Pillole alfabetiche. N come «NO OIL»

Così finalmente spieghiamo che cos’è ‘sto misterioso cartellino che campeggia su molte bici (almeno qui a Torino, da dove scrivo).

Intanto bisogna dire che è una dichiarazione: «No Oil» è come dire «No al petroliio». In questo come in molti altri casi l’inglese si dimostra più efficace dell’italiano, basta sapere che «oil» non è quello per friggere!

E poi no, non è una targa per la bici (come molte persone mi hanno detto divertite), è un appello, un intento, una richiesta, uno spunto di riflessione (e ovviamente non è un caso che si metta su una bici, che non va a petrolio. Se poi, come nel mio caso, è sulla bicicletta che è l’unico mezzo di trasporto, allora è proprio quasi una missione: «Cerco di vivere cercando di affrancarmi dalla dipendenza dal petrolio».

L’idea delle «targhette» «No Oil» è partita da «Massa Critica» (cercate nella Rete per conoscerne la storia), un gruppo di ciclisti che periodicamene invade la città, per dimostrare la sua esistenza, per mettere un po’ in secondo piano le onnipresenti e onniinvadenti automobili eccetera.

Ma ovviamente «indossare» il «No Oil» non riguarda solo il trasporto, poiché «tutto è petrolio» e anche «ogni guerra è per il petrolio». Ed ecco che affrancarsi dal petrolio diventa un’azione di pace.

Le scelte «no oil» riguardano ogni aspetto della nostra esistenza, basti pensare che tutto o quasi tutto ciò che compriamo si è spostato (benzina=petrolio); ecco che il cosiddetto «km0» è una scelta nella direzione del «no oil», per parlare solo della più semplice.

È facile sapere se stiamo compiendo scelte «no oil»: chiediamoci «dipende dal petrolio questa azione, questo oggetto, questo cibo, questo viaggio, questo acquisto…?», se la risposta è «sì» (e lo è quasi sempre) forse dovremmo rivedere la nostra scelta, magari affinché dipenda un po’ meno dal petrolio, perché affrancarsi coompletamente dall’oro nero è pressoché impossibile. Persino mentre scrivo questa Pillola dipendo dal petrolio (per assurda contraddizione): il computer è di plastica, per non parlare dell’energia elettrica che lo fa funzionare (e che fa funzionare anche il computer di chi legge!).

Ma allora, se è così, possiamo almeno ridurre altre dipendenze meno importanti (se riteniamo che leggere la «newsletter» del Sereno Regis sia importante): l’asciugacapelli d’estate? L’acqua caldissima per la doccia e per i piatti d’estate? Il condizionatore? Il ventilatore (che ci fa pure male)? L’asciugatrice? La piastra? Perché anche produrre l’energia elettrica dipende dal petrolio, ricordiamocelo… ma mi verrebbero in mente troppi esempi, e questa è una «Pillola» e non un trattato… e soprattutto l’elenco può continuarlo ognuno di noi con scelte «no oil» quotidiane.

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