Abdulah Sidran, Romanzo Balcanico – Recensione di Dario Cambiano

Parlare di cinema per parlare di storia. Lo fa Romanzo Balcanico, di Abdulah Sidran, Aliberti Editore. 37 euro, 900 e rotte pagine.
Una bibbia balcanica, e, come nella Bibbia, decine sono gli autori, gli articoli, i contributi a quest’opera che, curata da Piero Del Giudice, si propone come un grande affresco dell’epopea balcanica.
Si parte dall’attività letteraria di Abdulah Sidran, lo sceneggiatore dei primi film di Emir Kusturica. Sidran scrive, sceneggia, racconta la sua Jugoslavia: ma questo libro va oltre lo specifico filmico, ben oltre. Proprio come alla fine di un dvd si apre la pagina dei “contenuti speciali”, qui, oltre alle sceneggiature storiche, ”Ti ricordi di Dolly Bell?”, “Papà è in viaggio d’affari”, si compongono  e partecipano decine di testimonianze, di schede storiche, di poesie, di ritratti, di racconti, di interviste.
Un indice minuzioso ma non per questo meno “borgesiano” nella sua strutturazione ci porta ad affrontare sulle medesime pagine il resoconto storico dell’epopea di Tito, i racconti d’esordio di giovani croati, le testimonianze di sopravvissuti alla strage di Novi Sad, la biografia di Emir Kusturica e l’orrore del campo di concentramento di Goli Otok. Insomma un ressemblement  all’apparenza poco organico o, per usare un riferimento filmico, visto che pur sempre dal cinema si è partiti, un “casino originale”: proprio come i film di Kusturica.
Da cui però traspare il profondo attaccamento di tutti gli autori alla loro terra, che si tratti di Bosnia o Croazia, Serbia o Kosovo o Montenegro, un attaccamento che supera il patriottismo, tanto da far dire a Sidran di una certa “Jugonostalgia”, un sentimento struggente di grande rammarico per un paese che si è dissolto, per un paese che aveva tentato una “terza via” comunista, un paese che aveva saputo conquistare la propria indipendenza politica restando per oltre un trentennio in bilico tra oriente sovietico e occidente “americano”.
Forse si tratta solo di cinema, ma questa “enciclopedia balcanica” ci rimanda, con le sue contraddizioni, le sue apparenti incongruenze, la vitalità di un popolo sofferente e mai domo, orgoglioso e fantasioso.
Non so se, interpretato come un libro di storia, questo “Romanzo Balcanico” possa parlare di cinema. Sicuramente, parlando di cinema, racconta la Storia. Proprio come certi dvd, a volte i “contenuti speciali” fanno capire molte più cose del film stesso.