Memorie conscie e subconscie

Johan Galtung

Gernika-Paese Basco, Spagna, 28 aprile 2012 – 75 anni fa Germania e Italia bombardavano questa città sacra basco-spagnola, aggiungendo il terrorismo di stato alla distruzione delle fabbriche d’armi. Picasso fece sì che tale atrocità entrasse per sempre nella memoria collettiva mondiale. Quale testimonianza del potere dell’arte e della memoria, il dipinto fu fatto coprire quando, al Consiglio di Sicurezza ONU, gli USA cercarono di costruire un caso sulla presunta produzione di armi di distruzione di massa da parte dell’Iraq.

Due generi di ricordi servono alla politica: le glorie e i traumi. Le glorie – vittorie, liberazioni, costituzioni – si celebrano come nascita della nazione. I traumi – sconfitte, invasioni-occupazioni, declino e caduta – vengono circondati con il giuramento MAI PIU’! Veniamo guidati non solo da obiettivi futuri ma anche da memorie passate. Esse predispongono il discorso, la cornice per quanto accade. Chiunque attacchi gli USA sul suo territorio invoca Pearl Harbor; l’11 settembre è allora sedimentato in cima a tutto ciò, triplicando la reazione qualora dovesse avvenirne un altro.

È meglio conoscere le ferite che hanno marchiato l’anima collettiva. Così, quelle di Baghdad erano colossali: il massacro del 1258 da parte del nipote di Genghis Khan, Mongoli su cavalli veloci, cristiani armeni benedetti dal papa; un milione di uccisi, ma i cristiani salvati. CI RISIAMO: aeroplani e missili invece di cavalli, Bush invece di Hulagu, e i cristiani. Ma papa Giovanni Paolo II sosteneva il dialogo; e fu messo a tacere dai media mainstream occidentali.

Quando i portoghesi e gli inglesi distrussero il commercio buddhista-musulmano dalla Cina orientale alla Somalia intorno al 1500, fondando Macao e Hong Kong, due nazioni furono profondamente traumatizzate. Lo sono ancora.

Ecco quattro regole prossime a norme sociali riguardo ai traumi, che spesso sospingono i traumi inflitti in profondità nel subconscio collettivo:

  1. Il perpetratore dimentica facilmente; la vittima non dimentica mai.
  2. La vittima può usare un trauma per coprire traumi inflitti ad altri.
  3. Essere sia perpetratore che vittima è difficile da trattare.
  4. Una fonte nodale di trauma è l’aver traumatizzato altri.

Dunque, quanti italiani erano consci del primo atto di terrorismo di stato in assoluto dall’aria, il loro bombardamento e massacro di donne e bambini del 1911 nelle oasi della Libia, per farne una colonia? Quanti spagnoli sono consapevoli dei bombardamenti di Franco, usando aerei USA e francesi, della città sacra di Xauen nel Marocco “spagnolo” nel 1925? Germania-Italia-Spagna-Francia-USA attaccarono tutti l’Iraq finché Zapatero ritirò la Spagna nel 2004.

Il Giappone soffrì un terribile trauma a Hiroshima-Nagasaki; e il 6 agosto è un giorno d’infamia alla pari del 7 dicembre 1941, Pearl Harbor. Ma può anche servire, consciamente o meno, a dimenticare le malefatte del Giappone in Cina e Corea. Taluni in Israele agiscono come se orrori inenarrabili come i pogrom russi e la shoah fossero una carta bianca per la naqba.

La Norvegia sta giusto sperimentando il dilemma esistenziale di essere vittima dell’atrocità islamofoba di Breivik, una guerra senza precedenti di un sol uomo contro il proprio paese, e al tempo stesso di stare uccidendo musulmani afghani. Una via d’uscita è depoliticizzarlo, addirittura dis-umanizzarlo, dichiarandolo pazzo. In ultima istanza deciderà il tribunale.

La Germania è stata effettivamente sia aguzzino sia vittima; vittima di due sconfitte, Versailles-invasione-occupazione, nazismo, del suo crollo dall’interno, del bombardamento terroristico di stato, e perpetratore: Auschwitz, e molto, molto altro. La Germania si presenta solo come aguzzino per evitare che le sue sofferenze si usino per legittimare le sue atrocità; è più traumatizzata di molte vittime. MAI PIU’ AUSCHWITZ, non MAI PIU’ GUERRA.

