Singolarità, catastrofi, estinzioni, collassi: qual è più vicino?

Nanni Salio

Due libri stimolano queste sintetiche riflessioni: uno di carattere più storico (Aldo Schiavone, Storia e destino, Einaudi, Torino 2007), l’altro più tecnico-scientifico (Ray Kurzweil, La singolarità è vicina, Apogeo, , Milano 2008, ed. orig. 2005. Di grande interesse il sito www.kurzweilai.net che contiene numerosi contributi, anche critici). Prenderò spunto soprattutto dal secondo, peraltro segnalato dallo stesso Schiavone.

Ray Kurzweil è un famoso inventore, che da tempo sostiene la tesi di un prossimo cambiamento profondo della specie umana, innescato dalla crescita tecnologica esponenziale.

Da sempre ci si interroga sul futuro e sappiamo bene quanto sia difficile e controverso prevederlo. Anche in questo caso non sfuggiamo a questa incertezza.

Un vecchio modello di analisi tuttora valido: IPAT

Per discutere la tesi sostenuta da Kurzweil è bene partire da un noto “modello” teorico che nella sua semplicità continua a essere un valido punto di riferimento. Per tentare di analizzare i problemi ambientali globali, nel 1973 Barry Commoner, Paul Ehlrich e John Holdren proposero un modello a tre variabili (noto con l’acronimo IPAT), scritto per semplicità nella forma I = P x A x T, anche se non si tratta di semplici moltiplicazioni, ma di relazioni non lineari che non conosciamo in modo rigoroso.

I è l’impatto sul pianeta , P la popolazione, A sta per affluence e corrisponde al livello di benessere (misurabile come PIL pro capite) e T è il fattore tecnologico. In forma ancora più semplificata si può scrivere I=PxE, dove E è l’energia pro capite.

Tutte e tre le variabili hanno andamento grosso modo esponenziale e le previsioni di ciò che succederà nel futuro sono quanto mai controverse. Dando per scontati alcuni dati, ci limitiamo alle osservazioni essenziali.

La variabile P: da 1 a 1000! Dalla “bomba ecologica” all’estinzione

E’ noto che la popolazione è cresciuta esponenzialmente sino agli attuali 6,7 miliardi, ma la curva della crescita è entrata in una zona di “flesso” e il tasso di aumento sta rallentando. Si prevede un assestamento intorno ai 9 miliardi verso la metà del secolo e in seguito una graduale riduzione.

Ma le opinioni in materia non potrebbero essere le più diverse: dalla tesi di Arne Naess, secondo il quale il valore ottimale dovrebbe scendere sotto il miliardo, a quella di Giuliano Cannata (Si spegne. Signori si chiude. L’era della diminuzione, Ambientiamoci, Roma 2008) che vede il pericolo di una possibile estinzione della specie umana, a quelle dei “transumanisti” che prevedono la possibilità di una crescita sino a 1000 miliardi (Nick Bostrom, The future of humanity, www.nickbostrom.com/papers/future.pdf). E Giorgio Ruffolo ricorda che:

“Khan prevedeva… per il 2200 un mondo di 260 miliardi di uomini con un PIL di 500 quadrilioni di dollari. Era convinto che “ce lo possiamo permettere” come se fosse un grande ideale. In questa visione era però superato dal professor Cesare Marchetti, un fisico italiano dello IASA di Vienna, convinto che la terra può ospitare una produzione di energia pari a circa 1250 volte quella attuale e che sul pianeta possono trovare posto mille miliardi di persone. E ciò, entro il 2300. Certo, se si stesse un po’ stretti, si potrebbe sempre migrare verso altri pianeti.” (Giorgio Ruffolo, Lo specchio del diavolo. La storia dell’economia dal Paradiso terrestre all’inferno della finanza, Einaudi, Torino 2006, p. 43).

La variabile A

Secondo la previsione di Hermann Khan il PIL dovrebbe crescere di 10.000 volte rispetto a quello odierno, entro il prossimo secolo.

Altri autori sono più cauti, ma con valori di crescita pur sempre rilevanti, compresi tra 60 e 250 volte l’attuale PIL (Robin Hanson. “Economics Of The Singularity”. IEEE Spectrum Special Report: The Singularity. http://www.spectrum.ieee.org/jun08/6274).

