L’apparenza inganna. Gli aerei e i coralli

Titolo misterioso per riflettere su un fatto che ultimamente sento ripetere spesso (e che non mi convince). Leggendo «la Repubblica» del 5 agosto u.s., trovo uno schemino con indicati i prezzi a confronto per un viaggio di sola andata, per il 18 agosto. Leggo che per andare da Milano a Napoli in aereo spendo € 38,26, in treno da 60,5 a 100 e in auto 145; da Bologna a Catania 92,8 in aereo, da 82 a 148 in treno e 185 in auto. La frase che sento dire spesso è che il treno ormai costa troppo e che conviene l’aereo. E anche da questa tabella si vede che è così (anche se non così tanto, come sembrano voler dire le persone, perché da Torino a Roma spendo € 47,82 in aereo e 44 (minimo) e 101 (massimo) in treno (con l’auto poi pagherei 137 euro!). Dunque, per tornare al titolo di questa pillola, vorrei invitare tutti (a partire da me) a riflettere sulla parola «costo». Perché forse, se aggiungiamo al costo – più basso – del viaggio in aereo, quello del tempo (due ore prima in aeroporto, più la navetta, più qualche altro mezzo per raggungere il luogo di destinazione), quello dell’inquinamento acustico (sull’udito di uccelli, altri animali, bambini, anziani e vecchi), quello dell’inquinamento vero e proprio, quello dell’inquinamento visivo (avete presenti le luci di un aeroporto?), quello del malessere del corpo a grandi altezze (circolazione, cuore, udito, pelle), quello della costruzione di un apparecchio (e suo smaltimento a fine-vita), quello dell’estrazione del petrolio per farlo funzionare (e chissà quanti altri nas-costi non mi vengono in mente ora) … forse non è così conveniente. E a proposito dei «nas-costi», leggiamo («il venerdì» di Repubblica, 8 agosto 2011) che sono attualmente 66 (!) le trivellazioni nel Mediterraneo per estrarre petrolio (ma altre 67 in attesa di concessione) e gli scienziati sono molto preoccupati del rischio di uno sversamento nelle zone, per esempio, dello stretto di Sicilia.

Durante un convegno dal titolo geniale «Un punto nel mare, un mare di punti» si è discusso tra ambientalisti e ricercatori del fatto che il Mediterraneo è un mare chiuso e «(…) se dovesse verificarsi un incidente come quello della Louisiana, ci vorrebbero almeno cento anni per avere un ricambio completo delle acque con un danno irreparabile per la biodiversità». Ecco che cosa c’entra l’aereo col corallo, ecco un altro motivo con cui potrò rispondere a chi mi chiede perché non uso l’aereo (e cerco di usare poco anche il treno, comunque). Voglio preservare i coralli rarissimi (come quello nero) e gorgonie uniche, lo squalo bianco, la tartaruga caretta-caretta (a rischio di estinzione). Per trivellare poi occorre esplorare i fondali, con strumenti a onde sonore di 240 decibel, che spaventano i cetacei, fino a spingerli lontani dal loro habitat, o li stordiscono fino a provocarne lo spiaggiamento (sapete quando leggiamo notizie di animali marini che giungono sulle nostre spiagge e non si capisce perché? Eccolo, magari, il perché, o un perché).

(a cura di Cinzia Picchioni – Per contatti: via Bertola, 57 – Torino – 011539170)

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