Nepal: la sfida di stare tra due giganti – Federica Riccadonna

Vi scrivo dal Nepal, dove mi trovo spinta dalla curiosità e dal desiderio di capire meglio il conflitto in generale, e quello nepalese nello specifico. Un conflitto, quello nepalese, della cui importanza e rilevanza per la comunità internazionale sono sempre più convinta mano a mano che mi avvicino e ne approfondisco le caratteristiche.

Grazie alla collaborazione con il Galtung-Institut in Germania, collegato alla rete Transcend,1 fondata dal Professor Johan Galtung, nata con un tirocinio, mi sono avvicinata al metodo TRANSCEND, che sto utilizzando qua in Nepal.

Attualmente sono Attachè del Galtung-Institut e, sicura della validità di questo metodo di analisi e ricerca solution-oriented, mi sono spinta in Nepal per mettere alla prova non solo il metodo e la teoria, ma soprattutto la pratica nel conflitto. Strumento privilegiato è il Dialogo, per esplorare il conflitto e produrre soluzioni. A oggi i meeting, i dialoghi, le interviste, oltre che le letture e l’approfondimento accademico, mi hanno condotto da varie persone, a vari livelli e in vari luoghi, centrali e periferici, per approfondire la conoscenza del conflitto nepalese.

Sto conducendo una peace research che mira ad analizzare il conflitto nepalese, concluso nel 2006, ma con conseguenza profonde che perdurano tuttora, tenendo conto non solo dei diversi problemi economici e sociali, ma anche delle notevoli risorse culturali, sociali, etniche, ambientali che devono essere preservate, protette e soprattutto valorizzate, non solo all’interno del Paese stesso, ma anche all’esterno, come pilastro, ancoraggio e fondamenta per un miglioramento delle condizioni più diffuso.

Questa ricerca si chiede quali siano gli atteggiamenti, le attitudini, e i comportamenti adottati dalla società nepalese, tutt’altro che omogenea, davanti al conflitto, e le influenze dell’ambiente rurale e montano, della loro religione, della loro storia di fronte a esso, nonché del contesto regionale e internazionale.

La tesi centrale è l “empowerment” delle comunità montane del Nepal, attraverso la riscoperta, il rafforzamento, il sostegno delle capacità locali che possono contribuire a una risoluzione di conflitti più radicati come la discriminazione, la povertà..

La consapevolezza del “potenziale locale per la pace” è un obiettivo fondamentale. Esso rappresenta il patrimonio di attitudini e comportamenti personali, culturali e sociali di una specifica società che possono guidarla verso soluzioni pacifiche, nel rifiuto della violenza. Anche se un soggetto esterno può “innaffiare” un conflitto con idee e competenze, un processo di pace è possibile solo quando le parti interessate si stanno muovendo nel percorso verso di essa, e l’unico fondamentale aiuto esterno dovrebbe essere il trasferimento di competenze e capacità.

In maniera più ambiziosa, questa ricerca mira a trovare linee comuni che possano favorire la comprensione di un conflitto, con la presunzione di valorizzare e aprire un canale attraverso cui agire e lavorare sulle risorse che ogni territorio e comunità ha dentro di sé. Una sfida per questa ricerca è “tornare a casa”. I conflitti sono ovunque, fanno parte della nostra natura (non la violenza), perché incorporano i valori di crisi, di rischio, ma anche opportunità di crescita. L’idea fondamentale che mi accompagna è che le persone in ogni luogo nel mondo hanno proprie abilità e capacità di superare e trascendere un conflitto. La grande lotta sta nel cercare, rispolverare, e riportare alla luce le risorse nella nostra comunità in grado di trascendere qualsiasi genere di conflitto, eliminando le tendenza violente che portano a un impoverimento profondo e a un innalzamento della quota di violenza presente nella nostra società.

In Nepal esistono risorse, umane, sociali, spirituali, culturali, che possono diventare ottime lezioni e buona pratica per altre parti del mondo.

La sfida e la speranza resta quella di renderle visibili nella società stessa, attraverso un lavoro costruttivo e partecipato, e passare da un’idea di sviluppo come mera produzione di progresso materiale a uno sviluppo “come costruzione di capacità di trascendere e trasformare i conflitti.”2

Tra Cina e India

Il Nepal è geograficamente schiacciato tra due giganti, Cina e India.

