Devo avere un disturbo alla vista…

…perché quando guardo un foglio di carta, un cartone dello yogurt, un libro inutile e/o brutto, vedo … un albero! Non riesco cioè a disgiungere l’idea che prima di essere un foglio quello lì era un albero. E l’unico modo per sopportare quella vista è vedere che sul foglio ci sia scritto qualcosa di veramente intelligente, bello o utile.

Poi mi succede anche questo: leggo qualcosa di non proprio intelligente, o bello o utile (o non completamente…) e allora vado in cerca del marchio FSC, almeno. È stato il caso di «sette», il supplemento del «Corriere della sera»: come molti suoi simili è pieno di pubblicità eccetera, ma almeno è stampato su cart certificata FSC. Cos’è ‘sto marchio? Cito una spiegazione molto chiara che ho trovato su «altroconsumo»; chi trova il logo FSC può essere sicuro che

« […]gli alberi non sono stati tagliati illegalmente e che sono state rispettate tutte le leggi in vigore; che sono stati salvaguardati i diritti e la sicurezza dei lavoratori, nonché delle comunità locali o, se ci sono, delle popolazioni ndigene; che le m ateria prime non provengono da piante geneticamente modificate, né da foreste di alto vlore ambientale, né tantomeno da foreste convertite in piantagioni e in altre forme d’uso del territorio che non siano di tipo forrestale; che è stata tutelata la biodiversità delle specie vegetali e abnimali» (intervista con Mauro Masiero, segretario della sezione italiana di FSC – Forest Stewardship Council – ente che promuove una corretta gestione delle foreste: www.fsc-info.org).

Allora: gli editori possono cercare di pubblicare su carta riciclata o certificata FSC; gli scrittori possono richiedere agli editori di pubblicare su carta riciclata (e quelli molto famosi potrebbero addirittura promuovere un «boycottaggio», pubblicando solo con gli editori che abbiano fatto quella scelta!). Naturalmente Greenpeace ha già da tempo iniziato una campagna in tal senso. Per saperne di più potete cercare in Rete «Scrittori per le foreste»); noi comuni mortali possiamo continuare a riutilizzare la carta più volte e riciclare quella che usiamo ricordando che:

il cartone della pizza si ricicla solo se è perfettamente pulito (o gli avanzi di cibo comprometteranno tutta la partita di carta raccolta); lo stesso dicasi per tovaglioli e fazzoletti di carta (infatti, basta non usarli, preferendo quelli di stoffa), nonché per la carta da cucina (altra cosa da non comprare né usare, così non si avrà il dubbio di dove buttarla); ho scoperto poi che gli scontrini non si possono riciclare perché la carta con cui sono realizzati è termica; infine l’eterno problema del tetrapak (se proprio lo abbiamo comperato e non sappiamo se e dove buttarlo): alcune città lo raccolgono – Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e l’elenco completo si trova sul sito www.tiriciclo.it

E ricordiamoci che il Comieco (Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica) ha stimato che il riciclo di carta e cartone dal 1998 al 2008 equivale al volume di 170 discariche. Centosettanta discariche! Pneismaoci, la prossima volta che – per pulire il tavolo – invece di una spugna useremo la carta-paglia-casa-che-assorbe-più-del-suo-peso…

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