Pillola autoreferenziale – A proposito di crescita e pubblicità

Che faccio, mi auto-cito? Ebbene sì, perché questo brano è troppo attuale per non essere diffuso. È tratto dal «mio» libro Semplicità volontaria (Anteprima, Torino 20082, pp. 25-7):

Se non rientriamo oggi per nostra scelta in una decrescita economica, la cui condizione è una crescita dei valori umani, corriamo tutti i rischi di vederci imposta una decrescita domani, accompagnata da un terribile regresso sociale, umano e delle nostre libertà. Più aspetteremo ad impegnarci nella decrescita sostenibile, più duro sarà l’impatto contro la fine delle risorse […]

(B. Clémentin, V. Cheynet, La décroissance soutenable)

E per riflettere sul nostro ruolo di consumatori (p. 26):

Sa che il bilancio della pubblicità oltrepassa i 500 miliardi di dollari? È il secondo bilancio mondiale, dopo quello della guerra, che è di oltre 800 miliardi: ecco 500 miliardi di dollari per produrre inquinamento visivo, inquinamento auditivo, inquinamento mentale e spirituale. E per distruggere l’ambiente, consumare le foreste […] La pubblicità è funzionale alla logica del sistema economico di oggi, che è fondato sulla crescita. È la crescita come obiettivo in sé, la crescita per la crescita. E per far crescere sempre più il prodotto si deve consumare sempre di più, anche se non si ha più bisogno di niente. Allora si deve forzare la gente a consumare le cose dci cui non ha bisogno e per questo creare un desiderio e far pensare alla gente che manca di tutto, che deve lavorare sempre di più per produrre sempre di più per consumare sempre di più. È un circolo vizioso che non ha fine. E il problema più grave è proprio questo: poiché una crescita infinita non è possibile in un pianeta finito, andiamo dritti a sbattere contro il muro dei limiti del pianeta.

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