Guerra alla terra. I conflitti nel mondo per la conquista delle risorse – Recensione di Cinzia Picchioni

PeaceReporter, Guerra alla terra. I conflitti nel mondo per la conquista delle risorse, Edizioni Ambiente, Milano 2009, pp. 152, € 14,00

Il libro ha la Prefazione di Gino Strada (Emergency) e l’autore risulta PeaceReporter. Se volete saperne di più sulle due organizzazioni in fondo al volume ci sono due utili schede informative (più una biblio-sitografia. Fornite queste «Istruzioni per l’uso» passiamo ai contenuti.

Quando al telegiornale (o radiogiornale) sentiamo dire: «Rapito un lavoratore dell’Eni (o altre compagnie “nostre»)» non pensiamo subito «…quei primitivi e le loro guerre tribali…», o qualcosa di simile a ciò che si pensava a suo tempo dei «corsari»?

Leggiamo invece questo libro (dopo averlo comprato, così un euro finanzia Emergency). Vi si narra con stile giornalistico (leggo: non «palloso») di come i conflitti a cui siamo abituati, siano sempre guerre per una qualche risorsa. L’acqua in Palestina, il petrolio nel delta del Niger, il litio in Bolivia o il fatto di essere strategicamente importante (Afghanistan). Sì, lo so, leggendo starete pensando: «le so già queste cose!». Be’ penso che conviene ri-saperle. Conviene sapere che l’uso del telefonino (per esempio) giustifica i conflitti in Bolivia:

«Oltre alla fabbricazione di batterie di ogni genere che alimentano telefonini e notebook, palmari e lettori musicali, il litio è utilizzato per la produzione di medicinali (…) per il trattamento di stati depressivi (…), Il vetro che se ne estrae è perfetto per la produzione di speciali smalti per ceramica (…). E poi nella fusione nucleare (…). (p. 58)

Così, tanto per cambiare, ri-apprendiamo che le nostre scelte qui causano qualcosa (che non è così lontano come crediamo).

Conviene sapere che

«Succede ogni giorno (…) a causa della guerra, non lo dicono i pacifisti assoluti, i “pacifondai”. Lo dice l’Unicef: 450 piccole vittime ogni giorno. (…) Li uccidiamo noi. Sono una parte, una piccola parte, di quello che ogni giorno l’umanità è costretta a sacrificare al nostro modo di vivere. Quel modo di vivere che ogni giorno i grandi capi delle grandi potenze proclamano di voler difendere (…). Anche a costo di compiere, in onore di chhissà quale dio, sacrifici umani» (p. 16).

Così si ride amaro con le vignette di Vauro, piazzate fra la guerra in Bolivia per il litio e quella – dimenticata – del Niger. Fra l’altro la prima vignetta parla di 540 bambini (invece di 450); speriamo che si sia sbagliato l’artista… 100 bambini in più o in meno non sono pochi!

Guerra alla Terra ci conduce in viaggio per il mondo, in zone dove possiamo vedere il volto peggiore dell’economia globale (del globo, del mondo, della Terra, di tutti noi. «Nessuno si senta escluso»).

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