Breviario di resistenza alimentare – Recensione di Cinzia Picchioni

Michael Pollan, Breviario di resistenza alimentare, bur Rizzoli, Milano 2010, pp. 162, € 8,00

Si tratta di rispondere alla domanda «Che cosa mangiare?», perché il sottotitolo del libro che presentiamo recita: «64 regole per mangiare bene» e l’autore (giornalista, scrittore e professore di giornalismo all’Università di Berkeley), dopo anni di studi e ricerche (basterebbe per tutti il suo precedente lavoro Il dilemma dell’onnivoro, Adelphi 2006) ha riassunto tutta la sua conoscenza sull’argomento in sette semplici parolette che, soprattutto, non richiedono una laurea in biochimica: «Mangiare cibo vero. Con moderazione. Soprattutto vegetali». Partendo da queste sette parole Pollan ha realizzato un facile manualetto presentando le 64 regole più come apporti della tradizione che come conquiste della scienza (la quale poi spesso conferma ciò che la cultura popolare e le nostre nonne o madri sapevano da sempre). Le indicazioni provengono infatti da antichi detti popolari, proverbi e saperi raccolti da studiosi, nutrizionisti, nonne, bisnonne, lettori e pubblico delle sue conferenze. L’autore ha creato un sito su cui chiunque ha potuto trasmettergli la propria esperienza: 2500 risposte che sono state vagliate e fatte confluire in questo libro. «Tutte insieme – scrive l’autore – sono come un coro di saggezza popolare sul cibo».

Il «breviario» con le sue sette parolette, si divide in tre parti, una per ciascuna frase: «Mangiare cibo vero» ci fornisce schemi e trucchi per riconoscere il cibo vero da quello che vero non è. «Soprattutto vegetali» propone quali cibi – fra quelli veri – scegliere. Infine «Con moderazione» riguarda più il «come» mangiare.

È difficile seguire tutte le 64 regole, ma l’autore ci consiglia di adottarne almeno una da ognuna delle tre sezioni, e possibilmente quella che ci resta più in mente e/o che ci riguarda più da vicino. Esempio: che colazione scegliere per mio figlio (o figlia)? La regola 36, nella sezione «Soprattutto vegetali» recita «A colazione, non mangiate cereali che fanno cambiare colore al latte». Fantastico no?

Oppure (sempre parlando di bambini) la regola 7, nella sezione «Cibo vero» ci suggerisce «Evitate cibi con ingredienti che un bambino di terza elementare non riuscirebbe a pronunciare».

Poi c’è una delle mie preferite: «Uscite dal supermercato appena potete», e quella per spezzare una lancia in favore della scelta vegetariana: «I cibi con una zampa (funghi e piante) sono più sani di quelli con due (pollame), che sono più sani di quelli con quattro (mucche, maiali e altri mammiferi)», che in realtà è un proverbio cinese. Be’ poi il consiglio 26 ha fatto un’iniezione di vitamine alla mia autostima (io che da sempre cuocio la pasta nella stessa acqua in cui ho fatto lessare le verdure e mi prendo spesso gli «insulti» di mio figlio per il quale l’acqua, così, è «sporca»): «Bevete l’acqua degli spinaci» recita il consiglio 26 della sezione «Soprattutto vegetali».

Siccome è un libro di «regole», non vorrei che si pensasse all’ennesimo manuale «talebano» e cito perciò la frase di p. 105: «Mangiate tutte le schifezze che volete, purché siate voi a cucinarle», e siccome ognuna delle 64 regole è seguita da alcune righe di approfondimento, scopriamo che se dobbiamo preparare noi le patatine fritte o una torta accadrà per forza che ne mangeremo di meno (sbuccia, taglia, friggi, sporca e ripulisci, sbatti, accendi il forno, segui la cottura…, monta la panna, lava gli utensili che hai usato e «dove metto l’olio usato»?). Chiaro no?

Nella sezione dedicata al «Come mangiare» ho trovato due chicche, una più generale e una più particolare: «Mangiate quanto basta», già ma quanto basta? E giù riflessioni sul resto del mondo, sulle diverse misurazioni (un pugno di riso? Quanto ne contengono le nostre mani a coppa?) e sul «cibo ce n’è per tutti, ma è mal distribuito»; la seconda chicca è più universale e pescata da un detto popolare: «Colazione da re, pranzo da principe, cena da povero». Senza scomodare le gerarchie sociali il messaggio è chiaro e premia l’intelligenza dei tre ruoli nel loro adattarsi alla regola 54, p. 139.

Sono proprio contenta di aver «dovuto» leggere questo libro per recensirlo; è agile, divertente, si legge in fretta, resta in mente, è ben scritto, carino nella sua veste grafica e nella scelta dei disegni che si incontrano ogni tanto ed è vero ciò che si legge nella Quarta di copertina (e non sempre è così): «Con questo divertente e arguto manualetto potrete tranquillamente buttare via tutti i libri di dietologia in casa vostra» («New York Times»).

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