Appunti su una questione controversa. TAV o NO TAV: this is the problem!

Nanni Salio

Appunti su una questione controversa. TAV o NO TAV: this is the problem!

Nonviolenza = ricerca della verità = dialogo

Trasformazione nonviolenta dei conflitti = empatia + dialogo + creatività

Problemi complessi, globali, controversi: problemi PAS (Pace/Ambiente/Sviluppo) e STS (Scienza/Tecnologia/Società)

Livelli di controversia: dati, statistiche, fatti; stime, probabilità; ipotesi, definizioni; rischi-benefici; valori sociali e individuali

Come decidere quando tecnici e scienziati sono in disaccordo?

Decisioni in condizioni di: certezza, rischio, incertezza, ignoranza

Principio di precauzione: reversibilità della scelta, correggibilità degli errori

Quale futuro, quale sviluppo, quale progresso?

non si può tornare indietro (perché mai, se abbiamo sbagliato e siamo “incrodati”?); la tecnoscienza ci salverà (sì, ma quale conoscenza: più cresce la conoscenza, più cresce l’ignoranza?)

Il caso TAV/TAC:

controversia sui dati:

numero TIR dalla strada al treno: 600.000/anno; posti di lavoro; costi;

impatto ambientale; impatto sulla salute; flusso merci; tempi di percorrenza

controversia sul futuro:

competizione (e perché non cooperazione?); crescita (e perché non decrescita e semplicità volontaria?); circolazione merci (perché non km zero?); turismo (perché mai dalle “Alpi alle Piramidi” invece che locale?); energia (e il “picco del petrolio” e il global change?); velocità (perché non più lenti?);

(Per una analisi più ampia vedi: Nanni Salio, Complessità, globalità e ignoranza: fondamenti epistemologici della conoscenza ecologica

Profeti di sventura

Sembra dunque che sia più saggio continuare a fare i “profeti di sventura”, seguendo la modalità che ci suggerisce Gunther Anders in una bella parabola: “Noé era stanco di fare il profeta di sventura e di annunciare incessantemente una catastrofe che non arrivava e che nessuno prendeva sul serio. Un giorno, si vestì di un vecchio sacco e si sparse della cenere sul capo. Questo gesto era consentito solo a chi piangeva il proprio figlio diletto o la sposa. Vestito dell’abito della verità, attore del dolore, ritornò in città, deciso a volgere a proprio vantaggio la curiosità, la cattiveria e la superstizione degli abitanti. Ben presto ebbe radunato attorno a sé una piccola folla curiosa e le domande cominciarono ad affiorare.

Gli venne chiesto se qualcuno era morto e chi era il morto. Noé rispose che erano morti in molti e, con gran divertimento di quanti lo ascoltavano, che quei morti erano loro. Quando gli fu chiesto quando si era verificata la catastrofe, egli rispose: domani. Approfittando quindi dell’attenzione e dello sgomento, Noé si erse in tutta la sua altezza e prese a parlare: dopodomani il diluvio sarà una cosa che sarà stata. E quando il diluvio sarà stato, non sarà mai esistito. Quando il diluvio avrà trascinato via tutto ciò che c’e’, tutto ciò che sarà stato, sarà troppo tardi per ricordarsene, perché non ci sarà più nessuno.

Allora, non ci saranno più differenze tra i morti e coloro che li piangono. Se sono venuto davanti a voi, è per invertire i tempi, è per piangere oggi i morti di domani. Dopodomani sarà troppo tardi. Dopo di che se ne tornò a casa, si sbarazzò del suo abito, della cenere che gli ricopriva il capo, e andò nel suo laboratorio. A sera, un carpentiere bussò alla sua porta e gli disse: lascia che ti aiuti a costruire l’arca, perché quello che hai detto diventi falso. Più tardi, un copritetto si aggiunse ai due dicendo: piove sulle montagne, lasciate che vi aiuti, perché quello che hai detto diventi falso” (Citato da Jean-Pierre Dupuy, Piccola metafisica degli tsunami. Male e responsabilita’ nelle catastrofi del nostro tempo, Donzelli, Roma 2006, pp. 8-9).

Pascal e l’effetto serra

Partiamo dal famoso ragionamento di Pascal sull’esistenza o meno di Dio. Se crediamo in Dio, conduciamo un’esistenza morigerata e timorosa. Qualora, dopo la morte, scoprissimo che Dio non esiste, avremmo pagato un prezzo per il nostro errore, non particolarmente pesante. Se invece non crediamo in Dio, ci comportiamo in maniera dissoluta e dopo la morte scopriamo che Dio esiste, l’errore commesso comporterà un prezzo altissimo da pagare, le pene dell’inferno per l’eternità. Questo stesso ragionamento può essere applicato al cambiamento climatico globale.

Se crediamo nell’effetto serra, metteremo in atto tutte quelle misure di riduzione dei consumi e di efficienza energetica ch consentono di migliorare la qualità della vita, riducendo l’impatto. Qualora, a posteriori, l’effetto serra non si verificasse, avremmo pagato un prezzo molto basso e ottenuto in compenso un risultato quanto mai desiderabile.

Viceversa, se non crediamo nell’effetto serra e aspettiamo che si verifichi senza far nulla, il prezzo che dovremo pagare sarà enormemente superiore e le conseguenze largamente non correggibili.

27 marzo 2012, Presidio di “Ascoltateli!”, piazza Castello, Torino


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