‘No Fire Zone’, dal Mahayajna alla condizione dell’etnia Tamil. Dal sacro al profano – Elvira Augello e Simona Defilippi

Nel giugno 2009, 45 Bramini provenienti dalla regione indiana del Tamil Nadu si sono radunati alla Fondazione Merz per celebrare il rito del fuoco induista. Questo evento, che concludeva la personale dell’artista tedesco Wolfganga Laib, ha dato origine al progetto ‘No fire zone’ degli artisti registi Gianluca e Massimiliano De Serio, che hanno creato una video-installazione molto particolare composta da pochi elementi e nessuna descrizione.

Dall’osservazione del Mahayajna, il sacrificio al fuoco che celebra il benessere del mondo e di tutti gli esseri viventi, gli artisti hanno puntato il loro sguardo sulla condizione dell’etnia Tamil, a cui i bramini appartengono. E’ emersa una contrapposizione che evidenzia da una parte la ricerca innata dell’armonia propria dell’uomo e, dall’altra, la prepotente prevaricazione del potere che, al contrario, genera sofferenze e lacerazioni nell’animo umano.

‘No fire zone’ è una mostra dal sapore sociale e politico, forse espresso con pochi elementi: per chi non conosce bene la loro storia è forse un po’ difficile cogliere al meglio il significato si vuole far emergere. Il merito dei fratelli De Serio è quello di aver raccontato una situazione di cui poco si parla.

Partendo dal rituale dei bramini di etnia Tamil che vivono una condizione umana privilegiata e astratta gli artisti raccontano, per contrapposizione, la vita del 20 % della popolazione dello Sri Lanka, che appartiene alla stessa etnia dei bramini ma che, diversamente, da decenni viene oppressa, discriminata e che vive una realtà molto spesso violentata.

La mostra si compone di installazioni video che si susseguono nello spazio della Fondazione e si suddividono in diverse sezioni. Il percorso si apre con “Public prayers”, si tratta di confessioni intime, recitate da persone appartenti alla comunità Tamil che vivono a Torino. I video sono girati in città e sono un atto d’accusa verso il dramma della guerra. L’opera Saem (cucitura), è composta da una proiezione di diapositive di immagini d’archivio web della guerra civile in Sri Lanka, affiancate all’immagine di un uomo Tamil che lavora in una fabbrica di lana biellerse: un dialogo tra la tragedia e la voglia di rinascita in luoghi lontanissimi. L’esposizione si conclude al piano interrato in cui con l’opera ‘Soul diaspora’ viene espressa l’idea intorno alla quale ruota tutto il progetto No Fire Zone, la contrapposizione tra l’ideale e il reale, tra il sacro e il profano, tra le credenze e l’incredulità. La mostra propone una chiave di lettura della natura umana variegata, complessa, contraddittoria, cruda che si può arricchire e migliorare attraverso il dialogo.

Coordinate della mostra, in esposizione fino al 18 aprile:

Fondazione Mertz, Via Limone 24, Torino

Orario: da martedì a domenica, dalle 11 alle 19

Biglietti: € 5,00 intero e € 3,50 ridotto (studenti e gruppi organizzati di almeno 10 persone), gratuito bambini fino a 10 anni, maggiori di 65 anni, disabili e ogni prima domenica del mese

Info: tel: 011 19719437, www.fondazionemerz.org

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