Politicamente è schiacciato tra due sistemi politici differenti: la democrazia multipartitica indiana e la iper-disciplinata monocrazia della Cina contemporanea.

Economicamente si trova tra due sistemi di gestione diversi: il sistema di liberalizzazione e privatizzazione indiano, in cui si stima che 500 persone controllino 2/3 dell’economia, influenzando la politica e il governo indiano, e lo sviluppo economico controllato dallo stato in Cina, dove politiche e poteri controllano gli avanzamenti economici, e l’economia serve al rafforzamento delle politiche governative.

Cina e India sono le crescenti potenze economiche e militari attuali, e sembrano tendere a dividere il mondo in due fazioni, in una nuova guerra fredda3, in cui il Nepal si vede trasformato in terreno di confronto.

Da una parte Cina e i suoi alleati nei paesi islamici, dall’altra parte gli alleati di India e Stati Uniti.

Le sfere di influenza globali cambiano ciclicamente nel corso del tempo, e la storia ha visto nascere e morire numerosi imperi e nazioni. Attualmente, l’ago delle bilancia tende verso l’Asia, in particolare verso Cina e India.

Le sfide che deve affrontare il Nepal, a causa di questa sua posizione “nel mezzo” di una rivalità e competitività cino-indiana, riguardano il completamento del suo processo di pace e la stabilità interna nonché indipendenza come stato sovrano.

Il Nepal oggi

La Repubblica Federale Democratica del Nepal è una delle repubbliche più giovani al mondo. Il re Birendra, ha accettato il sistema parlamentare nel 1991, ma soltanto nel 2008 ha abdicato, dopo una lunga guerra iniziata il 13 febbraio 1996, quando i maoisti – il Partito Comunista del Nepal – ha iniziato a combattere per ottenere una serie di obiettivi riassunti in 40 punti, presentati il 2 febbraio 1996.

Questi 40 punti sono divisi in tre parti:

– domande relative al nazionalismo

– domande relative al pubblico e al suo benessere

– domande relative alla vita delle persone.

Il Comprehensive Peace Accord è stato firmato dal Governo del Nepal e dal Partito Comunista Unificato del Nepal (maoisti) il 21 novembre 2006.

L’accordo include i maoisti nel governo, e pone le loro armi sotto il monitoraggio delle Nazioni Unite, la cui missione in Nepal è iniziata il 23 gennaio 2007.

Le conseguenze della guerra sono molteplici, oltre ai 13.000 morti, centinaia di migliaia di sparizioni, reclutamento di bambini soldato, e a tutt’oggi non c’è una direzione sistematica verso la riconciliazione e un clima di impunità crescente si sta diffondendo.

Attualmente, le priorità nell’agenda nepalese sono il processo di pace e la stesura definitiva della Costituzione. La scadenza è prevista per il 27 maggio. Ma ci sono grosse preoccupazioni che se le parti falliscono nel trovare un accordo definitivo per tale data si possa andare verso una crisi costituzionale.

Anche il federalismo è un tema in agenda. I leader vorrebbero posporre la questione, ma partiti e gruppi etnici come i Madhesi e i Tharu minacciano una serie di scioperi e manifestazioni di massa.

Il federalismo preoccupa la Cina se risultasse di carattere etnico, dovuto alle possibile consequenze all’interno dei propri confini e nei propri conflitti secessionistici. Dall’altra parte un federalismo geografico preoccupa l’India, che teme di perdere un interlocutore unico a favore di una moltitudine ingestibile.

Tutti questi temi preoccupano i due potenti vicini, sopratutto perché il processo è ancora in corso e con molte battute d’arresto, anche se la stessa influenza del contesto regionale alimenta questo rallentamento.

Contesto Regionale

L’India ha una lunga storia di influenza sul Nepal attraverso il socialismo di Nehru, e anche attraverso un trattato firmato nel 1950 che ha messo il Nepal sotto l’ombrello dell’India in relazione al tema della sicurezza, accordo contestato anche nei 40 punti presentati dai maoisti nel 1996, relativi al nazionalismo.

La Cina, d’altra parte, ha sempre condotto una diplomazia silente fino a oggi, anche se le attuali preoccupazioni per la politica nucleare indiana e gli accordi sul nucleare tra Stati Uniti e India del 18 luglio 2005 e del 2 febbraio 2009 le stanno facendo assumere un ruolo sempre più attivo.