La variabile T

E’ quella presa maggiormente in considerazione da Kurzweil, sebbene non si sia in grado di esprimerla in modo univoco con un solo parametro.
La fiducia nella tecnologia risale a tempi remoti. Qui ci limitiamo a ricordare l’opinione di Edward Teller (considerato il “padre” della bomba H) secondo il quale,
“se ogni secolo portasse a un raddoppio delle conoscenze rispetto al precedente, alla fine del prossimo millennio il sapere umano sarebbe aumentato circa di un migliaio di volte rispetto alle conoscenze attuali, qualsiasi cosa possa significare un’affermazione di questo tipo” (E. Teller, Sull’importanza della scienza e dell’etica, in: AA:VV, a cura di, Scienza ed etica alle soglie del terzo millennio, Società Italiana di Fisica, Città di Castello 1993).
Kurzweil elabora una “legge dei ritorni accelerati” e sulla base di altre leggi empiriche, come quella di Moore (che prevede il raddoppio della quantità di transistor contenuti, in un chip ogni 18 mesi) sostiene che siamo prossimi alla creazione di macchine con capacità di calcolo uguali a quella del cervello umano (pari a 10exp20) e via via superiori sino a raggiungere capacità dell’ordine di 10exp90.
L’insieme delle high tech: genetica, nanotecnologie, e robotica (GNR) permetterebbe di conseguire risultati che porterebbero a una situazione di “singolarità tecnologica” che comporterebbe un balzo evolutivo verso una nuova specie umana, superintelligente.
Secondo Nick Bostrom (op. cit.) la singolarità sarebbe caratterizzata dai seguenti elementi:

  • “Popolazione oltre un trilione di persone.
  • Speranza di vita oltre 500 anni.
  • Gran parte della popolazione con capacità cognitive superiore a due deviazioni standard sopra all’attuale massimo della condizione umana.
  • Quasi totale controllo sugli input sensoriali per la maggior parte delle persone e per la maggior parte del tempo.
  • La sofferenza psicologica umana diventa un evento raro.
  • Ogni cambiamento di scala e di profondità comparabile con uno di quelli indicati più sopra.”

Una condizione umana che molti hanno descritto osservando che: “diventeremo come dei”.

La variabile E

L’energia è la variabile relativamente più facile da stimare quantitativamente. Anche Kurzweil si definisce, come altri autori già citati, ottimista e fiducioso (“I’m Confident About Energy…”) e prevede che le nanotecnologie consentiranno un utilizzo più efficiente dell’energia solare (pp. 236-247). (Piccola nota: a p. 236 si confonde energia e potenza: “Attualmente nel mondo si producono 14 mila miliardi… di watt di energia”. Errore molto comune, speriamo solo di traduzione, che non ci si aspetterebbe in un testo come questo). Questa previsione, peraltro largamente condivisa, viene estesa, ancora una volta sulla base di una crescita esponenziale, sino a immaginare che entro vent’anni (con un raddoppio ogni anno) l’energia che ricaveremo dalla fonte solare sarà cresciuta di un fattore 1000, in grado di coprire l’intero fabbisogno.

Ma più sopra, nel suo scritto (e a p. 242 del testo), cade anche lui nell’errore di immaginare che “siamo inondati dall’energia (10.000 volte più di quella richiesta per il nostro fabbisogno)” e quindi potremmo espandere a piacere la crescita energetica.

Qui ci troviamo di fronte alla prima grande controversia tra scienziati, fisici, ecologi, economisti.

Il punto di vista degli ecologi, e non solo!

Come interpretare la crescita esponenziale di tre variabili nel modello IPAT? Quale prevarrà? Già oggi, i dati a disposizione portano a concludere buona parte degli ecologi, molti fisici, altre categorie di scienziati e persino alcuni economisti che abbiamo superato la soglia di sostenibilità ambientale del pianeta.

La fiducia che Kurzweil e altri pongono nella crescita tecnologica non porta necessariamente a concludere che saremo in grado di garantire la sostenibilità ambientale su scala planetaria.
Secondo autorevoli studi, la potenza energetica massima compatibile con gli equilibri della biosfera dovrebbe ridursi di un fattore dieci rispetto agli attuali 10exp13 W (pari a 10 TW). (Si vedano in particolare oltre ai lavori di Luigi Sertorio pubblicati dall’editore Bollati Boringhieri, anche: Anastassia M. Makarieva, Victor G. Gorshkov, Bai Lian Li, Energy budget of the biosphere and civilization: Rethinking environmental security of global renewable and non-renewable resource, Ecological Complexity, 5 (2008). 281-288; Victor G. Gorshkov, Anastassia M. Makarieva, Vadim V. Gorshkov, Revising the fundamental of ecological knowledge: the biota-environment interaction, Ecological Complexity, 1 (2004), 17-36.)

