Cosa è successo davvero a Homs?

Marinella Correggia

Come è successo per la Libia pochi mesi prima, in Siria media occidentali e arabi ma anche organismi onusiani e Ong diffondono come oro colato i dati e i video preparati dai soli oppositori, a servizio di una narrazione a senso unico: “Un intero popolo di vittime civili e disarmate dell’efferata repressione del regime”. Il 28 febbraio titola la Reuters: “Le forze di sicurezza siriane hanno ucciso oltre 7.500 civili dall’inizio della rivolta, dichiara un funzionario Onu”. In realtà, Lynn Pascoe, sottosegretaria onusiana agli affari politici, non ha specificato chi abbia ucciso chi. E lascia anche indeterminata la fonte, i soliti ‘rapporti credibili’. Stilati però da oppositori e da media chiaramente schierati, come quelli che a Homs erano embedded con gli armati. Le contraddizioni nella narrazione sono molte e si notano perfino senza essere stati in loco.

Lo storico Tucidide fu il primo ad attirare l’attenzione sulla necessità di controllare le  fonti. I media anglosassoni oggi se la cavano riportando come vero tutto, con la frasetta “non possiamo verificare in modo indipendente”. I media non anglosassoni omettono anche la frasetta.

Tanto sangue siriano: di chi, e da chi versato? Un’inchiesta

Sharmine Narwani ha studiato le “liste dei morti” (dei feriti non si parla) ponendosi varie domande in “Questioning the Syrian ‘Casualty List’”. Premettendo che il governo stesso ha ammesso errori e violenze nei primi mesi della protesta, Narwani si chiede come fanno i vari “attivisti” (dell’opposizione) che sono la fonte dei media e dell’Onu a verificare ogni giorno le morti, nel bel mezzo di un conflitto?

E poi i morti, sono stati colpiti deliberatamente? E, si chiede Narwani, “sono tutti civili? E sono civili anti o pro regime? E nelle liste sono compresi i quasi duemila morti delle forze dell’ordine? Poiché nella conta quotidiana ultimamente appaiono due categorie: civili, e forze dell’ordine, dove sono gli uccisi fra gli armati? Vengono forse assimilati ai civili?”. E’ probabile e succedeva nel caso libico. Dopo che l’Ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani le ha comunicato di non poter fare il controllo dei nomi che vengono forniti all’ufficio stesso dalle “fonti”, Sharmine Narwani ha trovato che in una lista nominativa di “vittime della repressione” ci sono i nomi dei palestinesi uccisi da Israele sulle alture del Golan il 15 maggio 2011. E anche di noti esponenti pro-regime.

Oltre al famoso Osservatorio siriano per i diritti umani basato in Gran Bretagna e che ha due teste in lotta fra loro, un’altra fonte dei media e dell’Onu sono i Comitati di coordinamento locale, che nutrono con le loro cifre il Centro di documentazione sulle violazioni (Vdc). La statistica del Vdc entrata nell’ultimo rapporto dell’Onu, di pochi giorni fa, parla di “6.399 civili e 1.680 disertori uccisi” fra il 15 marzo 2011 e il 15 febbraio 2012. Insomma: tutti i membri delle forze di sicurezza uccisi erano disertori? Nessun soldato, per il Vdc, è stato ucciso dall’opposizione armata, tranne quelli passati contro il regime, che verrebbero trucidati dai commilitoni?

Questo si scontra con il rapporto (occultato) degli osservatori della Lega Araba che hanno testimoniato di atti di violenza da parte dell’opposizione armata contro civili e militari. Lunghe liste di “vittime del terrorismo” sono diffuse con aggiornamenti giornalieri ovviamente ignorati dai media.  Inoltre l’esercito non avrebbe potuto mantenersi così coeso se avesse passato per le armi tanti suoi membri. Il governo dà ampia pubblicità ai nomi e all’origine dei soldati uccisi e ne trasmette i funerali. L’opposizione invece non fornisce i nomi dei presunti disertori che elenca fra le vittime. Fra le prime vittime militari, nove soldati su un bus attaccato già il 10 aprile 2011 verso Tartous. Presunti “testimoni” citati dai media li indicavano come disertori uccisi per aver rifiutato di sparare sui dimostranti. Ma un sopravvissuto ha negato recisamente.

Anche molti video di “martiri” che circolano su youtube e che i media ampiamente riprendono non dicono nulla sulle circostanze della morte. E quanto ai manifestanti disarmati uccisi “dai cecchini”, per gli oppositori sono uomini di Assad, per il governo sono provocatori. Opposte versioni che riguardano anche le vicende di Homs.

