Pillol’Astro del Ciel…

Natale! Non vi racconterò che quest’anno mio figlio ed io abbiamo deciso di destinare tutti i soldini che avremmo speso in regali ad un’organizzazione che gestisce presenze di peacekeeping in zone «calde» del pianeta; non vi dirò neanche che abbiamo costruito a mano tutti i biglietti di auguri (sì cartacei; sì, spediti con la posta tradizionale; sì, scegliendo francobolli «natalizi» e, sì, abbellendo anche le buste con immagini natalizie ritagliate da cataloghi di cosmetici erboristici non testati sugli animali; non vi dirò neppure che per Natale andremo al mare (sì, il «Mare d’inverno» cantato da Loredana Bertè: è proprio così che lo si pensa. Controcorrente o – per citare un altro cantautore – «In direzione ostinata e contraria»).

Invece vi lascio uno dei più bei racconti «natalizi» (ma in realtà è una meditazione sull’accettazione) che mi sia capitato di leggere negli ultimi tre o quattro anni. È di Paolo Coelho, e si intitola «La leggenda dei tre cedri del Libano». Buone feste, comunque le intendiate; ci leggiamo l’anno prossimo.

Racconta una vecchia leggenda che nelle belle foreste del Libano antico nacquero tre cedri. Come tutti sappiamo, i cedri impiegano molto tempo per crescere e questi alberi trascorsero interi secoli riflettendo sulla vita, la morte, la natura e gli uomini. Assistettero all’arrivo di una spedizione da Israele inviata da Salomone e, più tardi, videro la terra ricoprirsi di sangue durante le battaglie con gli Assiri. Conobbero Gezabele e il profeta Elia, mortali nemici. Assistettero all’invenzione dell’alfabeto e si incantarono a guardare le carovane che passavano, piene di stoffe colorate.

Un bel giorno, si misero a conversare sul futuro.

«Dopo tutto quello che ho visto – disse il primo albero – vorrei essere trasformato nel trono del re più potente della Terra».

«A me piacerebbe far parte di qualcosa che trasformasse per sempre il Male in Bene», spiegò il secondo.

«Per parte mia, vorrei che tutte le volte che mi guardano pensassero a Dio» fu la risposta del terzo.

Ma dopo un po’ di tempo apparvero dei boscaioli e i cedri furono abbattuti e caricati su una nave per essere trasportati lontano. Ciascuno di quegli alberi aveva un suo desiderio, ma la realtà non chiede mai che cosa fare dei sogni. Il primo albero servì per costruire un ricovero per animali e il legno avanzato fu usato per contenere il fieno. Il secondo albero diventò un tavolo molto semplice, che fu venduto a un commerciante di mobili. E poiché il legno del terzo albero non trovò acquirenti, fu tagliato e depositato nel magazzino di una grande città.

Infelici, gli alberi si lamentavano: «Il nostro legno era buono, ma nessuno ha trovato il modo di usarlo per costruire qualcosa di bello!»

…continua

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