LA MAREA S’INVERTE: Assemblea Generale ONU n. 64 – Johan Galtung

Quest’Assemblea Generale ONU passerà alla storia per via di tre personaggi: Hu Jintao, Gheddafi e Chávez, dei tre continenti del Terzo Mondo. E Obama sarà ricordato meno per un discorso—un saggio d’alta scuola che promette di onorare il multilateralismo ONU nel quale il suo paese è impegnato in quanto membro ONU—che per un commento di Chávez circa i due Obama, Obama 1 che parla di pace e Obama 2 che costruisce basi.
“Con chi sto parlando”? Chávez, un cristiano dichiarato (“Gesù viveva fra i poveri”) aveva il problema di Giobbe: c’è un Dio benintenzionato dietro tutta questa crudeltà? Obama non ha dato alcuna prova concreta di un qualche cambiamento reale. E Gheddafi e Chávez hanno elencato la crudeltà imperiale USA, con qualunque presidente.
Neanche Yukio Hatoyama, il primo ministro del DPJ (Democratic Party of Japan), ha seguito la linea USA; aveva la propria. Ma invece gli alleati NATO sì, in sforzi banali, che si possono totalmente dimenticare, pur di non sfidare la voce sonora del loro Padrone.
Gheddafi, prendendola alla lontana e divagando, ha sostenuto una riforma ONU che si allontani dalla struttura della seconda Guerra Mondiale con un Consiglio di Sicurezza “per i ricchi e i potenti” da abolire o estendere in modo da essere rappresentativo, con l’Unione Africana come membro (la UE ne ha due), e la sede ONU trasferita fuori da New York, magari in Asia Orientale.
Chávez ha salutato la riduzione di armi nucleari di Obama, incoraggiando gli USA a iniziare. Un Obama più credibile avrebbe seguito il brillante ricercatore per la pace USA Charles Osgood nella sua formula GRIT (Graduated Reciprocation in Tension-Reduction; per approfondire si veda: http://www.colorado.edu/conflict/peace/treatment/grit.htm, NdT), del tipo “sia l’uno –sia l’altro” a cavallo dello spartiacque unilaterale-bilaterale: qualcuno deve pur cominciare, accetto questa sfida e riduco del 10% sperando che voi facciate altrettanto, riducendo anche di più. Ma Obama non ha detto nulla di concreto.
E’ persino tornato indietro sul fermare i coloni [israeliani]. E i Blue Dogs (gruppo di democratici conservatori, vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Blue_Dog_Coalition, NdT) disferanno il resto della sua piattaforma, negandogli ogni frutto della sua vittoria elettorale.
E Netanyahu? Ha detto quello che sappiamo, Wannsee, shoah, per incassare in credito morale. Ma tale conto è in rosso da tempo.
Che cosa sta succedendo? Uno spostamento sostanziale di potere dall’Occidente. Non è la prima volta. Soekarno, il primo presidente dell’Indonesia libera, si dice abbia avuto una visione nel 1928 giusto prima che i colonialisti olandesi lo imprigionassero a Bandoeng: “Se il liong-Sai (drago) della Cina agisce insieme alla nandi (vacca) dell’India, alla sfinge dell’Egitto e al pavone della Birmania, all’elefante bianco del Siam, all’idra del Vietnam, alla tigre delle Filippine e al banteng (toro) dell’Indonesia, allora è certo che il colonialismo internazionale sarà fatto a pezzi.”
Nel 1955, lui, Nehru e Nasser organizzarono l’incontro di Bandoeng e il movimento dei non-allineati NAM, che contribuì a ridurre la follia del confronto Est-Ovest. E fece a pezzi il colonialismo.
Ma l’Occidente ribatté con il neo-colonialismo, con il fondamentalismo del mercato, il terrorismo di stato, l’interventismo militare e il clonaggio di paesi mediante lo sviluppismo. Prendiamo ad esempio la piccola Norvegia: Mark Curtis sul Guardian:”I piccoli sporchi segreti della Norvegia” (24 settembre 2009). Come fa notare Curtis: la Norvegia investe il suo enorme reddito da petrolio in società sporche in tutto il mondo, paradisi fiscali, e società israeliane che contribuiscono alla occupazione dei territori palestinesi. Statoil, la grossa società petrolifera norvegese, opera in paesi corrotti con terribili primati sui diritti umani, come l’Azerbaijan, l’Angola, l’Iran, la Nigeria.
La sua politica ambientale consiste nel comprare riduzioni di carbonio in altri paesi per evitare di ridurre le proprie emissioni, le più alte al mondo pro capite contando anche le esportazioni di petrolio e i trasporti. Al che si aggiunge la posizione della Norvegia, settima al mondo, come esportatrice di armi, pur così piccola. Ben lungi dalla “nazione di pace” che finge di essere. E c’è molto altro, signor Curtis, ma grazie per aver esposto l’ipocrisia nascosta dall’attività di pubbliche relazioni norvegese.
Con la Norvegia smascherata non rimane molto in Occidente.
Allora, dove ci portano queste considerazioni?
Non ci sarà alcuna riforma ONU. E’ più facile fare una nuova organizzazione che rifarne una vecchia. Tanto più se sono organizzazioni regionali, con proprie istituzioni e senza diritto di veto.
Non ci sarà alcun accordo multilaterale incisivo stile Kyoto sul clima. L’intero approccio è sbagliato. I mali non si aboliscono per consenso fra chi li commette; la schiavitù non fu abolita in quel modo, né il colonialismo. Un paese, o alcuni, deve assumere la guida servendo da esempio. E’ altamente inverosimile che il parlamento USA metta fuori legge industrie sporche redditizie, protette da lobby, a favore di incertezze industriali verdi.
Ma la Cina è ben avviata, ben più avanti di altri, al seguito dell’importantissimo discorso di Hu Jintao al 17° congresso del Partito nell’ottobre 2007. Ormai prima al mondo nella produzione di tecnologia verde, presto anche di auto elettriche, non solo diventeranno più verdi ma manterranno un’alta crescita esportando tale tecnologia. I centri della produzione verde sono nella Cina Occidentale, riducendo così il divario fra ricchi e poveri nell’intero paese.
Non ci sarà alcun venir meno della tortura USA, che continuerà poiché i malfattori imparano che possono cavarsela impunemente, come Goldman-Sachs finanziariamente: Obama guarda al futuro, non al passato.
Israele non porterà davanti alla giustizia i perpetratori di Gaza perché altrimenti esaurirebbe i ranghi dei politici più in alto, né il Consiglio di Sicurezza ONU li consegnerà alla Corte Penale Internazionale come suggerito nell’eccellente rapporto Goldstone: Hillary Clinton salverà Israele per la trentesima volta con un veto al Consiglio di Sicurezza ONU.
Ma da qualche parte in futuro emergeranno forze israeliane che lascino perdere la geopolitica del sionismo in continua espansione in favore dell’ebraismo, e cerchino una comunità con vicini dichiaratisi pronti a riconoscersi, ivi compreso l’ Iran. Ed emergeranno forze USA che conducano il loro paese nel XXI secolo, con un potere più equamente distribuito nel mondo.

28 settembre 2009

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: THE TIDE IS TURNING: UNGA 64
http://www.transcend.org/tms/article_detail.php?article_id=1819