La bella, la bestia e l’umano – Recensione di Loredana Arcidiacono
Annamaria Rivera, La bella, la bestia e l’umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Edizioni Ediesse, Roma 2010, pp. 196, € 12.00
Mai come in questo ultimo periodo la morale ed il ruolo delle donne è stato così tanto al centro dell’attenzione. Trent’anni dopo l’uscita di “Dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Benotti e sessantadue dopo “Il secondo sesso” di Simone de Beauvoir, la naturale superiorità maschile non sembra essere ancora stata messa veramente in discussione.
Dove cercare i colpevoli?
Perché mai proprio le donne sono divenute oggetto di dominio, oppressione e discriminazione?
Con questo volume, il primo di una collana che ha come argomento il rapporto tra corpo, sesso e razza, Annamaria Rivera con una visione “larga” mette a tema un nodo cruciale sui nessi tra sessismo, razzismo e specismo.
E’ uno studio non tanto delle oppressioni sulle minoranze come manifestazione, ma piuttosto verso la comprensione di quei fenomeni che hanno portato a trasformare disuguaglianze storiche e sociali in differenze essenziali, naturali e perciò immutabili e di come l’invenzione delle razze umane ci ha portato a immaginare l’umanità divisa in unità biologicamente distinte. O di come le credenze sulle differenze di carattere tra maschio e femmina hanno imprigionato il naturale sviluppo delle “qualità umane” e hanno inciso sulla realtà sociale fino a modificarla.
Forse è la cultura e non la biologia a formare le personalità individuali?
(Pubblicata sulla Newsletter n. 9/2011 di giovedì 10 marzo 2011)
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