Reclamo di Jake Lynch alla ABC (Australian Broadcasting Corporation) – Jake Lynch

Cara ABC, pur apprezzandovi lamento che una trasmissione per altri versi competente nell’odierno programma pomeridiano trattasse i progetti di acquisti per la difesa con i soli commenti del ministro della difesa e del suo vice.

Le mie obiezioni:

1.     Questa è ancora una tematica in evoluzione essendo solo a livello di Libro Bianco. Dovrebbe pertanto essere trattata come dibattito, non come fatto compiuto da completare solo con dettagli, pur essendo precisamente questa l’intenzione del governo.

2.      Domanda di fondo: che cosa vogliamo fare di tutto il materiale che s’intende comprare? Chi è il nemico?

3.      La risposta del premier Kevin Rudds è ‘la Cina’, come esplicitato nel Libro Bianco e nei commenti al suo lancio.

4.      Però, che la Cina sia una minaccia è contraddetto esplicitamente dall’apposito documento redatto dalla Defence Intelligence Organisation e da comandanti di stato maggiore.

5.      Essi affermano infatti che la Cina – e altri come l’Indonesia e la Malaysia – (a) si stanno impegnando in una normale modernizzazione militare e (b) che l’espansione delle proprie capacità è comunque conseguente solo alla politica minacciosa di USA e alleati, soprattutto con il gran potenziamento della base militare di Guam.

6.      Quanto accade è pertanto una conspirazione per indurci ad accettare aumenti non voluti della spesa militare. I falchi della difesa hanno messo in campo l’Australian Strategic Policy Institute, un think tank finanziato con 15 milioni di $ di denaro pubblico per fornire un contraddittorio nella consulenza ministeriale (contraria), che in una tempestiva relazione affermava che i vicini asiatici nuotavano nei profitti e avrebbero speso in proporzione per armamenti (cosa quanto meno decaduta con l’avvento della crisi finanziaria globale, che non li ha risparmiati).

7.      Tale opinione è prevalsa a Canberra – grazie in parte a una ‘pubblica consultazione’ gestita da un trafficante di armi, Stephen Loosley, un direttore di Thales (una delle principali industrie belliche australiane, ndT) – ma non nel paese: un ampio sondaggio della Australian National University (ANU) di poche settimane fa indicava che una maggioranza di australiani sono contrari ad aumenti di spesa militare, invertendo un atteggiamento di quasi 20 anni.

Quest’ultimo punto, tra l’altro, indica un punto di vista ragionevole e rilevante, termini che qualificano un trattamento corretto delle notizie nelle stesse Editorial Policies ABC. Confinare i commenti in merito a membri del governo proponente contravviene specificamente agli articoli 5.2.2 (d) ed (e) delle Policies, testualmente:

(d) Siate imparziali. I giudizi editoriali si basano sui valori in quanto notizie, non per esempio su interessi politici, commerciali o settoriali né su opinioni personali. Non favorite indebitamente una prospettiva su un’altra/e.

(e) Siate equilibrati. Per quanto perseguito l’equilibrio non sarà sempre possibile in un solo programma/pubblicazione, sarà tuttavia raggiunto appena ragionevol-mente praticabile e in modo appropriato. Non è necessario dedicare a tutti lo stesso tempo. Per quanto possibile, presentate le principali opinioni rilevanti sulle questioni importanti.

Posso pertanto chiedervi di fare due cose:

1.               Organizzare un intervento mio o di altro competente in materia che fornisca altre angolazioni sulle tematiche del Libro Bianco della Difesa, nel programma pomeridiano appena possibile, per ristabilire l’equilibrio finora mancante.

2.                Informarmi di qualunque occasione in cui, nella vostra trattazione radio/televisiva di questo argomento, intervenga  un oppositore di aumenti di spese per la difesa. (Pur seguendo l’ABC non posso certo ritenere di conoscere tutto ciò che mandate in onda. Tuttavia non ricordo una sola tale opportunità.)

Da ex-giornalista, per lo più in forza alla BBC, mi rendo conto che avete un problema: guardereste ragionevolmente dapprima a portavoce politici per commenti su una importante bozza legislativa. Però a questo riguardo le prime file di entrambi i partiti maggiori, al governo e all’opposizione, hanno più elementi in comune che non con una maggioranza del pubblico australiano – uno scarto fra opinione politica e opinione pubblica.

Questo vale sia per la difesa che per la sicurezza in generale. Da qui il mio invito a trattare tali argomenti in modo più articolato e controverso di quanto abbiate fatto finora. Due su tre recenti sondaggi d’opinione – dell’ANU, e prima del Sydney Morning Herald e del Lowy Institute – hanno mostrato che una maggioranza di australiani ora vogliono che le nostre truppe tornino dall’Afghanistan. E un sondaggio dell’Università di Sydney di due anni fa presso il US Studies Centre, rilevò che il 48% degli intervistati preferiva che si perseguisse “una politica estera indipendente” rispetto al mantenere l’alleanza militare con gli USA.

Si tratta appunto di punti di vista ragionevoli condivisi da un vasto numero di persone, anche fra il vostro pubblico. Tuttavia, non mi risulta che siano mai stati proposti in alcun programma ABC degli ultimi anni.

Non sarete in grado di esporre una trattazione equilibrata attenendovi alle vostre solite fonti, dovrete pertanto adottare una strategia di accesso a fonti più differenziate, se vorrete adempiere agli obblighi delle Editorial Policies. Apprezzerò qualunque indicazione vorrete darmi che stiate considerando una tale strategia.

Cordialmente,
Jake (Lynch)
Associate Professor, BA, Dip Journalism Studies, PhD
Director, Centre for Peace and Conflict Studies
Room 121 | Mackie Building (K01)
The University of Sydney | NSW | 2006
AUSTRALIA

06.07.09
Traduzione italiana a cura di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis
Titolo originale: JAKE’S COMPLAINT TO THE AUSTRALIAN BROADCASTING CORPORATION (ABC)
http://www.transcend.org/tms/article_detail.php?article_id=1498