Buone notizie dalla Terra Santa – Johan Galtung

galtung-bn-webC’era la messa di mezzanotte nella chiesetta del villaggio. Le novità – o antichità – dalla Terra Santa venivano recitate dal giovane prete: Per noi è nato oggi un Salvatore, Gesù Cristo, il Messia. Gli amen riempivano la chiesa.

Il mattino dopo un gruppo di esperti di Al Jazeera sulla Terra Santa: “I coloni della Cisgiordania sono dominati da una minoranza messianico-escatolgica”, “nessuna separazione fra chiesa e stato”, “sta esaurendosi il tempo per una soluzione a due stati”, “forse una Comunità del Medio Oriente, qualcosa come un BeNeLux”, “Netanyahu è solo un opportunista di destra”, “la morte del sionismo”.

Da parte di chi le novità della Terra Santa? Avraham Burg, un tempo portavoce della Knesset, e presidente dell’Organizzazione Sionista Mondiale.

“Dal 1967 Israele gestisce un impero coloniale”, “l’esercito israeliano è una polizia coloniale”, ha detto un altro esperto. E poi: “l’Algeria ha reinsediato un milione di coloni; Israele ne avrà presto mezzo milione. Ma dov’è il de Gaulle israeliano?, e un de Klerk, che è attento alle scritte che compaiono sui muri e agisce di conseguenza”, “qualche colono potrebbe rimanere in Cisgiordania in cambio, su base paritetica, dei palestinesi di ritorno in Israele”, “perfino Olmert ha detto in un’intervista che le vittorie militari non ci daranno la pace, che verrà solo concedendo la terra per la Palestina”. (1)

Così hanno parlato gli esperti.

Frattanto, un tribunale inglese ha spiccato un ordine d’arresto per il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni – che aveva in programma una visita privata in Gran Bretagna, quindi senza immunità diplomatica – per quando fosse giunta sul suolo inglese, accusata di crimini di guerra connessi con l’attacco a Gaza di un anno fa. E’ del tutto ovvio il parallelo con un ordine analogo nel 1998 contro Augusto Pinochet, anche se i suoi crimini erano meno gravi in confronto a quelli d’Israele.

Lei ha annullato la visita e l’ordine è stato ritirato. Ma l’articolo 146 dei protocolli della Convenzione di Ginevra obbliga esplicitamente gli stati ad arrestare criminali di guerra indipendentemente dalla nazionalità e dal luogo di commissione dei crimini.

Intanto, l’Unione Europea dichiara Gerusalemme capitale non solo d’Israele ma anche della Palestine.

Intanto, l’opposizione ebraica statunitense alla politica USA-Israele, e all’AIPAC, cresce, come dimostrano le conferenze di J street a Washington. Il molto pro-israeliano Obama ha avuto almeno qualche sorta di duello verbale con Netanyahu sugli insediamenti in costante aumento, sotto la formula “crescita naturale”, e senza dubbio il prossimo è già in fase di preparazione presso qualche think tank.

Le reazioni israeliane sono tipiche di un regime in declino e in caduta incombente: rabbia, isteria, linciaggio morale di Goldstone, autore del rapporto di cinquecento pagine, il migliore che Israele potesse mai sperare; attacchi selvaggi alla Gran Bretagna e propositi di boicottaggio se non cambierà la sua legislazione. Si stanno giocando il sostegno perenne USA, con ingenti forze su cui contare, compreso Obama. Finora. Ma gli USA hanno mollato l’apartheid bianco, e la dittatura di Marcos; e stanno mollando le pretese di Chiang Kai Shek. Un giorno decideranno di mollare la stretta sionista israeliana sul Medio Oriente.

Quando la cultura non guida più l’azione umana, si parla di anomia: la presa si sta allentando. Quando la struttura non guida più l’azione umana, si può parlare di atomia: il tessuto si sta sgretolando. E quando c’è sconnessione fra cultura e struttura, possiamo evocare l’assurdità. Come il colonialismo britannico esposto alla sfida morale di un Gandhi. Come l’Europa “socialista” esposta alla sfida morale dei dissidenti. Come il Sacro Israele esposto alla realtà.

