Pillola senza fili… Zero a testa!

La notizia è del 31 maggio 2011. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha emesso un verdetto, dopo altri anni di studi: cellulari e wireless potrebbero causare il cancro.

«(…) nonostante le poche certezze, lo scorso 27 maggio il Consiglio d’Europa ha deciso di dire no ai telefonini nelle scuole e far utilizzare nelle classi i collegamenti fissi per internet invece del wi-fi per ridurre i pericoli derivanti dell’esposizione ai campi elettromagnetici, sulla base del principio di precauzione».

Poi naturalmente ci sono i consigli per ridurre l’esposizione, tipo usare l’auricolare, preferire i messaggi, e non telefonare.

«Un annuncio che inevitabilmente riapre il dibattito lungo 20 anni sulla sicurezza della telefonia mobile per la salute umana. Si contano 5 miliardi di telefonini in tutto il mondo, solo in Italia quasi due a testa, circa 100 milioni di cellulari».

Due cellulari a testa? Ma perché? Sarà che io non ne ho nemmeno uno (ma per via che molte persone ne hanno due risulterà che tutti abbiano un telefono cellulare; sapete no, la statistica… per cui se uno ha due polli e un altro nemmeno uno risulta che i polli siano uno a testa…). Comunque, scherzi a parte, mentre aspettiamo che scrivano anche sui telefoni cellulari «Nuoce gravemente alla salute» come sui pacchetti di sigarette, possiamo ragionare:

* quando chiamiamo qualcuno al cellulare, quasi prima di dire «Pronto» possiamo chiedere se è in un luogo dove lo si possa chiamare su un telefono fisso (farà bene alle nostre finanze e alle sue orecchie/cervello);

* quando domandiamo a qualcuno il numero di telefono non diamo per scontato che ci fornisca un numero di cellulare, domandiamogli se ha anche un telefono fisso;

non crediamo a chi ci risponde «Te lo do, ma tanto non ci sono mai». Le parole hanno un significato: mai vuol dire mai; com’è questa persona? non dorme, non mangia, non si veste, non lava con la lavatrice? non torna a casa mai? Magari ci vorrà qualche tentativo, ma prima o poi…

* liberiamoci dalla sindrome di trovare tutti subito. È veramente urgente?

* telefonare a qualcuno non è solo «entrare violentemente nella sua vita», ma anche «entrare violentemente nel suo cervello», ora lo dice anche l’OMS. Dobbiamo davvero farlo? E soprattutto, se dobbiamo farlo, abbiamo provato a usare altri sistemi, prima?

* riscopriamo la calma, riscopriamo la capacità di organizzare un’uscita non all’ultimo momento, riscopriamo la capacità di trovarci – perfino alle manifestazioni – senza dover avere il telefonino (come si è sempre fatto fino a 10 anni fa! Ce lo siamo dimenticato?)

* liberiamoci anche dalla sindrome di essere – noi – trovati subito. Chi siamo? Un medico, un’ostetrica, un idraulico? (non mi viene in mente nessun’altra categoria giustificata a dover essere trovata subito)

Potrei scrivere per ore, perché l’avvento del telefono cellulare è un tipico fenomeno che non è quello che sembra (cioè un modo più «comodo» per comunicare), e meriterebbe trattati filosofici sulla scia di domande come «Chi sono? Quanto valgo? Sono capace di stare da solo? Ho paura della morte?…». Ma questa non è la sede e allora fornisco – come sempre – la mia testimonianza diretta, cioè «come faccio io senza cellualre?»

Ho – da sempre – una segreteria telefonica, personalizzabile, collegata a un numero di telefono fisso (da sempre sono sugli elenchi telefonici cartacei), che fornisco senza problemi e a cui si può lasciare un messaggio. Quando ho bisogno di cercare qualcuno chiedo sempre anche un numero di telefono fisso, e se non c’è un numero di casa quasi sempre c’è un numero di ufficio, o di mamma, o di un luogo dove si possono lasciare messaggi. Sono sempre in orario agli appuntamenti. Sono disposta ad aspettare molti minuti dopo l’orario pattuito per un appuntamento con qualcuno (se Qualcuno non arriva, non serve che mi avvisi, me ne accorgerò; se arriva in ritardo non serve che mi avvisi, sto già aspettando; se devo prendere un treno salgo – e Qualcuno resterà a terra – oppure aspetto e perdo il treno anch’io, ma nulla sarebbe cambiato se anche fossi stata avvetita di una delle due cose no?

Mentre scrivo mi rendo conto che forse non serve, perché prima occorre accordarsi sui termini, possibilmente cercando una domanda – unica – a cui rispondere: come si faceva prima che ci fossero i telefoni cellulari? Ogni volta che ci viene la tentazione di prendere in mano il cellulare e usarlo potremmo farci questa domanda e forse lo useremmo di meno, meno a sproposito, saremmo meno schiavi… Così come per la semplicità volontaria, in cui comprare deve essere l’ultima cosa che facciamo, dopo esserci chiesti «Mi serve davvero? E se sì, posso avere la tal cosa in altro modo che non sia il comprarla?» anche per il cellulare vale lo stesso principio.

Le api ringrazieranno, i bambini che confezionano i cellulari ringrazieranno, gli abitanti di altri paesi dove mandiamo i nostri rifiuti elettronici ringrazieranno, i minatori che estraggono i materiali necessari alla costruzione dei cellulari ringrazieranno, il Pianeta – cioè tutti noi – ringrazierà (il cellulare è fatto di plastica, funziona a batteria, anche se ricaricabile: la rete elettrica produce pur sempre CO2!, le antenne inquinano tutto e tutti, i satelliti?) Non sappiamo ancora molte cose, ma quel poco che sappiamo dovrebbe indurci a un po’ più di attenzione per rimanere – a tutti i costi – fuori dal «così fan tutti» e dentro al «perché?».

 

 

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