America la splendida

Johan Galtung

La realtà è ambigua, yin-yang. Con lati chiari e lati bui. Prendiamo gli Stati Uniti d’America, per esempio: l’opinione di maggioranza al mondo sembra essere che l’Impero USA sia il lato buio e la Repubblica USA quello chiaro; un luogo da visitare, da abitare… America la splendida! Ma il taoismo ci dice che c’è yin-yang nello yin e nello yang: lati più luminosi nell’impero e lati più bui nella repubblica. E, via via, nei singoli aspetti yin e yang c’è dello yin e dello yang, ad infinitum. Una misura di maturità è quanti livelli analitici del genere si padroneggiano. Definire la critica dell’Impero USA “anti-americanismo” rivela un livello 0: gli USA sono solo bene e questo è tutto; l’anti-americanismo è un disordine mentale.

Eppure è possibile e anzi importante essere anti-hitleriani senza essere anti-tedeschi, anti-stalinisti senza essere anti-russi, anti-fondamentalismo e imperialismo USA senza essere anti-americani, anti-sionisti-espansionisti senza essere anti-semiti, anti-ebraici o anti-israeliani, anti-quisling senza essere anti-norvegesi, anti-militaristi-giapponesi senza essere anti-giapponesi; sapendo bene che le radici delle patologie si possono trovare nella cultura profonda del normale, del buono, del positivo.

Distinzioni elementari, ma facilmente sacrificate sull’altare della polarizzazione. Gli USA tutto bene o tutto male, tertium non datur; nessun’altra possibilità, terza, quarta, ecc. Aristotele manda i suoi migliori saluti; ha avuto molto successo in quella piccola penisola del continente asiatico detta “Europa” (“oscurità” in assiro).

Ma ciò comporta la domanda: che cosa c’è di così brillante, buono, positivo con gli USA; cercando di evitare il termine “America” inteso per un solo paese, un insulto ai latino-americani. È altrettanto insoddisfacente essere solo positivi circa la repubblica USA quanto essere solo critici verso l’impero USA. Ci devono essere delle ragioni, luce e buio devono essere scanditi, questo in modo costruttivo, quella per renderla ancor più splendente.

Allora, che c’è di così estremamente attraente negli USA per tanta gente? Abbiamo tutti le nostre risposte. Una è la natura: c’è una bellezza estrema in molti luoghi; forse più lungo le coste e le montagne che nelle pianure, che hanno però anch’esse un fascino. E mancano o sono basse le recinzioni, rendendo la bellezza dei giardini e dei coltivi disponibile agli occhi di chi viaggia. Ma questo si può trovare anche altrove.

L’economia, la terra delle opportunità economiche, del Sogno Americano? Oggi? Uhm…  L’apparato militare, la terra del vigore, della forza? Oggi? Uhm… La politica, la terra della democrazia incorrotta?  Uhm… Cultura, nel senso di eccezionalismo? Uhm… Lasciamo perdere tutto quanto.

Ma ci stiamo approssimando. Cultura nel senso di un’incredibile creatività: sì, davvero. Nelle arti classiche, moderne, postmoderne; nel pop di tutti i tipi. Confini infranti, recinzioni abbassate. Analogamente, cultura nel senso di scienza. Tecnologia innovativa. E aggiungiamo un fattore importantissimo: il pubblico è coinvolto, la cultura interagisce e viene condivisa con alti e bassi con il pubblico, non comprendendo tuttavia le arti e la scienza in quanto nicchie separate, indicative di territori di ceto. Nel fare questo, gli USA hanno non solo creato nuova cultura che ha avuto presa ovunque al mondo, ma hanno fatto cultura per le masse, non per la classe superiore, hanno reso possibile la fruizione della cultura su scala mondiale, come un tempo avevano fatto con le auto e altre comodità del XX secolo. Altrove esse erano principalmente per il consumo d’élite.

E però tali caratteristiche si trovano ora dappertutto, grazie in buona parte agli USA. Che cos’è allora che caratterizza in modo specifico, unico, gli USA?

È la gente, sciocconi! Gli americani – scusandosi con i latino-americani – gli splendidi americani.  Come? Cosa? Perché? Proviamo.

Cominciamo da un fatto fondamentale: con nessuno al mondo è così facile e non noioso interloquire come con un americano.  Aperto, basato sul nome di battesimo, senza barriere, linguaggio corporeo e verbale affascinanti, contatto oculare diretto. Dopo 14 minuti le faccende personali sono esposte, allo scoperto, mentre in altre culture – lasciamo stare i nomi – sarebbero state tenute segrete per 14 anni, o forse per sempre.

Gli americani ti fanno sentire a casa, come uno di loro.  Universalisti, generosi. E non basta. C’è una conversazione bidirezionale, non solo gli estranei che s’informano sugli USA ma anche gli americani interessati alla loro provenienza e a “quel che bolle in pentola”. E a te, personalmente, in modo positivo, a quanto hai da offrire, “quanto hai dentro”. Per un eventuale Nuovo Inizio negli USA, una rinascita – molto attraente, lasciando dietro il passato e la tua vecchia terra, come ai tempi delle massicce immigrazioni. Può sempre venirne fuori qualcosa, ed effettivamente succede spesso.

Ovviamente ci sono le classi; con enormi differenze di potere economico, potere d’uccisione (sovente fortemente illegale) e potere decisionale. Ma non tanto nel comportamento quotidiano.  Gli americani differiscono per abitazione: dalle residenze patrizie ai terreni di sosta per roulotte, e addirittura le auto. Ma spesso si vestono allo stesso modo, mangiano allo stesso modo e condividono gusti e stili di vita, come la chiesa e il lavaggio delle auto di domenica. La pallacanestro. L’istruzione dei bambini.  Amore per la natura, gli animali selvatici, i parchi nazionali. McDonald’s, KFC (pollo fritto del Kentuchy, ndt). CocaCola. Coke. Cocaina. Parlando inglese più o meno allo stesso modo. Anche gli afro-americani – schiavi, linciati, segregati – oggi; non così anche solo poco tempo fa.

In tutti questi sensi una società notevolmente senza classi, di rifugiati di successo da quell’isola del Mare del Nord col labbro superiore rigido da cui giunsero un tempo.

E abituati a ricevere, accogliere, scrutare stranieri; a milioni e milioni, da tutti gli angoli della terra.  Trovando sistemazione per le classi, e così per le nazionalità; con eccezioni, per la paura che quelli che hanno trattato peggio possano un giorno trattare loro, i WASP [bianchi anglo-sassoni protestanti, ndt] allo stesso modo: le Nazioni Originarie, gli afro-americani, gli ispanici –intendendo i messicani.

Un luogo dove respirare. Dov’è facile vivere. Succede sempre qualcosa, con tutti che hanno l’impressione di essere al centro degli avvenimenti. Un paese d’entusiasmo per un lungo elenco (spesso con molti dubbi) di “solo in America”. Non è strano che si radunino a sua difesa quando lo percepiscono minacciato. Eppure, facendo così possono forse eliminare il loro maggior pregio con la segretezza, il sospetto e misure da stato di polizia. Preghiamo che non accada.


23.05.11 – TRANSCEND Media Service
Titolo originale: America the Beautiful

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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