La rivoluzione dei diritti civili negli USA – Johan Galtung

Greensboro, NC (1): Questo è il luogo in cui essa avvenne: il sit-in alla tavola calda di Woolworth il 1 febbraio 1960 scatenò una cascata di eventi che portarono al Civil Rights Act (legge sui diritti civili) del 1964, mettendo formalmente fine alla segregazione basata sul colore della pelle negli Stati Uniti d’America. L’avvenimento ha avuto un suo Museo Internazionale dei Diritti Civili il 1 febbraio 2010; 50 anni (!) dopo. E il Civil Rights Act giunse circa un secolo dopo il Proclama dell’ Emancipazione che fu firmato il 1 gennaio 1863, per la guerra contro la secessione e contro la schiavitù. Il Sud combatté anche più aspramente, Inghilterra e Francia rinunciarono all’idea di riconoscere la Confederazione dato che la schiavitù era illegale in entrambi i paesi, e gli operai bianchi nel Nord temevano talmente la concorrenza degli schiavi liberati che calò l’arruolamento e nel marzo 1863 fu approvata la legge sulla coscrizione. Sino al 1850 il Compromesso mantenne unita l’Unione purché le forze federali fossero usate per inseguire gli schiavi fuggiaschi!

Perché, oh perché, ci volle così tanto tempo da quando i primi schiavi furono imbarcati per Jamestown, in Virginia, su una nave schiavista olandese nel 1619, l’anno in cui fu istituito un governo rappresentativo (per maschi al di sopra di 17 anni)? Il museo racconta la storia con passione, documentazione, e lancia un forte messaggio sui ruoli dei singoli individui che si impegnarono e della nonviolenza.

La schiavitù divenne illegale, ma le forme di oppressione dei neri con misure segregative, discriminatorie, offensive note come “Jim Crow” – tenere i negri al loro posto- non furono dichiarate illegali fino al 1964. Il Sud (oltre la Linea Mason-Dixon fra stati liberi e schiavisti) si attenne ai diritti degli stati alla segregazione e discriminazione, e alle libertà dei singoli individui di credere alla superiorità e al pregiudizio razziale. Charles Darwin fornì un sostanziale sostegno con il sottotitolo della sua Origine delle Specie: “La Preservazione delle Razze Favorite nella Lotta per la Vita”. Da ciò scaturirono i Concili dei Cittadini Bianchi per i Diritti degli Stati e le Libertà Individuali.

Un progetto di ricerca del 1958-60 sulla desegregazione scolastica a Charlottesville (VA) mi portò vicino a quell’abominevole secolo di deliberato ritardo. Le interviste con segregazionisti bianchi rivelarono tre principali fattori nel loro pregiudizio: essi, i neri, sono arrabbiati per la schiavitù e si vendicheranno pugnalandoci alla schiena; sono tutti comunisti contrari alla nostra società; sono brutti. Nascosta lì sotto c’era la ricetta per il progresso individuale nero nella società bianca: prendere la storia con un sorriso, essere repubblicano di destra, essere belli/e. Almeno due di questi tre elementi vi possono condurre al risultato. Non si tratta di pigmento. Gli esempi sono ovvi.

Ma né i quattro milioni di schiavi liberati, né gli ex-proprietari di schiavi, erano pronti all’abolizione della schiavitù. La plebaglia d’ascendenza britannica che viveva “lungo il fiume”, lungo gli Appalachi, lungo la costa, era brutale, violenta, spesso indurita da lotte fra inglesi, scozzesi e irlandesi. Era segregato perfino un distributore di coca-cola, un lato per i bianchi (5 centesimi la bottiglia), l’altro per i neri (10 centesimi la bottiglia – prezzi del 1950). Reparti e corsie pubblici, ristoranti, hotel, bus, treni, sale d’attesa, acqua, spiagge, tutto: i colorati qui.

Il seguito a questa massiccia stigmatizzazione di altri esseri umani fu ovviamente, come per gli ebrei in Germania, l’uccisione. Non col gas, ma col linciaggio. Il Ku Klux Klan. Non di nascosto al pubblico ma pubblicizzato come intrattenimento. I cadaveri potevano venir trasportati in un cinema invitando il pubblico, armato secondo il Secondo Emendamento, a riempirli di proiettili, tanto da render difficile trasportarli via. Migliaia di linciaggi. Per oltre 70 anni.

La vita quotidiana era un incubo per i neri che viaggiavano, dal trovare un gabinetto a un posto per pernottare. Dev’esserci voluto del coraggio per un George Gershwin, cui era stato commissionato di scrivere un’opera su un tema americano, scegliere la vita di ex-schiavi per (la non senza problemi) Porgy and Bess. Ma ci fu progresso. Come?

S’immagini una matrice con tutte le città, principalmente del Sud, in verticale, e tutte le forme di segregazione in orizzontale. Poteva un qualunque elemento concreto [luogo, tema] essere una leva per una desegregazione a cascata?

Topeka, Kansas; la scuola Monroe, il caso giudiziario “Brown vs. Provveditorato agli Studi”, e la decisione della Corte Suprema del 17 maggio 1954 di desegregare “con ogni deliberata rapidità”. Uno studio propedeutico a tale decisione fu la ricerca del prof. Otto Klineberg sui bambini i cui genitori si erano trasferiti dal profondo Sud a New York, misurando il loro IQ prima e dopo qualche tempo in un contesto desegregato e migliore: convergevano molto in fretta su livelli bianchi.

Ma la rapidità fu davvero “deliberata”. Lenta. Rosa Parks accelerò il processo col suo rifiuto coraggioso di alzarsi e cedere il suo posto a un bianco nel settore per neri di un autobus nel dicembre 1955 a Montgomery, Alabama. E Martin Luther King jr. ne riconobbe il potenziale e gli diede voce – come un Osama bin Laden – nella Marcia su Washington dell’agosto 1963: “Ho un sogno, per i figli degli ex-schiavi e degli ex-possessori di schiavi”.

Greensboro, North Carolina; la tavola calda Woolworth. La sessione strategica di quattro studenti neri al North Carolina Agricultural & Technical College il 31 gennaio 1960 (stanza 2128 nel dormitorio) fece la storia. Il D-day fu il 1 febbraio; la vittoria giunse nel giugno 1963. Poi arrivò una terribile reazione al diffondersi della desegregazione: l’attentato (con bomba) alla chiesa battista della 16^ strada a Birmingham, Alabama, il 13 settembre: 4 ragazzine uccise, altri 23 feriti gravi.

La nonviolenza di individui coraggiosi, molti fra i quali bianchi, molti ebrei, costituì quel “Noi” che “superò” quel grave male sociale. Oggi il male si riproduce nella percentuale sproporzionata di neri nella popolazione carceraria USA – primato mondiale – usata come manodopera schiava per rendere lucrose le carceri. C’è un lavoro da compiere. In tutto il mondo, si spera senza insidiosi compromessi né una guerra civile mondiale. Quattro coraggiosi studenti neri hanno indicato il percorso.

Nota:

(1) Il quartier generale di TRANSCEND-USA è alla University of North Carolina, Greensboro – [email protected].

24 maggio 2010, TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: The US Civil Rights Revolution

http://www.transcend.org/tms/2010/05/the-us-civil-rights-revolution/

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