Focus su Homs

Libia 2011: Sirte subisce un assedio atroce a settembre e ottobre ma siccome gli assedianti sono gli alleati locali della Nato (e la Nato stessa dall’alto dei cieli) nessuno grida al massacro di civili intrappolati. E’ accaduto il contrario per Homs. O meglio, per il quartiere di Baba Amr, dove l’esercito siriano è penetrato il primo marzo dopo settimane di offensiva contro i gruppi armati che vi si erano asserragliati (nel caso di Sirte, si diceva “gli assediati gheddafiani tengono in ostaggio la popolazione”; in questo caso no).

Molte le case danneggiate, certo molti i morti fra i civili, nel mirino o anche solo intrappolati in un contesto di guerra urbana. I media occidentali e arabi, i loro corrispondentientrati clandestinamente a Baba Amr (fra questi, Paul Conroy fu fotografato in Libia a braccetto con l’ex al qaedista Belhadji), governi di mezzo mondo e Ban Ki Moon hanno parlato di “bombardamenti e cecchini governativi contro la popolazione civile”. Il governo e gruppi non di opposizione hanno parlato di “bombardamenti e cecchini dei terroristi contro la popolazione civile e l’esercito”. Accuse speculari, ma i media riportano solo le prime.

Dopo l’ingresso governativo a Baba Amr, nei reportage della tivù ufficiale siriana ( http://www.youtube.com/watch?v=-NDziD6QTkc) gli abitanti dicono di essere stati tenuti in ostaggio dai gruppi armati, fatti oggetto di tiri dai cecchini, parlano di minacce, uccisioni, privazioni, vendette, mostrano case, ospedali e scuole colpiti, parlano di armi pesanti usate indiscriminatamente (come i lanciamissili anticarro Milan che gli alleati avevano dato ai ribelli libici nel 2011). Insomma imputano agli armati esattamente quello che viene attribuito al regime dal coro mediatico. Che, secondo il Réseau Voltaire, grazie alla presenza a Baba Amr di giornalisti embedded con i ribelli, ha costruito corrispondenze false, montature (falsi feriti ecc).

Del resto, la tivù siriana sta mandando in onda continuamente (spiega http://www.counterpunch.org/2012/03/05/in-syria-al-jazeeras-credibility-implodes/ http://angryarab.net/2012/03/02/flash-syrian-tv-and-raw-propaganda-footage-from-aljazeera-and-cnn/) dei fuorionda di Al Jazeera nei quali si vede l’attivista a Homs in combutta con l’emittente per far provocare durante la messa in onda terribili rumori di spari ed esplosioni…E si parla anche di false bende applicate a bambini, di bambini ai quali si suggerisce cosa dire ad Al Jazeera (il cui responsabile per la Siria Ahmad Ibrahim è fratello di una dirigente del Syrian National Council…).

A Homs i morti assassinati vengono contesi: la tivù Addunya mostra i membri senza vita della famiglia Sabouh (bambini, donne e uomini) nella loro casa di Baba Amr, attribuendo la strage a terroristi armati. Gli “attivisti” dell’opposizione incolpano i raid delle forze di sicurezza una volta entrate nel quartiere. Naturalmente solo questa seconda versione è presa per buona dai media. Ma mesi fa un caso analogo: la famiglia Bahadur a Homs, dodici persone, secondo il fotografo di Le Monde era stata assassinata dalle “milizie lealiste”; un parente stretto ha poi rivelato il contrario.

Durante tutto l’assedio, gli attivisti e i media hanno accusato l’esercito di bombardare interi palazzi. Il Ministero dell’informazione accusava i “terroristi” di riempire di esplosivo gli edifici per farli esplodere, di usare mortai e lanciarazzi e di uccidere donne e bambini. Anche alcuni testimoni di Homs confermavano le atrocità dei gruppi armati e chiedevano l’esercito (http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/7707-homs-un-testimone-racconta-il-terrore-gruppi-armati-non-damasco.html

Non mancano le accuse (senza prove) di stupro da parte dei soldati siriani e di “bambini uccisi nelle incubatrici dell’ospedale pediatrico di Homs perché le forze del regime hanno tolto la corrente”: in agosto era circolata sulla Cnn (fonte sempre “gli attivisti”) una storia simile sulle incubatrici , relativa ad Hama; poi smentita (ma chi lo sa?) perché la foto di accompagnamento si riferiva nientemeno che… ad Alessandria d’Egitto (l’aveva pubblicata tempo prima il giornale Badil al Jadid e i bambini erano ammucchiati ma vivi).

Channel 4 , emittente televisiva britannica di proprietà pubblica, dà grande risalto a un video-collage girato dal solito fotografo Mani di Le Monde, sull’orrore a Homs ( http://www.channel4.com/news/the-horror-in-homs) che però mostra ben poco: grande assalto e sparatorie di “rivoluzionari” al palazzo governativo (vuoto), bambini feriti (ma da chi?), funerali di morti (ma chi e uccisi da chi?), un ospedale da campo (per i combattenti feriti); e un sostenitore di Assad (come mostra un tatuaggio) pianto dalla madre ma ucciso, dice lo speaker, da un “cecchino di Assad”. La stessa emittente mostra con grande risalto un video clandestino secondo il quale “i medici siriani torturano i prigionieri”. In realtà il video che mostra quattro uomini distesi nei letti, bendati e incatenati, è pieno di contraddizioni e messinscene e sembra proprio una montatura.