Tutto questo per illustrare le quattro regole. Stiamo trattando con un ingrediente basilare della violenza: i traumi che non sono stati affrontati. Qualche altro caso.

C’è stato un altro 11 settembre: Cile-Pinochet-USA, 1973. Non trattato.

C’era un retroscena per l’11 settembre 2001: i traumi patiti dalle nazioni arabe che combatterono l’impero turco allorché la libertà promessa si mutò in colonizzazione dai successori imperiali (Italia)-Inghilterra-Francia: il tradimento Sykes-Picot. E la patria ebraica: la dichiarazione Balfour. Inoltre per la Turchia: Istanbul occupata.

Russia: traumatizzata da Napoleone e Hitler, traumatizzante l’Europa orientale con zar e bolscevichi. Enormità. Non trattate.

Inghilterra: traumatizzante gli scozzesi, i gallesi, gli irlandesi e le colonie, distruggendo le prove; traumatizzata dal Blitz (fra il 7 settembre 1940 e il 10 maggio 1941) dopo aver cominciato a bombardare la Germania nazista a Wihelmshafen nel dicembre 1939 e Berlino il 25 agosto 1940. C’è poi Guy Fawkes (cospiratore cattolico che fece parte del gruppo che tentò di assassinare il re il 5 novembre 1605, oggi reso famoso dal fumetto V come Vendetta, ndt), che portò a istituzionalizzare il 5 novembre come giorno dell’infamia e del mai più: il tradimento dall’interno è più significativo che l’attaccare o essere attaccati.

Africa: schiavitù-colonialismo-neocolonialismo fanno impallidire gli altri; la distruzione di un continente. Non trattata: i colpevoli se ne escono beati dalle conferenze.

America Latina: genocidio-colonialismo-neocolonialismo. Distruzione di un continente. Non trattata; i colpevoli celebrano tuttora Colombo e relative “scoperte” ogni 12 ottobre, dimenticando che la propria gloria può ben essere un trauma per innumerevoli altri. Come il 1° aprile, giornata dei gonzi, di scherzi, immemore dei tanti cui venne promesso l’accesso alla costa solo per essere uccisi nell’ambito della pulizia etnica dei reyes católicos.

Serbia: 28 giugno 1389 – trauma di Kosovo Polje, 500 anni di lotta per sconfiggere i turchi. Adesso altri 500 anni di lotta contro i nuovi turchi?

Iran: 1953, il colpo di stato CIA-MI6 contro il primo ministro regolarmente eletto Mossadegh seguito da 25 anni di dittatura dello scià. Profondo, molto profondo, e non trattato.

C’è dell’altro, molto altro, tutto quanto in attesa di esplodere. La via d’uscita? La riconciliazione. Facile a dirsi, difficile a farsi.[i] Spiccano due paesi. Il SudAfrica: Verità e Riconciliazione, di Tutu, Mandela e de Klerk. La Germania: che riconosce quel che ha fatto, lo trasmette nei testi scolastici, ha abbracciato la democrazia e i diritti umani; Gustav Heinemann.

E Roman Herzog, un altro presidente tedesco, che ha chiesto scusa per Gernika e giustamente ha ricevuto il premio omonimo nell’anniversario.

E Gernika stessa, il centro ricerche per la pace di Gogoratuz, e il museo, e il lavoro per portare alla luce il passato, e ora l’intento di chiedere scusa per le armi prodotte da quella fabbrica (alcune usate nel massacro di Nanchino). Volgendo il trauma in azione positiva. Possano essercene tanti altri.

Di Papamanila, Fotografia autoprodotta, CC BY-SA 3.0, Collegamento

 

Nota

[i]. Vedi Joanna Santa Barbara, Johan Galtung, Diane Perlman: Reconciliation: Clearing the Past  Building a Future (Riconciliazione: sgombrare il passato, costruire un futuro), TRANSCEND University Press, 2012, www.transcend.org/tup. Noi autori siamo spiacevolmente consci di quanto siano inadeguati molti approcci nel libro riguardo all’ immensità dei traumi. Ci appelliamo a tutti affinché si producano teorie e prassi migliori.


30 aprile 2012

Titolo originale: Memories Conscious and Subconscious

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Sereno Regis


0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.