OBAMA 100: TROP BEAU, CE PRESIDENT! – Johan Galtung

“Troppo bello ‘sto presidente” fu la conclusione della rivista francese per donne Voici (27/12/08) “le président plus sexy jamais élu”, il presidente più sexy mai eletto, “attendu comme le Messie”, atteso come il Messia. In calzoncini da bagno, apparendo anche in un editoriale dell’IHT (Internat’l Herald Tribune) del 16/05/09 definendo una cantonata l’osservazione di Michelle di essere “fiera del suo paese per la prima volta”. Oh no. Onestà.

Dove siamo dopo 100 giorni? Vicini a un esile trattino: Obama-Bush. Ma Obama è a destra di Bush in Asia Occidentale. Ha taciuto sul massacro di Gaza per non irritare la dirigenza israeliana mentre Rice metteva in questione le colonie; sull’Iraq rispetto al numero crescente di soldati in “retroguardia” invece di negoziare con la resistenza; sull’Iran, si osservino i preparativi di Dennis Ross nel ministero degli Esteri; sul Pakistan forzando il loro esercito a sparare sui suoi, cioè i pochi disponibili, i cosiddetti taliban sono naturalmente nei campi profughi indisponibili all’assassinio con carri armati progettati per la guerra convenzionale con l’India; in Afghanistan più che raddoppiando il contingente con altre 36.000 truppe, con il passaggio di Gates alla contro-insurrezione Delta Force, passando perfino sopra le veementi proteste di Karzai. Con il bilancio del Pentagono cresciuto da 534 a 740 miliardi di dollari. Cambiamento sì, voluto?

L’operazione di Gaza non era militare ma progettata per punire la gente per aver prodotto Hamas, e ovviamente per provare che Hamas non è in grado di proteggere la popolazione. Esattamente la stessa strategia in Iraq, Pakistan, Afghanistan. E in Sri Lanka:

Secondo un analista regionale CIA nel luglio 2001: “Contenere l’LTTE e intanto esercitare più pressione sulla popolazione civile sotto il suo controllo mediante bombardamenti ‘terroristici’ che potrebbero creare le condizioni per scalzare Prabhakaran” (US Strategic Interests in Sri Lanka, Taraki, 30/09/05).

Egli non fece tutto ciò. Ma così parla un impero, più profondo e forte di un fronte di copertura di Obama, che parla in modo molto seducente per milioni di ingenui sull’impero. Obama è diventato il poliziotto buono che picchia con le piume dopo che quello cattivo ha già finito il lavoro.

Si è assunto un’agenda enorme dopo il 43° presidente, George W. Bush, considerato da molti il peggiore in assoluto. Dipende dai criteri. Economicamente può competere con il 31°, Hoover. Ma nonostante le guerre per il petrolio, gli oleodotti, le basi e gli scontenti in Iraq e Afghanistan, ci sono stati imperialisti ben peggiori. Impallidisce rispetto all’11°, Polk (che conquistò più di mezzo Messico, ben preparato dal 3°, Jefferson e il 5°, Monroe), e gli estremamente imperialisti 25°-26°-27°, McKinley-Roosevelt-Taft. E ce ne sono stati anche di strani, del tutto dimenticabili, addirittura non menzionabili.

Ma disfare i crimini e le scempiaggini di Bush non costituisce una buona politica – come smettere di picchiare la moglie non rende buono un matrimonio – la rende solo molto seducente per un po’. Egli è l’amministratore capo dell’impero USA e non c’è cambiamento nelle sue politiche economiche e militari nonostante la retorica positiva sul negoziato e il dialogo anziché l’egemonia e il monopolio della verità.

C’è un approccio stimolante all’economia ma è ben più forte quello del salvataggio, con il TARP (Troubled Asset Relief Program, piano salva-finanza, ndt) di Bush che costa 1450 miliardi di dollari. Michel Chossudovsky, il brillante economista canadese, somma Difesa, Salvataggi aziendali e Interesse netto (sul debito USA) ottenendo 2353 miliardi di dollari, molto vicino al reddito federale totale USA di 2381 miliardi di dollari. Ovviamente i tagli saranno su sanità, istruzione, benessere e – politica anche di Obama – tasse. Il suo utilizzo di Summer-Geithner è stato un grosso errore – Summers ha perfino guadagnato milioni dalle banche e dagli hedge funds che adesso sta proteggendo dalla regolamentazione. Oppure, le forze che proteggono Israele dal “cambiamento” di Obama proteggono pure Wall Street?

Ammorbidire quasi 50 anni di sanzioni illegali a Cuba non basta, e neppure la retorica all’incontro OAS (Organization of American States, organizzazione degli stati americani, ndt) a Trinidad. C’è una rivoluzione pacifica in America, che dà più spazio e sostentamento alla gente comune. Obama dovrebbe accoglierla, imparare, praticarla. E restituire Guantánamo, acquisita malamente nel 1934, al proprietario: Cuba.

Guantánamo sarà chiusa? Forse sì, forse no. I tribunali militari rimarranno. Alla base di Bagram i prigionieri tuttora non hanno diritti di sorta. E Obama blocca la divulgazione del successivo gruppo di foto sulla tortura per timore che la pubblicazione metta in pericolo la vita dei soldati USA. Ma la sua censura li mette in pericolo più dell’onestà e della trasparenza, e le foto filtreranno allo scoperto prima o poi. Ci sono voci che rivelerebbero un maggior uso della sessualità come tecnica di tortura. Inoltre, c’è un modo efficace per proteggere le vite dei soldati USA: ritirarli, anche se suicidio (più del 13%) e traumi di ogni genere saranno un’eredità durevole.

E quelli che spianarono la strada alla tortura legalmente e politicamente rimangono impuniti. John Yoo è titolare di una cattedra a Berkeley, Donald Rumsfeld è all’Istituto Hoover a Stanford, George Tenet fa soldi dirigendo aziende con contratti militari o di spionaggio, Douglas Feith insegna a Harvard, così come Bill Kristol, e Paul Wolfowitz gestisce il Consiglio Economico USA-Taiwan. Dovrebbero essere tutti quanti alla sbarra, ma Obama guarda avanti, non indietro. Senza neppure esigere un’indagine sulla Smithfield corporation che gestisce immense porcilaie per il mondo, compresa quella vicina a Vera Cruz in Messico ritenuta da molti responsabile dell’influenza suina (IHT, 06/05/09).

In una democrazia i candidati lanciano prodotti, le loro politiche, sul mercato politico. La gente compra i prodotti graditi votandoli. In questo c’è un contratto come sul mercato economico; questa è la qualità che offriamo, questo è il prezzo. La pubblicità fasulla può essere considerata un crimine. E la pubblicità politica fasulla? L’elettore ha pagato il prezzo votando, il presidente eletto è libero di scorrazzare libero da tante sue promesse? Questo non è meglio noto come frode, e una colossale scappatoia nella teoria e nella prassi democratica?

C’è molta ricerca dietro un prezzo per prodotti commerciali; i politici ne sono forse esenti? Il termine è populismo, e Obama ne è un esemplare, molto seducente, finché dura.

18 maggio 2009