Decapitazioni? Il Guardian riferisce di “rapporti secondo i quali 17 civili sono stati decapitati”; sottinteso, da assassini del regime, poi precisa che non ci sono conferme; Avaaz (che si vanta di avere 500 corrispondenti in Siria) offre una lista di 17 nomi e si dice “sicura al 100%” (ricordiamo le menzogne di Avaaz sulla Libia). In verità, la prova di una decapitazione di massa a Homs c’è ma a carico degli oppositori, e rivendicata: settimane fa al reporter della Bbc i combattenti con i quali era embedded mostravano ( http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-16984219) un cellulare con le riprese dello sgozzamento di diversi presunti “shahiba” (gang del regime), al grido “lo vuole la libertà” (un altro video mostra l’impiccagione di un “informatore”).

I media considerano una prova di crimini di guerra da nascondere il fatto che la Croce Rossa Internazionale non sia entrata per giorni (fino al 7 marzo) a Baba Amr (che era comunque quasi vuota, gli abitanti assistiti nei  quartieri vicini)…Ma il portavoce della Icrc a Damasco ha precisato che le autorità hanno dato il via libera e che sono le forze sul terreno a Homs a bloccare i convogli perché le condizioni non sono sicure per la presenza di mine e trappole da rimuovere. In precedenza la Mezzaluna e la Icrc erano entrate a Homs per portare soccorso alle famiglie intrappolate ed evacuare i feriti solo dopo aver chiesto più volte una tregua “al governo e ai combattenti dell’opposizione”: le responsabilità del non ingresso umanitario erano dunque condivise. Nei giorni precedenti, poi, i giornalisti stranieri feriti hanno rifiutato di andar via con la Mezzaluna siriana; lo ha dichiarato la portavoce della Icrc ( http://www.icrc.org/eng/resources/documents/overview/syria-update-25-02-2012.htm) difendendo l’ottimo lavoro della Mezzaluna siriana e i suoi sacrifici anche in termini di vite umane.

Il “massacro di Homs”  sempre in corrispondenza di voti all’Onu (a Ginevra o New York) sarebbe iniziato il 3 febbraio, la notte prima del cruciale voto al Consiglio di Sicurezza secondo gli “attivisti” dell’opposizione siriana; che parlavano di duecento morti in una notte nel sobborgo di Khaldiyé  (il giorno dopo alcune fonti li fanno scendere a 55), sempre lasciando a intendere che si tratti di soli civili disarmati e uccisi dall’esercito. Cui prodest? Un tempismo suicida da parte del governo? Quest’ultimo ha controaccusato: i razzi sono stati lanciati dai “terroristi”, allo scopo di influenzare il voto all’Onu ( http://www.naharnet.com/stories/en/28937-syria-says-rebels-shelled-homs-to-swing-u-n-vote). Solo dopo la rassicurazione del doppio veto russo cinese, l’esercito sarebbe passato all’offensiva a Homs.

Il video dei presunti morti di questa “notte di San Bartolomeo” lascia perplessi (si veda la carrellata offerta da http://www.syria-tribune.com/en/index.php/our-articles/80-homs-media-war): i cadaveri delle “vittime dei pesanti bombardamenti” sono solo maschili: combattenti? I corpi sono in mutande, mani legate, e integri, come se invece che schiacciati da un crollo o spappolati da una bomba fossero stati giustiziati, come spesso è avvenuto ai danni dei soldati. C’è chi ha riconosciuto nelle vittime dei parenti spariti tempo prima.

Titoli come “Homs assediata come Sarajevo”  si accompagnano a video che «non possono essere verificati» (sic) e che mostrano fumo e stanze distrutte ma poco altro ( http://www.reuters.com/video/2012/02/19/syrian-government-siege-grips-homs?videoId=230420494&videoChannel=117760.

E i media occidentali entrati clandestinamente a Baba Amr cosa vedevano? La giornalista Marie Colvin, intervistata dalla Cnn pochi giorni prima della sua morte ( http://articles.cnn.com/2012-02-22/world/world_marie-colvin-interview-transcript_1_civilians-marie-colvin-syria?_s=PM:WORLD) parla di un bambino piccolissimo morto dopo essere stato trafitto da una scheggia nella sua casa; da quale parte è venuto l’ordigno? Non si sa. E’ stato un attacco deliberato ai civili?


Fonte: www.sibialiria.org/
Link: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=83 8.3.2012

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=10007


 

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