di insider trading [manipolazione delle informazioni da parte degli addetti ai lavori, ndt] per scommettere contro la propria clientela, comprando i legislatori finanziandone le campagne elettorali, con giudici della Corte Suprema nominati da legislatori comprati. Addio democrazia, benvenuta plutocrazia dei colossi finanziari.

La crisi è stata un’opportunità utilizzata dai ricchi per far fuori qualunque cosa sapesse di stato previdenziale, privatizzando i bisogni fondamentali fra cui la sanità e l’istruzione (prossimamente). Senza alcun controllo democratico di leve e contrappesi. Utilizzo della crisi a copertura di una brutale politica di classe.

Se la causa non è ancora grossa abbastanza, viene in soccorso una dimensione internazionale. L’impero USA è minacciato militarmente dal collezionare sconfitte in un’arena dopo l’altra; politicamente minacciato da élite di cui pensavano di potersi fidare ma che si stanno ritirando in raggruppamenti regionali come l’America Latina e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO); culturalmente minacciato dall’eccezionalismo USA che sta perdendo il suo tocco magico. Ed economicamente? Dalle minacce al sistema Bretton-Woods/Fondo Monetario Internazionale (FMI) con il dollaro quale valuta di riserva mondiale. Si fanno sempre più accordi in altre valute. Saddam Hussein e Muammar Gaddafi sono stati puniti; ma punire Cina e Russia è più problematico.

Il fine economico è controllare il flusso globale di capitali mediante le banche centrali privatizzate come la Federal Reserve. Sette paesi non filo-USA avevano banche centrali statali: Iraq-Iran, Libano-Libia, Siria-Sudan-Somalia; sono state prese a bersaglio dopo l’11 settembre, secondo Wesley Clark, il generale USA che comandò l’attacco NATO alla Serbia (1997-2000). La Libia ha già privatizzato.

Ma come trattare l’Euro-zona? Facendo sistemare i conti greci da Goldman Sachs e facendo nominare dipendenti GS a primi ministri a interim della Grecia e dell’Italia e a capo della Banca Centrale Europea (che rende disponibile denaro alle banche a tassi molto bassi – meno dell’ inflazione?). Il gioco si chiama economia finanziaria, non reale, con salvataggi, non incentivi; e poi col nuovo trattato sul debito – Meccanismo di Stabilità Europeo (ESM), il cui articolo 27: “L’ESM, la sua proprietà, i suoi finanziamenti e i suoi attivi…godranno d’immunità da ogni forma di procedimento giudiziario”.

Goldman Sachs dappertutto, salvata essa stessa dal presidente che si è comprato, Obama, che colpisce i paesi europei più leali agli USA che intraprendessero politiche diverse da quelle stile USA: Italia-Portogallo-Spagna-Irlanda. L’euro affonda e potrebbe implodere, il dollaro e le obbligazioni USA sopravvivono. Utilizzo della crisi a copertura di una brutale politica globale.

Finché un bel dì le bolle USA cominceranno a scoppiare: l’economia reale troppo indietro rispetto a quella finanziaria e alla stampa massiccia di moneta, e il servizio alle persone troppo indietro rispetto al servizio del debito. Il sacrificio della propria gente per un’egemonia mondiale persa da tempo. E chi saranno i vincitori? I non-occidentali; stanno già prendendo forma.

30 luglio 2012
Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis
Titolo originale: The Politics of the Economic Crisis
http://www.transcend.org/tms/2012/07/the-politics-of-the-economic-crisis/

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