Gli Stati Uniti, da parte loro, stanno cercano di mantenere accordi amichevoli con la Cina a causa della sua immensa potenza economica e influenza sulla stessa economica americana, ma allo stesso tempo cercano di accrescere il potere indiano per contrastare la Cina.

Il Nepal si trova geograficamente schiacciato tra questi due giganti, e lo è in termini politico-ideologici (sistemi), identitari (socio-culturali), di risorse, demografici..

Cina e India puntano a controllare il Nepal in quanto strategicamente importante per supportare le rispettive politiche di potenza e proteggere, promuovere e rafforzare la loro sovranità, integrità e sicurezza.

La rivalità tra le due potenze si fa acuta su vari temi.

L’India accusa la Cina di occupare parti dello stato indiano del Jammu e il Kashmir, e la Cina afferma che l’India occupa il territorio in Arunachal Pradesh.

La Cina desidera che il Nepal rimanga una terra stabile e pacifica, per questo motivo investe in esso, in modo da evitare attività anti-cinesi che possono esasperare i problemi in Tibet, Xinjiang e Taiwan.

Nel settembre del 2009 il governo cinese ha chiesto al Nepal di dispiegare una forza paramilitare di 10.000 elementi lungo il confine sino-nepalese.

La Cina mira a liberare il Nepal dalle mani dell’establishment indiano.

L’India ha affermato che la sua politica estera consiste nell’assumere un ruolo proattivo per promuovere e proteggere la democrazia tra i suoi vicini, facendosi portatrice dei valori democratici e dei diritti umani, e questo anche in Nepal.

La disputa tra i due potenti vicini non riguarda solo i confini o il territorio, ma anche il fronte militare, economico, di sicurezza e le sfere di influenza.

Sul fronte militare entrambe le nazioni hanno aumentato le spese per la difesa a causa delle loro ambiziose dottrine militari. Un elemento di rivalità riguarda il teatro marittimo dell’Oceano Indiano, che è di interesse strategico per entrambi visto che l’80 % del petrolio importato in Cina e il 60% di quello indiano transitano in quell’area.

Per quanto riguarda lo sviluppo economico, entrambi i paesi hanno affrontato dispute territoriali per insediamenti industriali, infrastrutture e investimenti economici. La Cina sta finanziando aree come il Pakistan, lo Sri Lanka, le Maldive, il Myanmar oltre che il Nepal. Il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi ha visitato il Nepal nel dicembre 2008, per lanciare la costruzione di una nuova autostrada che connette il Nepal centrale con la Cina.

La Cina sembra sempre più risoluta nell’aumentare la sua influenza geopolitica e nel dare supporto ai paesi attraverso vari investimenti, come infrastrutture, porti o aeroporti sviluppando speciali relazioni diplomatiche, modernizzando le forza militari.

L’India da parte sua stringe collaborazioni con i paesi capitalistici, e per quanto riguarda il Nepal, concede libero accesso ai nepalesi che cercano lavoro in India, ma per evitare di perdere il controllo sui propri confini “porosi”, li ha ri-militarizzati, giustificandosi con la lotta contro gruppi islamici.

Il Nepal può diventare un porto sicuro per gruppi terroristici proprio per la sua continua instabilità politica.

Tutti questi elementi sono nell’agenda di un possibile confronto da “guerra fredda”, in cui il Nepal si trova coinvolto in questa competizione che lo vittimizza, e erode libertà, sicurezza e vita degli stessi nepalesi.

Il Nepal si trova tra due potenze colossali come l’India e la Cina e proprio per la sua posizione è motivo di preoccupazione e incertezza da parte di entrambe.

Il processo di pace non può concretizzarsi fin tanto che l’interesse delle potenze non trova un equilibrio oppure un nuovo piano su cui giocare questa competizione.

L’India vuole un governo fantoccio, la Cina vuole un governo dei maoisti guidato dalla sua politica silenziosa.

La sfida per il Nepal è immensa e si deve districare tra equità, vicinanza e equidistanza dai propri vicini.

Il Nepal si vede vittimizzato su entrambi i suoi confini, in una competizione non equa, dove l’unica soluzione sembrerebbe essere quella di mantenere una attenta e bilanciata vicinanza ed equidistanza.

