Il Primo Maggio e la politica, ieri e oggi – Pietro Polito

Per meglio intendere la storia, l’evoluzione (e la fine) della politica in questo Paese può essere utile il confronto tra il Primo Maggio 1976 e il Primo Maggio 2012. Questa idea mi è venuta vedendo scorrere quest’anno a Torino la parte politica del corteo, che di solito segue a quella istituzionale e sindacale. Quando questo spezzone del corteo è cominciato ad affluire da via Po in piazza Castello, come un fermo immagine, mi si è figurata nella mente la fotografia del mio primo “Primo Maggio”.

Il confronto è “istruttivo” almeno per due ragioni. La prima, anzitutto, per rendersi conto che tra il Primo Maggio del 1976 e quello del 2012 politicamente è cambiato tutto. L’altra ragione è una suggestione che mi limito ad evocare. Allora, nel ’76, la festa del lavoro si svolgeva alla vigilia delle elezioni politiche generali che il 20 e 21 giugno videro una straordinaria e memorabile avanzata delle sinistre. Adesso nel 2012 la festa del lavoro si svolge all’inizio di una non dichiarata formalmente, ma di fatto già in atto, lunga campagna elettorale.

Se si confronta la rappresentanza politica del mondo del lavoro di allora con quella di oggi si può osservare, con la sola eccezione degli anarchici e di Lotta comunista, che essa si è radicalmente modificata. I partiti e le organizzazioni politiche di sinistra presenti al Primo Maggio 1976 sono scomparsi.

Allora dopo le rappresentanze istituzionali e sindacali, ho visto sfilare il Partito Comunista e il Partito Socialista. Di questi il primo (PCI) si è sciolto a Rimini nel gennaio 1991: dalla sua fine è nato il Partito Democratico della Sinistra, mentre la sua ala sinistra, la minoranza, si è organizzata in Rifondazione Comunista; il secondo (PSI) è finito formalmente nel 1993, disfacendosi in una diaspora che non si è mai più ricomposta.

Non ricordo con precisione quali gruppi extraparlamentari fossero presenti nel 1976. Probabilmente, anzi quasi certamente tutti i gruppi allora ancora esistenti.

Sono andato a documentarmi, consultando l’ottimo lavoro in tre volumi di Franco Ottaviano, La Rivoluzione nel labirinto. Sinistra e sinistrismo dal 1956 agli anni ottanta, Rubbettino, Messina, 1993.

Ma ho voluto anche vedere un documento dell’epoca: il giornale di Avanguardia Operaia, “Quotidiano dei lavoratori”, che sabato 1 maggio 1976 titolava: “Il 1° Maggio 1976, l’ultimo con la DC”. Il “Quotidiano” scrive che “dalle piazze oggi [verrà] il giudizio operaio sulle prospettive politiche”, informa che a Torino “è già partita alla Fiat la lotta contro l’ipotesi di svendere l’obiettivo della mezz’ora”, dà notizia dell’ora e del luogo dei concentramenti operai nelle più grandi città e delle manifestazioni convocate autonomamente dall’estrema sinistra: Democrazia Proletaria (Avanguardia operaia e Partito di unità proletaria per il comunismo), Lega dei comunisti, Lotta continua. Di lì a poco questi gruppi si presenteranno alle elezioni politiche, registrando un insuccesso elettorale, con l’eccezione di Lotta continua che allora invece diede indicazione di voto per il Partito Comunista.

Se da questa fotografia del 1976 ritorniamo alla realtà di oggi, salta agli occhi che questo mondo non c’è più e sembra appartenere a un’epoca chiusasi per sempre. Inoltre dobbiamo registrare che è scomparsa pure la rappresentanza politica del lavoro scaturita dalla crisi della Prima Repubblica e che ha operato per quasi tutta la stagione del Sultano: il Partito Democratico della sinistra si è fuso con la Margherita nel Partito Democratico, un partito in cui è divenuta impronunciabile la parola “compagni” e che ha al suo interno una larga parte che considera un’offesa l’essere ritenuti di sinistra; il Partito della Rifondazione comunista si è spaccato in due, una parte ha costituito, insieme ai Comunisti italiani, la Federazione della sinistra, l’altra parte ha dato vita a Sinistra ecologia e libertà.

Guardando sfilare la parte politica del corteo del 2012, ho avuto netta la percezione che l’attuale rappresentanza politica del mondo del lavoro non ha più nessun legame, neppure nostalgico, con la storia del movimento operaio.

Che cosa ho visto?

Agli anarchici, è seguito il gruppo rumoroso, estremo, cupamente deciso degli antagonisti. Poi il Partito Democratico, l’unico partito organizzato, preceduto da un gruppetto con le bandiere di Italia dei valori. A seguire i partiti nati dalle varie scissioni di Rifondazione comunista: la Federazione della sinistra, Sinistra critica, Sinistra ecologia e libertà, il Partito comunista dei lavoratori. A conclusione Lotta comunista.

Mi soffermo ora sui gruppi che mi hanno interessato di più: gli Studenti Indipendenti e le Officine Corsare. Se il pezzo degli antagonisti è stato aperto da una prima fila di ragazzi e da una seconda di ragazze, uniti tra di loro attraverso le aste delle bandiere impugnate come a formare una muraglia, il pezzo degli Indipendenti veniva annunciato da alcune ragazze che sorridenti hanno improvvisato un ballo facendo volteggiare un lungo striscione con la scritta in inglese: “Non in nostro nome”.

Anche quest’anno l’artista Piero Gilardi (si veda in questi giorni la sua personale allestita al Castello di Rivoli) ha dato un’intonazione singolare al Primo Maggio torinese. L’artista ha proposto un’animazione riuscita: ragazzi e ragazze, Gilardi stesso, spingendo, facendo rotolare in direzioni opposte, impreviste e imprevedibili, un enorme masso di gommapiuma hanno ben rappresentato il momento politico e sociale attuale.

Come un masso erratico che cambia continuamente posto, sparisce e ricompare, compie spostamenti irregolari continui, così la crisi attuale che è crisi sistemica, del sistema, è un fenomeno soggetto a frequenti, più o meno spontanei, più o meno preordinate oscillazioni che condizionano fortemente le scelte della politica. Meglio che uno scienziato politico l’artista coglie e denuncia il vuoto di analisi e di proposta della sinistra che c’è.

La somma delle sigle della sinistra che ho visto sfilare il Primo Maggio 2012 a Torino non raggiunge la maggioranza del Paese, tanto meno esprime una sintesi di idee e valori che possa consentire di guardare al futuro con fiducia.

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