Libia: guerra in corso

Johan Galtung

Da Washington

Davvero. Un medico che curi solo gli amici, non i nemici, non è un medico ma una delle parti in guerra.  Un’organizzazione che protegga solo i civili dalla nostra parte e non dall’altra, non è umanitaria ma belligerante. Siamo assertori del Giuramento d’Ippocrate negli affari mondiali. Pertanto, non c’è nulla di storico nella risoluzione 1973 del 17 marzo del Consiglio di Sicurezza.

Storica sarebbe stata una risoluzione che proteggesse eventuali nemici e ponesse dei limiti agli amici del trio anglo-americano-francese che domina il Consiglio di Sicurezza ONU e mette la loro NATO a disposizione dell’ONU come poliziotto mondiale. Quella NATO apparsa nei titoli dei quotidiani in quello stesso giorno proprio per aver ucciso dei civili, a quanto pare una routine quotidiana in Afghanistan. Storica sarebbe stata una R2P (Responsibility to Protect, responsabilità di proteggere) che imponesse una zona di non sorvolo su Gaza, Bahrain, Pakistan, Afghanistan; contro loro stessi. Quel che succede ora è un intervento a sostegno di una parte contro l’altra. Normalmente si chiama guerra.

Il presidente Obama è diventato effettivamente più multilaterale che Bush. Ma questa è una prospettiva puramente formale. Il problema non è chi e quanti decidano ma che cosa decidono. È vero pure che la risoluzione ha escluso la previsione di Fidel Castro del 21 febbraio secondo cui la NATO avrebbe occupato la Libia: “una forza d’occupazione straniera di qualunque forma su una qualunque parte del territorio libico”. Ma ha incluso la clausola USA: “con ogni mezzo necessario”. Ci possono essere ancora altre risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU.

E adesso uno sguardo più ravvicinato, a cominciare dal voto. La maggioranza di 10/15 e nessun veto è chiara. Ma il trio occidentale rappresenta meno di mezzo miliardo di persone, mentre i 5 astenuti, BRIC + Germania, si approssimano a metà dell’umanità. Astenersi, indipendentemente dalla motivazione politica, può essere qualcosa aldilà del votare contro: un No accetta l’impostazione generale essendo però contrario; l’astensione respinge l’intero approccio.

L’astensione tedesca ha ritirato il maggiore membro NATO europeo scavando un fossato, dato che le decisioni dovrebbero basarsi sul consenso.

Più importanti fra gli astenuti sono i due pilastri della SCO, l’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai (Russia e Cina), un osservatore, l’India, e il maggior paese dell’America Latina. Grosso modo, l’Occidente contro il Resto del mondo e una parte della NATO contro l’opposizione SCO. E parlano tutti di una vaga alternativa, di cessate-il-fuoco, di mediazione. Speriamo che traducano quella retorica in azione, e presto.

Il terzo potere è l’Islam; ma mentre NATO-SCO usano il terrorismo di stato, alcuni elementi nell’Islam si sono specializzati in terrorismo. Chi avrà l’Islam dalla sua dominerà il mondo, e la NATO è ora in guerra con 4 [tali paesi] e ha un Segretario Generale con solide credenziali anti-islamiche.

Che gli USA vogliano defilarsi sullo sfondo si spiega facilmente. Hanno tutte le ragioni per non porre in primo piano l’impero, lasciando il lavoro agli alleati. Gli USA sono alla bancarotta, e vogliono condividere i rischi economici, militari e soprattutto politici. Ci sono critiche in Parlamento sulla costituzione violata; non possiamo permettercelo, potrebbe diventare un pantano peggiore dell’Afghanistan. L’azione NATO ha confermato tutte le previsioni sui colonizzatori dell’Africa – Regno Unito-Francia-Italia. [Gheddafi] può adesso tentare una seconda rivoluzione. Può darsi che non vinca, ma potrebbe anche non perdere; per vincere potrebbero essere necessarie truppe di terra NATO. E 20 anni di guerra e occupazione.

Ovviamente nessuno deve stare lì solo a guardare un regime che brutalizza la sua stessa gente, come avverrebbe se-quando Gheddafi volgesse la retorica in realtà. Si sarebbero dovuti usare tutti gli altri mezzi, compreso colpirne gli aerei con missili lanciati dalle navi. Ma, come ha detto qualcuno con una battuta alla National Public Radio, “il presidente Obama ha lanciato più missili da crociera che tutti gli altri vincitori di premi Nobel per la Pace insieme”, ed essi hanno colpito ogni tipo di bersaglio: in volo, al volante, in cammino, semplicemente esistente. E poi?

Beh, che cosa ci fa venire in mente? L’azione NATO contro la Serbia, ovviamente, come fa presente Michel Collon su Salon. Non avevano un mandato del Consiglio di Sicurezza ONU, ma usarono “tutti i mezzi necessari”.

Come per la Libia, per Serbia-Kosovo l’Occidente fece la sua solita propaganda. C’è quella della riduzione del nemico a una persona, da odiare, usando fedelmente la ricetta di Orwell in 1984.  Milosevic, Hussein, Osama bin Laden, ora Gheddafi. Questo lavoro di base è stato fatto per Castro-Chávez, ma senza conseguenze del tipo Consiglio di Sicurezza ONU #1973, per ora. Strano che l’Occidente che produsse l’idea di un contratto sociale rivedibile dalla gente, Rousseau contro Hobbes, sia concentrato su una sola persona e così poco sul popolo, e solo sulle malefatte, nulla di buono che spieghi come mai tanti siano dalla parte di Gheddafi. E così ignorante di storia nonostante l’elevato livello di istruzione che l’Occidente si è dato.

Ma gli obiettivi in Serbia erano chiari: bombardare le imprese statali e non quelle private, per permettere alle multinazionali d’impossessarsi delle risorse naturali, installando quell’enorme base militare di Camp Bondsteel, sostenendo un esercito di liberazione (UCK) con una documentata scia di orrori. Gli armamenti comprendevano bombe a grappolo, bombe a grafite per colpire impianti elettrici e uranio impoverito dalle conseguenze ben note.

Non sappiamo se questo varrà per il caso libico, con la minaccia di spianare Tripoli. Chi siano i ribelli non è chiaro; senza dubbio molti, la gran parte, tutti, sono fortemente e giustamente contro la dittatura di Gheddafi. Ma per che cosa si battono, quali obiettivi hanno? Ipotesi non peregrina: accoglieranno gli investimento esteri diretti, nel petrolio, e una base o due; per gratitudine e per rinsaldare la vittoria. E gli USA avranno quello per cui si son dati da fare così a lungo: una base NATO in Africa; e più sarà così, meno pace si avrà. Si ritiri la presenza straniera in Bosnia e Kosovo e l’ordine imposto dall’Occidente potrà venir meno, anche alla svelta. Da un impero USA a uno occidentale?

In Libia ci possono essere milioni di persone alle quali non garba quell’uomo ma che condividono molto di quello che ha rappresentato. L’Occidente può diventare una facile vittima della propria dottrina “un-paese-una-persona”. E ci troviamo di nuovo in un altro tragico, duraturo, crimine contro l’umanità. Senza via d’uscita.


Libia: guerra in corso, 28.03.11 – TRANSCEND Media Service
Titolo originale: Libya: The War Is On

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Sereno Regis

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  1. […] Sereno Regis, http://www.serenoregis.org. Sulla Libia si veda, ad esempio: “Libia: guerra in corso”, http://serenoregis.org/2011/03/31/libia-guerra-in-corso-johan-galtung/ ) di avere un quadro e una valutazione più affidabili di quello che succede nel […]

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