Magari rafforzando gli accordi del panch shila4 (territorial integrity, non aggression, non interference, equality, mutual benefit, peaceful coexistent) tra Cina e India, coinvolgendo il Nepal?

Bibliografia

Vari articoli su giornali locali come il the Kathmandu Post, the Himalayan, Republica

Bishnu Pathak, “Nepal at the Verge of a Sino-Indian Battleground”, Human Rights Organization of Nepal, 10/12/2010

Bishnu Pathak,Civil-Military Relations: Theories to Practices”, 07.11.2011http://www.transcend.org/tms/2011/11/civil-military-relations-theories-to-practices/

1. Bishnu Pathak, “Nepal’s Peace Process Towards Ambiguity”, 12.05.2010
Bishnu Pathak, “The UN Mission in Nepal-UNMIN’s Humiliating Withdrawal”,
http://www.transcend.org/tms/2011/03/the-un-mission-in-nepal-unmin%E2%80%99s-humiliating-withdrawal/
Jon Krakauer, “Why Is Nepal Cracking Down on Tibetan Refugees?”, The New Yorker, 2/1/2012
Yadab Bastola, “Political Transition in Nepal and the Role of the International Community”, Peace & Collaborative Development Network, 9/1/2012

International Crisis group, “Nepal’s Peace Process: The Endgame Nears”, Asia Briefing N°131,
http://www.crisisgroup.org/en/regions/asia/south-asia/nepal/B131-nepals-peace-process-the-endgame-nears.aspx
Dilli Ram Dahal, “Social Composition of the population Caste/ethnicity and religion in Nepal”, 2009
2. Action Asia, “Exploring Asian Approaches to Peace Building. Practical Insights and Reflections”, 2006,
http://www.reindex.org/RCT/main/Hits.php?full=1&tgtId=1032&tgtPos=5&Collection=0&LokNo=RCT00029039&Hits=5&qe=pss%3D%22social+processes%22&UsrSort=publication&Fuzzy=0&RankResults=0&Truncate=0&List=0&ListId=0&Term=0&OffLetter=&SD=d
3.
Fred Lubang and Robert Muggah ,Reducing Armed Violence the Asian Way”,
4.
21.03.2011, www.transcend.org/tms/pdf/?article_id=11157

Sitografia

http://www.fesnepal.org/reports/2004/seminar_reports/paper_conflict-reporting/paper_gokul.html
http://www.crisisgroup.org/en/regions/asia/south-asia/nepal.aspx-http://cia.gov/
http://undp.org/
http://un.org/en
www.nepalgov.gov.np/
http://lcweb2.loc.gov/frd/cs/nptoc.html

Kathmandu, 9 aprile 2012

1 Rete globlale di per la Pace, lo Sviluppo e l’Ambiente, dedita alla trasformazione e la mediazione del conflitto,

2Johan Galtung, “La trasformazione nonviolenta dei conflitti con mezzi pacifici, UNDP Centro Sereno Regis 2006

3Il concetto di questa nuova “guerra fredda” è stato portato alla mia attenzione da varie interviste con Bishnu Pathak, e alcuni suoi articoli come “ Nepal at the Verge of a Sino-Indian Battleground”. Bishnu Pathak è Direttore del Peace and Conflict Studies Center di Kathmandu, nonché membro della rete Transcend.

4Cinque Principi della Coesistenza Pacifica :India e Cina  1954.

4 commenti
  1. Rinaldo Riccadonna
    Rinaldo Riccadonna dice:

    L'analisi è molto raffinata , il pericolo secondo me in tutto questo contesto è il prevalere di singoli interessi personali , di personaggi , ciechi alla realtà e con grandi poteri anche istituzionali e con la loro possiblità di obliterare la lucida esposizione dei fatti presenti nell'articolo anche a discapito del benessere della stessa popolazione dello stato come per esempio il Nepal .

    In un clima odierno , in cui solo quando si stà anneggando si cerca per forza di imparare a nuotare penso che il metodo proposto sia proprio indispensabile per cercare di far percepire a tutti che non è mai scontato quello che abbiamo e che la barca su cui stiamo galleggiando non è inaffondabile come si cerca di farci credere ed è quindi necessario alimentare questa consapevolezza prima di trovarci ad affogare in confliti determinati da ovvi anche se irragionevoli comportamenti di qualcuno assettato di potere o altro .