D’altronde, l’allarme, inascoltato e vilipeso, fu lanciato dal Club di Roma sin dal 1972 con “I limiti della crescita” e ripreso negli aggiornamenti successivi.

Non si può dimenticare inoltre il lavoro pionieristico di Hubbert, che negli stessi anni previde il primo grande picco del petrolio, quello degli USA, e si espresse nei seguenti termini rispetto alla natura di questi problemi:

“L’attuale civilizzazione industriale mondiale è messa in difficoltà dalla coesistenza di due sistemi intellettuali universali, che si sovrappongono e sono incompatibili: la conoscenza accumulata negli ultimi quattro secoli delle proprietà e interrelazioni della materia e dell’energia; e la cultura monetaria associata a essa che si è evoluta da vie popolari di origini preistoriche.

Il primo di questi due sistemi è stato responsabile della spettacolare crescita, soprattutto negli ultimi due secoli, dell’attuale sistema industriale ed è essenziale per la sua continuazione.

Il secondo, una eredità del passato pre-scientifico, opera secondo regole sue proprie che hanno poco in comune con quelle del sistema materia-energia. Ciononostante, il sistema monetario, grazie a un accoppiamento debole, esercita un controllo generale sul sistema materia-energia sul quale è sovrapposto.

Nonostante la loro intrinseca incompatibilità, questi due sistemi durante gli ultimi due secoli hanno avuto una caratteristica fondamentale in comune, la crescita esponenziale, che ha permesso una coesistenza stabile ragionevole.

Ma, per varie ragioni, è impossibile per il sistema materia-energia sostenere una crescita esponenziale per più di una decina di raddoppi (ai quali corrisponde una aumento di un fattore 1000, ndt), e questa fase è stata ormai superata.

Il sistema monetario non ha questi vincoli e, secondo una delle sue regole più fondamentali, deve continuare a crescere per interesse composto. La disparità tra un sistema monetario che continua a crescere esponenzialmente e un sistema fisico che non è in grado di far questo porta a una crescita nel tempo del rapporto tra denaro e l’output del sistema fisico. Questo si manifesta sotto forma di inflazione dei prezzi. Una alternativa monetaria corrispondente a un tasso zero di crescita fisica avverrebbe a un tasso zero di interesse. Il risultato in entrambi i casi sarebbe una instabilità finanziaria su larga scala.

Tenendo presente queste relazioni…(possiamo porre le seguenti domande) sul futuro:

  • Quali sono i vincoli e le possibilità imposte dal sistema materia-energia?
  • La società umana può essere mantenuta in condizioni prossime all’ottimizzazione?
  • E’ possibile a tal fine riformare il sistema monetario in modo che possa servire come sistema di controllo per ottenere questi risultati?
  • In caso contrario, si può escogitare un sistema di controllo e di contabilità di natura non monetario che sia appropriato per la gestione di un sistema industriale avanzato?”

(Da: Tad W. Patzek, Exponential growth, energetic Hubbert cycles, and the advancement of technology, pp.10-11,)

Si potrebbe continuare citando molti altri autori, tra i quali spicca la figura di Georgescu Roegen, ma è bene passare a tentare di descrivere mediante una mappa la situazione complessiva.

Una mappa per orientarci nelle controversie

Può essere utile tentare di classificare le diverse e molteplici posizioni dei vari autori, mediante uno schema a due variabili, tecnoscienza ed etica, per ciascuna delle quali si può distinguere un approccio pessimista e uno ottimista. Avremo così quattro posizioni principali, corrispondenti a ciascun quadrante dello schema, come in figura.

Cominciamo ad analizzare i due casi estremi, antitetici:

Ottimismo/ottimismo

E’ la posizione sostenuta da Kurzweil e altri, alla quale abbiamo già accennato, caratterizzata da un ottimismo sia tecnologico sia etico, sebbene le questioni etiche siano appena adombrate e non affrontate nel pieno delle loro problematicità.

