Più armi per tutti: il grande business delle tre guerre

Robert Fisk

Le guerre combattute in questi anni dagli occidentali hanno visto scorrere fiumi di denaro. E c’è sempre chi ha fatto lauti guadagni… Più armi per tutti!

Dal momento che in Medio Oriente ci sono tre conflitti – in Afghanistan, in Iraq e tra israeliani e palestinesi – e forse un’altra guerra in Libano è sulla rampa di lancio, potrebbe essere una buona idea dare uno sguardo al loro costo. Non parlo dei costi umani – 80 vite al giorni in Iraq, un numero imprecisato in Afghanistan e una al giorno (per ora) causata dal conflitto israelo- palestinese –ma di quelli finanziari.

Mi ossessiona il ricordo dell’Arabia Saudita che chiese la restituzione del suo denaro dopo che l’Iraq aveva invaso il Kuwait nel 1990.Non aveva forse l’Arabia Saudita, re Fahd ricordava bene Saddam, finanziato otto anni di guerra contro l’Iran elargendo all’Iraq la stratosferica somma di 25.734.469.865,80 dollari? Per i custodi dei due luoghi sacri dell’Islam, La Mecca e Medina, il versamento di oltre 25 miliardi di dollari a Saddam affinché massacrasse i correligionari iraniani fu un gesto molto generoso – anche se richiedere la restituzione persino degli 80 centesimi fece trapelare un po’ di avidità.

Ma sempre in tema di rapacità, gli arabi hanno speso la bella somma di 84 miliardi di dollari per appoggiare le operazioni anglo-americane contro Saddam nel 1990-91: tre volte l’ammontare versato da re Fahd a Saddam per la guerra con l’Iran. I soli sauditi hanno contribuito con 27 miliardi e mezzo di dollari. In totale l’invasione irachena del Kuwait del 1990 venne a costare agli arabi 629 miliardi di dollari, corrisposti quasi tutti agli Stati Uniti e ai suoi alleati.

Nell’agosto del 1991 Washington si lamentava perché risultava ancora creditrice di 7,5 miliardi di dollari nei confronti di Arabia Saudita e Kuwait. In sostanza sembrerebbe proprio che le guerre occidentali in Medio Oriente si possano combattere per vincerle, ma anche semplicemente per fare soldi. In Iraq forse avremmo potuto ricavare qualcosa di più se quell’avventura non fosse finita disastrosamente.

Secondo lo storico israeliano Ilan Pappé, dal 1949 gli Stati Uniti hanno dato a Israele oltre 100 miliardi di dollari in donazioni e 10 miliardi in prestiti a condizioni agevolate – più di quanto Washington abbia elargito a favore del Nord Africa, del Sud America e dei Caraibi. Negli ultimi vent’anni gli Stati Uniti hanno trasferito ad Israele la somma di 5,5 miliardi di dollari per l’acquisto di armamenti. Ma se vogliamo farci veramente del male dobbiamo leggere a quanto ammontano le perdite, degne di un re Mida, nell’intero Medio Oriente a partire dal 1991 – 12.000.000.000.000 di dollari, cifra impronunciabile. Diciamo 12.000 miliardi di dollari e se non mi credete date uno sguardo a un opuscolo pubblicato recentemente dallo “Strategic Fortnight Group”.

Le cifre riportate da quel libro sono state riprese da pochissime testate giornalistiche per poi finire rapidamente nel dimenticatoio forse perché l’opuscolo è stato pubblicato nella lontana Mumbai e non a cura di qualche ridicolo “think-tank” americano.

Dal momento che potrebbe scoppiare in tempi brevi l’ennesima guerra tra Israele e Hezbollah, vediamo di farci un’idea del costo astronomico degli F-16, dei missili, dei “bunker-buster”, dei razzi di fabbricazione iraniana, delle fabbriche, delle città, dei villaggi, dei ponti, delle stazioni di servizio, dei terminali del gas che verranno distrutti – non ci accontentiamo delle 1.300 patetiche vittime libanesi e delle patetiche 130 vittime israeliane della guerra del 2006 proprio perché si tratta di semplici mortali – per non parlare dei danni al turismo e al commercio.

I danni totali subiti dal Libano nella guerra del 2006 sono stati calcolati in 3,6 miliardi di dollari rispetto al miliardo e 600 milioni di Israele – Israele quindi ha vinto a mani basse la battaglia del denaro anche se nella sua guerra di aggressione l’esercito israeliano ha tentato di fare piazza pulita sul terreno non lesinando i mezzi. A pagare questi costi sono stati anche i contribuenti americani (che finanziano gli israeliani) e i contribuenti europei, i potentati arabi e il regime iraniano (che finanziava il Libano).

La stessa cosa succede a Gaza.

Ma vediamo di scomporre i costi della guerra in Libano del 2006. Ponti e strade: 450 milioni di dollari. Servizi pubblici: 419 milioni. Case: 2 miliardi.

“Istituzioni” militari: appena 16 milioni. A quanto è dato sapere Hezbollah ha speso 300 milioni di dollari.

A puro titolo di sadismo potremmo aggiungere all’elenco gli incendi dei boschi (4,6 milioni), i civili sfollati (52 milioni) e l’aeroporto di Beirut (170 milioni). Ma quale è stato il costo più pesante? Il turismo con i suoi 3-4 miliardi di dollari di danni. E ora Israele. Il turismo ha subito danni per 1 miliardo e 400 milioni di dollari, 460 milioni sono stati spesi per «servizi pubblici e di emergenza», 1 miliardo e 400 milioni per danni alle imprese, 335,4 milioni per risarcimenti, 18 milioni per gli incendi dei boschi. Ma per quale motivo Israele e Hezbollah ce l’avevano con i boschi? In totale i costi per Israele sono stati pari all’ 1,5% del PIL, per i libanesi all’8% del Pil.

Ci sono numerose altre chicche in questo sorprendente elenco di orrori finanziari e sociali. L’11 settembre 2001 sulla lista “no-fly” dell’America figuravano appena 16 persone. A dicembre erano 594. Ad agosto 2008 avevano toccato la stupefacente cifra di 100.000. Con questo ritmo nel giro di un anno la lista dei “potenziali terroristi” arrivera’ a due milioni di anime.

(c) The Independent
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto
Tratto da L’Unità del 6 dicembre 2010


 

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