    Complimenti e benvenuti quindi i tuoi sforzi e i nuovi metodi che ci proponi per migliorare la vita al grande popolo della terra e tutti i suoi abitanti .

    Rinaldo e Elisabetta

    Rispondi
  2. Navyo Eller
    Navyo Eller dice:

    L'analisi è certamente superficiale, spesso abagliata ogettivamente e spesso pieno di superficalità. ____Due esempi :__"L’India vuole un governo fantoccio, la Cina vuole un governo dei maoisti guidato dalla sua politica silenziosa."____Superstizioni e valutazioni con poco o nulla di vero. La Cina non vuole un governo maoista in nepal, i rapporti fra movimento maoista e la Cina direi sono abbastanza "fredde". I maoisti nepalesi vedono la Cina quasi come traditore della vera dottrina maoista-leninista-stalinista che seguono, di fatti si sono frazionati e divisi ufficialmente nella primavera del 2013.____Secondo:____"Il re Birendra, ha accettato il sistema parlamentare nel 1991, ma soltanto nel 2008 ha abdicato, dopo una lunga guerra iniziata il 13 febbraio 1996, quando i maoisti – il Partito Comunista del Nepal – ha iniziato a combattere per ottenere una serie di obiettivi riassunti in 40 punti, presentati il 2 febbraio 1996. "____Purtroppo il primo giugno del 2001, la famiglia di re Birendra fu sterminata nel cosidetto "complotto reale" che ha sucitato attenzione internazionale ed è considerata la più grande tragedia fra famiglie reali dalla fuciliazione dei Romanov. Birendra era re costituzionale dal 1990. Fu successore suo fratello Gyanendra nello stesso ruolo fino al 1 febbraio 2005, quando compie il cosidetto "royal coup" riprendendosi i poteri assoluti e costretto a ritornare i poteri al parlamento nel alprile del 2006 e ne maggio 2008 venne abolita formalmente dallo stesso parlamento la monarchia in Nepal.__—–__Premesso che si potrebbe continuare a disputere su molto del scritto, sia nelle valutazioni come nei fatti coem evidenziato sopra nei due esempi è evidente che la scrittrice non ha molta conoscenza della realtà e storia recente del Nepal. Per tanto valutarla come "analisi molto raffinata" si avvalerà forse per la grammatica (io non sono di madrelingua italiana, perciò non so valutare questo realmente, ma suppongo), ma certo di no per il contenuto.
    La verità non si piega, si commenta, anche con punti di vista diversi, ma non i fatti, che rimangono li per sempre. Ed in questo la scrittirce secondo me fallisce in gran parti. Ormai vivo da decenni qui e ho seguito in primis tutti gli eventi descritti da prima del 1990.

    Navyo

    Rispondi
  3. Federica Riccadonna
    Federica Riccadonna dice:

    A distanza di molti anni considero la mia tesi iniziale ancora valida. Sopratutto riguardo il potenziale locale di pace!

    Comunque c'e' l'errore di scrittura sull'abidcazione del re. Ovviamente e' stato re Gyanendra, essendo re Birendra morto nel 2001, la frase era intesa come passaggio da monarchia parlamentare a democrazia e abolizione della monarchia stessa. I nomi dei re non erano cio' che volevo comunicare ma il sistema istituzionale. La storia si conosce. Errore mio non aver specificato.

    Dopo un decennio di vita e ricerca in Nepal ho la fortuna di aver approfondito ancora di piu' la situazione, e con gli eventi avvenuti in seguito, dopo il terremoto del 2015, la chiusura del confine da parte di India, le dispute territoriali e la questione del federalismo che ha portato anche a scontri violenti e morti una volta approvato, ripropongo tutti i punti come sopra!

    Per quanto riguarda il commento sopra: La verita' come si sa, non sta nelle mani di nessuno, ma proprio nel percorso di ricerca verso di essa! E' un dispiacere vedere che ci sono ancora persone che pensano di essere gli unici a conoscere la Verita'! Ma questa e' tutta un'altra storia.

    Io continuo ad approfondire quello che mi interessa, con l 'aiuto di persone e comunita', con la sola speranza di poter parlare di soluzioni costruttive e non di fatti storici, a volte contestati essi stessi, ma di vedere i popoli del mondo autonomi e consapevoli della propria uguaglianza anche con le potenze mondiale, proprio per le loro differenze.

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