Dichiarazione internazionale di TRANSCEND riguardante l’accusa di antisemitismo contro Johan Galtung

Johan Galtung

1.- Il professor Johan Galtung ha lavorato sul caso di Anders Behring Breivik fin dal giorno del furibondo assassinio del 22 luglio 2011. In questa veste, Galtung fu invitato alla fine del 2011 a tenere una conferenza pubblica all’universtià di Oslo per elaborare le componenti motivazionali e la psicologia politica di Breivik.

Galtung è rimasto scioccato dalla reazione ad alcune delle sue marginali osservazioni connesse con la sua ricerca in corso sul pensiero di Breivik in Norvegia. Non si aspettava di essere etichettato in modo totalmente incorretto come antisemita. Egli rifiuta completamente questa ripugnante etichettatura di nero-bianco. Anche Günter Grass fu etichettato come antisemita e gli fu negato l’accesso a Israele quando pubblicò una poesia che metteva in guardia su un punto specifico, un possibile attacco di Israele all’Iran.

2. Ancora: tutto questo risulta dall’ inchiesta in corso sul caso Breivik. Tutti vogliono dissociarsi da Breivik, ma è chiaro dalle sue dichiarazioni che egli è fermamente radicato nella storia ebraico-cristiana, miti compresi. Come Free Mason, egli è membro di una organizzazione segreta con un giuramento di fedeltà. In una prospettiva di ricerca, questa “cospirazione giurata alla segretezza” rende impossibile una significativa investigazione della polizia.

3. Johan Galtung ha ricevuto una serie di quesiti per mail dal quotidiano israeliano Ha’aretz. Le sue risposte sono riportate di seguito, per chi voglia approfondire. Esse non sono state virgolettate nell’articolo di Ha’aretz, ma citate completamente fuori contesto e travisate. Quasi ogni cosa umana ha aspetti positivi e negativi. Alcune persone non sono disposte ad accettare nessun tipo di critica. (“Il cattivo nel buono e il buono nel cattivo”, https://serenoregis.org/2011/11/il-cattivo-nel-buono-e-il-buono-nel-cattivo-johan-galtung/ )

Una critica può essere il tuo migliore amico. Se qualcuno cammina verso un dirupo, chi è il vero amico, quello che dice, “vai avanti diritto” o quello che dice “ferma, fai dietro front, sei in pericolo”. Non c’è dubbio su chi è il vero amico.

4. Galtung riconosce perfettamente che i “Protocolli”, pubblicati nel 1921, sono una inaccettabile falsificazione, probabilmente fabbricati dalla polizia segreta russa, per giustificare il genocidio. Ma egli non conosce in modo preciso chi fu l’autore, un punto riecheggiato e messo bene in vista da Umberto Eco nel suo magistrale “Il cimitero di Praga”. Galtung è perfettamente consapevole che essi rappresentano un problema molto sensibile che richiama tutte le sofferenze del popolo ebraico. Malgrado questo trauma, è importante che le persone conoscano questi aspetti del contenuto, che hanno soprattutto a che fare con l’uso della schiavitù del debito come potere.

Gli attori principali che attualmente applicano la schiavitù del debito sono Cina, Giappone e Unione Europea rispetto agli Stati Uniti; Germania nei confronti dei paesi periferici in Europa, come Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Irlanda (GIPSI) a la Banca Mondiale verso il mondo; per un esempio impressionante si veda John Perkins, Confessioni di un sicario dell’economia (Minimumfax, Roma 2005). Che il popolo ebreo sia convinto che l’ebraismo non abbia nulla a che vedere con tutto ciò è fuori discussione.

5. Criticare la politica estera corrente di Israele non è anti semitismo, ma parte di un dibattito democratico. Johan Galtung, come molti altri, è il proponente di un progetto di prosperità per Israele, in pace con tutti i suoi vicini. Egli ha una proposta concreta, resa pubblica la prima volta nel 1971: una comunità del Medio Oriente tra Israele e i cinque paesi arabi confinanti, modellata sulla Comunità Europea del trattato di Roma, che divenne effettiva nel 1958. Questa proposta fu pubblicata da Akiva Eldar su Ha’aretz nel 2007 con il titolo di “Ingredients for a True Peace Process.” (Per una presentazione si veda: “Il Medio Oriente e il modello dell’Unione Europea come soluzione”,

www.aadp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=157:il-medio-oriente-e-il-modello-dellunione-europea-come-soluzione-johan-galtung&catid=87:palestina&Itemid=73 , ndt). AR

Appendice:

La risposta completa di Johan Galtung alle domande di Ofer Aderet su Ha’aretz, del 29 Aprile 2012

JG: Caro Ofer Aderet di Ha’aret, grazie per i suoi quesiti e per essere il primo a farmi domande invece di saltare subito alle conclusioni. Ecco qui le mie risposte: le ho rese più concise possibile.

Ha’aretz: A. Pensa che sia una ipotesi legittima supporre che il Mossad è dietro a questo attacco terroristico?

JG: Quando non conosciamo nulla circa chi sta dietro Breivik compreso se c’è comunque qualcuno, ognuna di queste ipotesi è legittima; questo è nella natura della ricerca. I principali media hanno assunto immediatamente e legittimamente attori islamici e questa ipotesiè stata sinora abbandonata (io la mantengo ancora aperta). La polizia presumibilmente si comporta come un ricercatore: elimina una ipotesi dopo l‘altra. Io considero il Mossad altamente improbabile, ma è illegittimo eliminare tale ipotesi considerandola priva di qualsiasi evidenza.

