John Grisham il sociologo – Johan Galtung

galtung-bn-webDavanti a me ho quasi la metà dei 22 libri di Grisham, ciascuno di circa 450 pagine, voluminosi bestseller, proposti ai passeggeri negli aeroporti di tutto il mondo. Così, uscendo da Delhi recentemente non c’era in vista alcun libro su Gandhi (manuali aziendali, quelli sì) salvo Grisham – sono negativo, forse invidioso (oh sì, un po’?).

Niente affatto, ne sono un fan. Che sia un narratore superbo che tiene in pugno il lettore – ai pasti, prima di dormire, in qualunque circostanza, lo si constata sottoponendosi a un suo libro qualunque. Ti prende e ti affascina.

Ma c’è dell’altro. Come si usava dire di Torstein Veblen, un norvegese-americano: se non avesse scritto così bene e in modo così capace d’intrattenere, si sarebbe affermato come valente economista. Ma il suo stile non era compunto e stringato. Né lo era/è Gore Vidal di cui si dice che se non fosse ecc.., sarebbe stato riconosciuto come uno dei migliori storici di quegli Stati più o meno Uniti; non fuori, ma in America. Così aggiungo io per Grisham che se non fosse ecc .., verrebbe riconosciuto come uno dei principali sociologi di quegli stessi USA.

Grazie a Dio, inshallah, ojala: tutti hanno scritto e scrivono a modo loro. Grisham presenta la sociologia in una forma liquida che scorre meglio che la materia professionale meno digeribile.

Per giustificarlo bisogna condividere qualche contenuto di un suo libro, ma prima di ciò faccio qualche riflessione sulla materia in oggetto, lo social, la “cosa sociale” per parafrasare Durkheim in americano recente. La materia in oggetto non sono gli individui, affare della psicologia; né come gli individui si relazionano, affare della psicologia sociale; né riguarda solo l’attore, il ruolo, la maschera sociale di un individuo, come fosse un giudice, un senatore, anche se gli si avvicina. L’oggetto sono gli attori che interagiscono. E’ relazionale, strutturale. Reti, non nodi (Panikkar).

Questo tiene conto di un’obiezione a Grisham: non scava mai a fondo nella personalità delle sue numerose dramatis personae. Non è un Philip Roth, suo compatriota, che fa appunto quello, meravigliosamente, e vincerà probabilmente un premio Nobel per la letteratura. Molto occidentale, come il premio per la pace. L’Occidente riguarda l’ascesa e la profondità e la caduta dell’individuo, il premio è per la psicologia del profondo. Motivo forse perché Ibsen non ne abbia avuto uno. Che abbia forse rivelato più della logica delle schermaglie interpersonali nella società borghese che della profondità delle sue tante personalità?

Grisham ci mette di fronte a tipi sociali e al loro interagire, e, deliberatamente o meno, è proprio qui che sta la sua genialità. Sono vivi come persone, tuttavia non viene scandagliato nessuno di loro, ma il loro interagire, nel conflitto e nella cooperazione.

Grisham è un avvocato per formazione, e la Legge, o anzi la sua mancanza, è l’asse attorno a cui gravitano i suoi libri. Un tema ben scelto per rendere più trasparente l’intera società USA, col suo enorme sovraccarico di avvocati, anche in Parlamento. E giocano le loro partite con tutti quanti gli USA come pedina, e quindi nei suoi libri c’è l’intero sistema, con una quantità sbalorditiva di particolari, che forniscono un ricco contesto a chiunque, un agente, un direttore della CIA, un magnate dell’economia, un pilota, un taxista, un agricoltore, una casalinga, una cameriera, chiunque. Alla penna di Grisham non sfugge alcun recesso di quella vasta struttura.

Il tema base è l’uso del sistema per il guadagno personale, che sia denaro, potere, sesso, in ogni combinazione. Compreso far funzionare uno schema ingegnoso dall’interno di una prigione (The Brethren, tr. It: I confratelli, Mondadori, Milano 2001, ndt), scrivere frasi finte a omosessuali in cerca di un po’ d’amore estorcendo loro denaro per star zitti dopo l’ adescamento. Possibile solo quando coopera un legale esterno con diritto di visita ai giudici delinquenti che spadroneggiano all’interno. Inverosimile? Finzione, ben scritta, nulla più?

Ebbene, leggete il suo unico libro non di fiction su una giustizia finita proprio male, a proposito di un “assassinio e ingiustizia in una cittadina”, The Innocent Man, (tr. It: Innocente. Una storia vera, Mondadori, Milano 2006, ndt), e chiedetevi in che cosa questa storia vera differisca dalle altre. Ed ecco proprio perché gli scritti di Grisham arrivano dritti al lettore: avrebbe potuto benissimo essere vero. La sua fiction di oggi potrebbe diventare non-fiction domani.

Come fanno notare molti, Grisham dispone la scena per una lotta fra Bene e Male. Il Male s’insinua o irrompe attraverso qualche falla nel sistema, o lo squarcia; il Bene protegge, guarisce e chiude le falle. C’è il tema dell’Uno contro i Molti. Ma non è proprio questa anche parte della Tragedia Americana? L’informatore interno (whistleblower)? Lo pseudo-benefattore? C’è qualche ragione perché Grisham non debba usare le sua abilità per includere questi ruoli nel repertorio di una società profondamente dualista, così manichea nell’identificare Bene e Male che diventa una profezia che si auto-realizza con molti modi di porre in atto Armageddon, La Battaglia Finale, Il Caso Giuridico Finale?

Tuttavia, man mano che i libri abilmente costruiti escono dalla sua catena di montaggio, sento introdursi nel suo ruolo d’autore un certo pessimismo. Nei libri precedenti il Bene tendeva a sopraffare il Male; il sistema mostrava la sua capacità di auto-guarigione. Da ultimo invece il Male, i farabutti, tendono a sfilarsi impuniti dall’amo. Gli interni della confraternita si godono i frutti dell’estorsione al rilascio, sacrificando l’avvocato coadiuvante dall’esterno. The Associate (Il ricatto, Mondadori, Milano 2006, ndt) nel libro omonimo, è ricattato dall’FBI per fare da spia interna nello studio legale più grande al mondo (un posto di lavoro terribile) su due fabbricanti d’armi concorrenti e ne viene fuori illeso. Ma così pure l’FBI, che se ne parte senza lasciar tracce.

Ci saranno altri libri; allora un desiderio da fan: porta il tuo strumento d’analisi negli USA fuori dagli USA, John, in Afghanistan, Iraq. Agli avvocati, lì e nel distretto federale della capitale. Pochi san fare un lavoro migliore.

– 11.01.10

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis

Titolo originale: JOHN GRISHAM THE SOCIOLOGIST
http://www.transcend.org/tms/article_detail.php?article_id=2405

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.