25 Abril

Nanni Salio

Chi si ricorda della “rivoluzione dei garofani” del “25 Abril “di 38 anni fa, era il 1974, in Portogallo?

Eppure il 25 aprile è anche la festa della Liberazione, e della Resistenza, in Italia, avvenuta altri 29 anni prima: da una generazione all’altra.

Questa è una delle domande che mi sono posto partecipando il 18 giugno a una conferenza indetta a Lisbona dalla “Associacao Abril” per ricordare il ruolo avuto nella resistenza dai “cattolici progressisti” e dal nostro Domenico Sereno Regis, che ho presentato anche nella sua figura di “partigiano nonviolento”, quando cominciò a operare, non ancora ventenne, tra Torino e le montagne del Canavese.

Tempo fa mi contattò, da Lisbona, Maria Vitoria Vaz Prato, chiedendomi informazioni più precise su Domenico e dicendomi che lo aveva incontrato nel 1965 quando, fuoriuscita a Parigi, era venuta a Prali per un convegno ad Agape su “Politica dei paesi dell’Africa di recente indipendenza”. Tullio Vinay e Mario Miegge le suggerirono di contattare Domenico. Terminato il campo, Vitoria partì per Torino per conoscerlo.

Fu un incontro molto caloroso e cordiale al quale fece seguito l’incarico di portare ai vescovi riuniti per il Concilio Vaticano II un documento elaborato nella clandestinità per far conoscere la condizione di oppressione e violazione dei diritti umani in Portogallo. Vitoria venne a sapere in seguito che Domenico si recò a Roma, a bordo della sua 500, per distribuire copie del documento. L’anno successivo, Vitoria partecipò a un campo estivo organizzato dalla comunità valdese, insieme a Ana Vicente, importante figura della resistenza portoghese, e incontrò nuovamente Domenico, che descrive come “un uomo molto affettuoso con una modestia naturale, un ottimismo contagioso e grande coraggio”.

Domenico non era nuovo a simili azioni. Tra i partecipanti alla conferenza, molti dei quali ex preti, ho incontrato una persona che aveva conosciuto Domenico a Berlino, sempre negli anni 1960, alla Berliner Conferences, altra meta per contattare gruppi dissidenti nei paesi dell’Est europeo.

Anche Giovanna Bodrato fu in contatto con questo piccolo gruppo di resistenti e viene ricordata con affetto. Dopo tanti anni, la memoria è ancora viva e compito di chi ha vissuto queste esperienze è anche quello di trasmetterle alle giovani generazioni perché non solo non dimentichino, ma apprendano come affrontare la realtà presente e costruire un futuro dove la guerra sia posta fuori dalla storia.


 

 

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