Ha’aretz: B. Cosa intende dire, quando afferma: Skal bli interessant – lese politirapporten om Israel under rettssaken?

JG: Esattamente quello che ho detto, ho preso per assodato che essi sono aperti a tutte le ipotesi e non solo a provare cosa Breivik ha fatto, ma eliminare le altre ipotesi. Questo non è lo stesso lavoro. È triste e spaventoso quando il talentuoso ricercatore senior svedese dell’Institute for Peace Research viene smentito dal direttore perché in un articolo sul New Norwegian Journal introduce anche l’ipotesi che dietro Breivik possa esserci stato il Mossad+, e cita l’ingresso dei Templari a Gerusalemme nel 1099, il bombardamento terroristico dell’hotel King David nel 1946 e il Palazzo del Governo-Utøya 2011: tutto nello stesso giorno, 22/7. Casuale? Difficilmente. La ricerca sulla pace è ricerca, ricerca e ricerca ancora. Forse dovrebbe cambiare il suo nome in Norwegian Security Institute? Sarà interessante leggere il rapporto della polizia su Israele durante il processo.

Ha’aretz: C. “Il 70 per cento dei professori delle 20 migliori università americane sono ebrei”. Cosa vuoi dire con questo? Dove ha ottenuto questi numeri? E quali conclusioni ne trae?

JG: Solo una cosa di cui sono stato testimone nelle mie numerose docenze universitarie negli Stati Uniti (Columbia, Princeton, ecc…): la somma qualità intellettuale e di guida dei professori ebrei. Io la attribuisco, giusto o sbagliato che sia, alla tradizione talmudica del dialogo, sempre fare domande. Il numero che ho citato proviene da un famosissimo professore di Israele che non desidera essere nominato.

Ha’aretz: D. Sei società ebree posseggono il 96% dei media mondiali. Cosa dire di questo? Cosa ne conclude?

JG: I media degli Stati Uniti. Come ho detto nell’articolo: questo può dipendere da un fattore positivo, dalla qualità intellettuale, vedi sopra. Ma può anche essere più problematico: limitando il discorso su qualsiasi cosa in cui sia coinvolto Israele. Finora, i principali media degli Stati Uniti hanno discusso dell’Iran in termini di armi nucleari, non nei termini del trauma del 1953 quando la CIA M16 attaccò un primo ministro legalmente eletto,e dei successivi 25 anni di dittatura dello Shah. E della Siria solo nei termini del governo di un tiranno, non nei termini di della dittatura di una minoranza contro la dittatura di una maggioranza sunnita con disastrose conseguenze democratiche. O le primavere arabe nei termini di dittatura e democrazia, non anche nei termini del ruolo degli Stati Uniti e di Israele dietro queste dittature.

Ha’aretz: E. Antisemita. Ricordo un famoso professore in Israele dove è possibile discutere di tutto questo: “Antisemita, è essere contro di noi più di quanto meritiamo”. Implicito: ci meritiamo una quota; ma c’è chi crede che solo agli ebrei sia permesso dirlo > Chi era questo professore? Quando ha detto questo? Come lo interpreta?

JG: Egli non è più con noi, pertanto lasciatemi portare degli esempi di ciò che intendo dire. L’ambiguità di tutto ciò che è umano. Terribili pogrom, ma non è privo di problemi il fatto che gli ebrei giocarono un ruolo nel chiedere pagamenti ai contadini indebitati. Terribile Auschwitz, ma non è privo di problemi il fatto che gli ebrei ebbero posti chiave in una società umiliata dalla sconfitta e da Versailles. In nessun modo, assolutamente nessun modo, questo giustifica le atrocità. Ma entrambi causarono un prevedibile antisemitismo. Come attento amico di Israele, ho difeso, nei paesi arabi, non solo il diritto di Israele di esistere, ma come un partner con stati arabi nel Medio Oriente. Ma, un buon amico, un buon consorte, non è uno che plaude ogni cosa ma dice, attento, stai andando nella direzione di un abisso, cambia percorso, e contribuisci con idee (come una Comunità del Medio Oriente). Due ebrei hanno fatto questo recentemente nei famosi libri “The Unmaking of Israel” (Gershom Gorenberg, Harper 2011) e “The Crisis of Zionism” (Peter Beinart, Times Books 2012). Io ho il diritto e il dovere di dire lo stesso, e continuerò a farlo

Lasciatemi aggiungere una cosa. È sconvolgente quando in una democrazia i libri sono banditi, non possono più essere letti, neppure essere menzionati. Tempo fa è stato provato che i Protocolli furono fabbricati, come letteratura per incitare all’odio, dalla polizia segreta russa, ma non so da chi. Ho letto ciò come un forte avvertimento contro il mettere gli altri, individui, interi paesi in schiavitù da debito. Questo potere è oggi nelle mani della Cina, del Giappone e dell’Unione Europea relativamente agli Stati Uniti; nella Germania relativamente alla periferia dell’Europa e della Banca Mondiale relativamente a buona parte del terzo mondo. Non solo il più acceso antisemita interpreterà questo come una cospirazione ebraica. Ne scaturirà solo del male, come già ora nelle relazioni tra Germania e Grecia. Davvero un forte avvertimento.

I migliori saluti, Johan Galtung


TRANSCEND, 2 maggio 2012

Titolo originale: TRANSCEND International’s Statement Concerning the Label of anti-Semitism Against Johan Galtung

http://www.transcend.org/galtung/statement-may-2012/

http://www.transcend.org/galtung/statement-may-2012/

Traduzione di Giorgio Barazza per il Centro Sereno Regis


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