Giochi per imparare a improvvisare – Recensione di Loredana Arcidiacono

Chiara Liuzzi, Questo Strano Strano Mondo. Giochi per imparare a improvvisare, Edizioni la Meridiana, Molfetta 2010

In musica, ogni volta che si esegue un brano è necessario farlo con la freschezza del primo incontro e l’intensità dell’ultimo.

Ma, per poterlo fare, è indispensabile possedere una comprensione reale del brano che si dovrà eseguire, impossibile da ottenere senza lo studio intenso e le innumerevoli ripetizioni che porteranno ad averne familiarità.

Alcuni musicisti cedono alla convinzione superstiziosa che un eccesso di analisi possa distruggere la qualità intuitiva e la libertà della sua esecuzione, confondendo la conoscenza con la rigidità e dimenticando che la comprensione razionale non è solo possibile, ma è assolutamente necessaria perché l’immaginazione abbia campo libero.

La leggenda narra che Abu Nuwas, un poeta arabo dell’ottavo secolo, si presentò a Khalaf al-Ahmar per chiedergli consiglio sul modo di scrivere poesia e si senti dire di cominciare con l’imparare a memoria mille poesie. Abu Nuwas ubbidì e poi tornò a recitarle davanti al suo maestro, che a quel punto gli ingiunse di dimenticarsele subito.

L’aneddoto descrive in maniera esatta il processo che il musicista deve affrontare quando studia un lavoro che non gli è familiare. Deve interiorizzare la struttura dell’opera al punto da non ricorrere mai durante l’esecuzione al pensiero intellettuale. A quel punto le dita, il cuore, il cervello, la pancia, coopereranno in maniera non premeditata, procurando uno stato di grande beatitudine.

Dalle arti si possono apprendere un’incredibile quantità di cose utili per la vita.

L’arte dell’improvvisazione è una di queste.

Ma come si fa a saper improvvisare nella forma d’arte massima, quella della vita di tutti i giorni?

Ecco che questo libro, dedicato ai più piccoli, ce ne da una dimostrazione, con una serie di giochi che utilizzano i suoni, i colori, le parole e i movimenti del corpo dando uno strumento ai genitori e agli insegnanti per aiutare i bambini a comprendere l’inesprimibile contenuto della vita attraverso l’arte, “ascoltando interiormente ed esteriormente noi stessi e gli altri. Perché se ascolto me, saprò ascoltare te e quindi sarò in grado di riconoscere parte di me. Se non ti ascolto, non potrò mai comprendere i tuoi bisogni che in fondo sono i miei. Perché tu ed io abbiamo bisogni simili. E attraverso te, capirò la differenza tra ciò che voglio, ciò che credo di volere, ciò che prendo dagli altri e ciò che dono.”

Loredana Arcidiacono

1 commento
  1. Giò
    Giò dice:

    …molto bello questo concetto,sembra lo spartiacque tra una concezione di rigida esecuzione della musica e quella " che si toglie l'argilla dalle ali ", ma questa è una dimensione che richiede tecnica ed abbandono; c'è un eco di Zen nel raccontino…

    Grazie.

    Rispondi

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