Niente ci fu. La storia di Franca Viola – Recensione di Nanni Salio

Beatrice Monroy, Niente ci fu, La Meridiana, Molfetta 2012, pp. 111

Ai più giovani, sia ragazzi sia ragazze, il nome di Franca Viola non dirà nulla. Eppure la sua è una storia importante, da conoscere e far conoscere, in tempi in cui il femminicidio, lo stupro, la violenza sulle donne non smettono di caratterizzare negativamente le nostre società, un po’ ovunque nel mondo.

L’autrice, Beatrice Monroy, anche lei siciliana come Franca ha saputo rendere questa storia di ribellione al sopruso subito, che sino a quel tempo, negli anni 1960, era accettato dalle ragazze secondo una tradizione maschilista radicata nei costumi del tempo, con un testo che nasce da una esperienza teatrale e che ne conserva lo stile.

Un libro affascinante, coinvolgente, da far leggere e rappresentare nelle scuole per educare a una sessualità dolce e matura, per superare tabù e contribuire a sconfiggere definitivamente il maschilismo ancora imperante, nel ricordo di tante altre vittime di questa cultura di dominio e di sopraffazione:

“Invece noi preferiremmo stare con te.
Vorremmo farti compagnia nella stanzuccia dove
il tuo corpo è stato marchiato, dove è stata segnata
una traccia che non potrà mai più essere rimossa.
Adesso tu fai parte di noi, le donne rapite, stuprate.
Chiamiamoci tutte Franca Viola perché di te rimarrà
il nome, mentre di noi è rimasto solo il silenzio.”

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