Continuità nella storia USA – Johan Galtung

Da Appomattox, Virginia – USA. La Guerra Civile finì 147 anni fa con la capitolazione del generale Robert E. Lee degli Stati Confederati d’America (CSA) al generale Ulysses S. Grant degli Stati Uniti d’America (USA). Finì? Non proprio. Grant accettò la resa dell’Armata della Virginia del Nord; le altre capitolarono una a una (l’Armata del Tennessee il 26 aprile, del Trans-Mississippi il 2 giugno e infine, il 6 novembre, s’arrese l’incrociatore confederato Shenandoah).

The Washington Post (1 aprile 2012) ha celebrato l’apertura della filiale di Appomattox del Museo della Confederazione il giorno prima, citando il curatore del museo: “è uno dei grandi punti di svolta, se non il grande punto di svolta, nella storia americana – quando in un certo modo decidemmo una volta per tutte che cosa intendiamo esattamente dicendo ‘libertà e giustizia per tutti’”.

Punto di svolta? Non proprio. Grant non poté accettare la resa della CSA in quanto avrebbe implicato il riconoscimento della Confederazione. Un ribelle per volta. Ai soldati nel raggio di 20 miglia da Appomattox, ma a nessun soggetto istituzionale, furono date generosamente razioni dell’esercito dell’Unione perché stavano morendo di fame, e passaggi gratuiti per casa sui mezzi di trasporto federali.

Si percepisce un tema: nessun riconoscimento di attori collettivi con una propria causa. Si considera il conflitto come ribellione-insurrezione-tradimento di singole persone, forse con dei capi (da acciuffare!). Tema ereditato dagli inglesi: ovunque abbiano invaso e occupato, erano loro la legge e l’ordine e la legittimità; qualunque resistenza era insurrezione. Fino a oggi, in Iraq, Afghanistan, Somalia. Gli americani della nazione primeva [gli amerindi, ndt] potevano essere amichevoli o ostili ma senza rapporto con la Federazione Iroquois; molti di loro vennero singolarmente resi accoglienti corrompendoli con doni e lusinghe o uccisi se ostili.

Nessun rapporto con l’America Latina; con il voler eliminare un Castro, un Chavez.

E nessuna guerra di classe negli USA, solo successi e fallimenti individuali, in una lotta sociale competitiva, addirittura darwinista.

Libertà e giustizia per tutti? Non proprio. Sì, il Sud voleva tenersi la schiavitù – tutti i 4 milioni che erano, rapiti all’Africa e un’economia basata sulla schiavitù, un’agricoltura e un’incipiente industria maggiori che lo sviluppo ferroviario, industriale e bancario del Nord. Ma non fu la schiavitù la causa prima della guerra. Lo fosse stata, il Nord non avrebbe acconsentito al Compromesso del 1850 che manteneva unita l’Unione purché si potessero impiegare forze federali per la caccia agli schiavi fuggitivi.

Ma arrivò la secessione, cominciando dalla Carolina del Sud finché la bandiera CSA ebbe 17 stelle. Il punto di ribaltamento fu la secessione, l’invasione e l’occupazione fin giù a New Orleans, e la vittoria, col grosso contributo di dodici reggimenti neri, 150.000 soldati, mobilitati allorché la situazione apparve critica per Washington, sei dei quali proprio ad Appomattox.

Se la loro preoccupazione principale fosse stata “libertà e giustizia” per gli afro-americani, la ricostruzione postbellica non sarebbe stata battuta dalla riuscita guerriglia del Ku Klux Klan per la supremazia bianca. (Uno dei fondatori del 1865, successivamente Stregone Imperiale, Albert Pike, generale CSA, massone, fu imputato di tradimento ma condonato dal presidente USA Andrew Johnson, massone). Segregazionismo (“Jim Crow”), linciaggi, nessun diritto. Gli USA federali avrebbero potuto intervenire in qualunque momento ma non fecero quasi nulla fino agli anni 1950. Indipendentemente dalle ambiguità mentali di Abraham Lincoln, gli schiavi furono emancipati, e usati, per la guerra contro la secessione, fino ad Appomattox “dove la nazione fu riunita”, e poi lasciati al proprio terribile destino. Percepiamo gli indigeni americani cacciati nelle riserve, come la gente di El Salvador mollata quando non vi fu più il pericolo del “comunismo”, l’Afghanistan che sta per essere mollato; devastato, un relitto.

Nessun punto di svolta. Erano stati uniti prima, contro gli inglesi che gli avevano insegnato anche a uccidere i propri simili, della stessa razza, religione, lingua, aspetto. Lo fecero al prezzo di 725.000 vittime, provocate da battaglie e malattie, contro una popolazione indigena di 7 milioni ben superiore a quella attuale; e i loro terribili campi di prigionia. Si riunirono per degli USA imperiali con il Nord puritano che definì la ricerca dell’impero, usando il Sud battista, e soldati, fortini, accademie militari per una causa che trascendeva la Confederazione. Ma in ciò erano già stati uniti prima, conquistando le terre indigene in un movimento a tenaglia da Jamestown, Virginia e Plymouth, Massachusetts; nella dottrina Monroe e nella guerra del Messico del 1846-48. L’imperialismo non era nuovo.

Una cosa era nuova, però: l’uso della tecnologia per la guerratotale. La brutalità del generale Sherman contro i civili e la società civile/extra-militare diede il là per secoli a venire. Missione compiuta; vinta la guerra civile, passò gli anni successivi a uccidere americani indigeni.

Notiamo di passaggio che quando si equipara la resistenza alla ribellione, all’insurrezione e al tradimento, la costruzione della pace diventa molto difficile. Non c’è nessuno con cui incontrarsi a discuterne, a cercare soluzioni; solo dei singoli ribelli.  Gli schiavi non ebbero possibilità di organizzarsi ma c’era pur tuttavia una causa, la libertà, eppure li si bruciò vivi, li si linciò come null’altro che ribelli. Notiamo pure la generosità dopo la resa incondizionata: d’allora in poi ci sarebbe stata redenzione purché vi comportiate a modo nostro. Aiuteremo perfino tedeschi e giapponesi ad avviarsi alla nostra democrazia e al libero mercato. Se no, vi lasceremo a marcire a modo vostro, badando solo che non ci sia più alcuna ribellione.

Ci vuole uno stomacaccio, un cuore di gelo, e una certa cultura profonda, per credere che Dio voglia così perché noi siamo eletti, eccezionali, aldilà delle leggi umane, obbedienti solo al nostro dio. Se la CSA avesse accerchiato Grant, costringendolo alla resa, il Sud si sarebbe comportato allo stesso modo?  Probabilmente no: lasciateci a noi stessi, non chiediamo altro; voi andatevene per la vostra strada, noi per la nostra. Non siamo la vostra copia, né voi la nostra.

Sì, sofferenze indicibili. Ma quel che parve nuovo, l’emancipazione, fu adattata a forza agli schemi del passato. E si differì la sconfitta per un altro secolo: i diritti civili conquistati dalla nonviolenza nera.

16 aprile 2012

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis

Titolo originale: Continuities in US History

http://www.transcend.org/tms/2012/04/continuities-in-us-history/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.