Si sta avvicinando il tempo per la prospettiva TRANSCEND dell’agosto 2001:

ISRAELE/PALESTINA-MEDIO ORIENTE: UNA PROSPETTIVA SULLA PACE E SUL CONFLITTO (2)

Per Israele e la Palestina non c’è sicurezza alla fine di questa strada di violenza; solo maggiore violenza e insicurezza

Israele è ora nel periodo più pericoloso della sua storia:

sempre più militarista, impegnata in guerre invincibili, sempre più isolata e con sempre più nemici, esposta alla violenza, alla nonviolenza e al boicottaggio dall’interno e dall’esterno, con gli USA che prima o poi condizioneranno il proprio sostegno a concessioni. Torna in mente il mutamento fondamentale in Sud Africa, da dentro e da fuori:

** Il capitale morale d’Israele si sta rapidamente deprezzando, è probabilmente negativo in gran parte dei paesi, sta pian piano cambiando anche negli USA;

** Israele soffre di un colpo di stato militare de facto, che offre all’elettorato una gamma di generali con agende limitate;

** La violenza e l’intransigenza israeliane mobilitano la resistenza e la lotta nel mondo arabo e musulmano, se non nel senso di stato di guerra fra stati nel senso postmoderno di terrorismo contro il terrorismo di stato israeliano; c’è una enorme abbondanza di volontari ben motivati che desiderano cimentarsi in tale lotta;

** Prima o poi essa comprenderà il 18% di arabi israeliani;

** Prima o poi questo può portare a una massiccia lotta nonviolenta, come 100.000 donne arabe in nero in marcia su Israele;

** Può arrivare il boicottaggio economico d’Israele, come quello iniziato dalle ONG in Sud Africa e seguito dalle autorità locali e come là forse più importante moralmente che economicamente;

** Ancora come per il Sud Africa, può cambiare la politica USA:

-economicamente Israele sta diventando una passività, dati i problemi commerciali e petrolieri con i paesi arabi non più disposti a considerare gli USA come terza parte; con boicottaggi imminenti e pressioni a disinvestire;

-militarmente Israele può implicare gli USA in una guerra quanto mai ambigua, e peraltro ci sono basi disponibili altrove (Turchia, Kosovo, Macedonia);

-politicamente Israele è una passività all’ONU, nell’UE, e tra gli alleati NATO, che possono non legittimare interventi violenti, e gli USA possono preferire un accordo ragionevole al sostegno di un perdente (lo shah, Marcos).

Questo insieme di proposte di pace potrebbe allora essere più attraente per persone ragionevoli qualora il contesto cambiasse come si prevede qui?

[1] La Palestina viene riconosciuta come stato a seguito delle risoluzioni del consiglio di Sicurezza ONU 242 e 338; con i confini del 4 giugno 1967 e piccoli scambi territoriali;

[2] La capitale della Palestina è a Gerusalemme-est;

[3] Una Comunità del Medio Oriente con Israele, Palestina, Egitto, Giordania, Libano, Siria quali membri di pieno diritto, con acqua, armi, regimi commerciali basati sul consenso multilaterale; e un’ Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione nel Medio Oriente con una base associativa più ampia;

[4] La Comunità è sostenuta dall’UE, dalla Comunità Nordica e dall’ASEAN finanziariamente e per quanto attiene alle competenze di formazione delle istituzioni;

[5] Egitto e Giordania mettono a disposizione territorio aggiuntivo alla Palestina;

[6] Israele e Palestina diventano federazioni con 2 cantoni israeliani in Palestina e 2 cantoni palestinesi in Israele;

[7] Le due capitali attigue diventano una confederazione metropolitana, sede pure di importanti istituti regionali, ONU ed ecumenici;

[8] Si accetta in linea di principio il diritto di ritorno anche a Israele, da negoziarsi numericamente nell’ambito della formula cantonale;

[9] Israele e Palestina hanno imprese economiche congiunte ed eque, un’educazione alla pace congiunta e un pattugliamento dei confini congiunto;

[10] Stazionamento massiccio di osservatori ONU;

[11] Prima o poi un processo Verità e Riconciliazione. A mediare un insieme di proposte di pace non sarebbe un paese o un gruppo di paesi, bensì una persona rispettata o un gruppo di tali persone.

Note

(1)Dichiarazione di Olmert tratta dalla New York Review of Books, TMS 05-01-09:

Dobbiamo raggiungere un accordo con i palestinesi, che comporta un ritiro da tutti i territori [occupati]. Una percentuale di tali territori resterebbe in nostra mano, ma dobbiamo dare ai palestinesi la stessa percentuale [di territorio altrove] – senza di che non ci sarà pace. Compresa Gerusalemme, con, immagino, disposizioni speciali per il Monte del Tempio e i luoghi sacri/storici.

(2) 50 Years: 100 Peace & Conflict perspectives, capitolo 16d, TRANSCEND University Press, 2008, vedi www.transcend.org/tup

– 28.12.09

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis

Titolo originale: GOOD NEWS FROM THE HOLY LAND

http://www.transcend.org/tms/article_detail.php?article_id=2317

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