L’ottimismo tecnologico non è affatto infondato, sebbene non si basi su una vera e propria teoria forte, ma solo su evidenze empiriche e proiezioni.

Bisogna ricordare che l’emergere delle tre tecnologie GNR, che altri (Jerry Ravetz,….) ampliano con l’acronimo GRINN (genetica, robotica, informatica, nanotecnologia, neuroscienza) si basa sulle applicazioni di una delle teorie fisiche più potenti e grandiose: la meccanica quantistica. Ma la costruzione di questa teoria, e di quella gemella, la relatività generale, è ancora in fase di ulteriore sviluppo. La semplice proiezione della potenza tecnologica non costituisce una prova sufficiente dei possibili esiti futuri.

Già nel campo delle biotecnologie emergono notevoli dubbi (“La vita ha perso il software”, intervista a Denis Noble, Tuttoscienze, 1 aprile 2009), nonostante rimangano alte le aspettative in campo medico.

Kurzweil è consapevole dei potenziali pericoli soprattutto delle nanotecnologie, che presenta e discute nel cap. 8, “GNR: l’intreccio profondo di promessa e pericolo”, invitando a “preparare le difese” (p. 408) e risponde diffusamente ai suoi numerosi critici: un dialogo che continua nelle pagine web del  suo sito. Particolarmente importante il confronto con Bill Joy, autore del famoso testo: “Perché il futuro non ha bisogno di noi”.

Un punto assai controverso è quello degli OGM (organismi geneticamente modificati) che Kurzweil difende pienamente, accusando di “fondamentalismo… certi segmenti del movimento ambientalista” (p. 416). Indipendentemente dall’essere a favore o contro, la questione è ben più complessa e non si risolve con semplici accuse, che peraltro possono essere ribaltate (come è già stato fatto) accusando a sua volta l’autore di fondamentalismo tecnologico.

Si deve mantenere il confronto, anche aspro, nel campo della razionalità e chiedersi invece perché fior fiore di scienziati e scienziate (fra tutte, ricordiamo  Vandana Shiva, ma anche Mae Wan Ho) siano contrari/e, portando argomenti che non si liquidano semplicemente bollandoli come fondamentalisti o antiscientifici. E’ la nostra stessa conoscenza scientifica che, tuttora, è inadeguata a dirimere definitivamente queste controversie: l’Accademia sforna sia scienziati/e a favore sia scienziati/ contro una determinata tecnologia. I processi decisionali avvengono dunque in una condizione di incertezza e ignoranza che caratterizza in modo significativo l’attuale fase della nostra condizione umana.

Una analoga riflessione critica occorre fare là dove Kurzweil, e altri con lui riflettendo soprattutto sul dopo “11 settembre”, affronta il problema della minaccia terrorista legata al possibile utilizzo delle GNR.

Il cenno fatto alle minacce terroriste nell’”era di guerra asimmetrica” (p.423), anche se non è il punto centrale del suo lavoro, rivela ancora una volta i profondi limiti di gran parte della cultura politica e scientifica statunitense nell’affrontare questo problema. Terroristi sono gli altri e il paragone tra l’11 settembre e il terrorismo di stato USA non viene neppure lontanamente preso in considerazione, ben diversamente da quanto fanno gli studiosi di peace research (Johan Galtung), e non solo (Noam Chomsky, Faisal Devji).

Pessimismo/pessimismo

Simmetrica e opposta è la posizione del pessimismo tecnologico unito a quello etico. Oltre alle cupe previsioni di Cannata, da tempo il fisico Jay Hanson ha lavorato a questa ipotesi creando un sito apposito www.dieoff.org , nel quale ha raccolto un gran numero di documenti. Negli ultimi tempi, ritenendo di aver svolto il suo compito e che non ci sia più nulla da fare, non ha più aggiornato il sito, demandando l’incarico ad altri.

Passiamo ora ai due casi intermedi, anch’essi simmetrici tra loro:

Ottimismo/pessimismo

Nel campo dell’ “ottimismo tecnologico e pessimismo etico” si possono far rientrare coloro che pur scettici sulla possibilità di un miglioramento etico della specie umana agendo solo sulle motivazioni e sulle esortazioni che durano da millenni (Buddha, Cristo, Gandhi) senza aver prodotto grandi risultati, sono tuttavia fiduciosi che “non un dio, ma solo la tecnologia ci salverà”. Tra coloro che espressero la fiducia nella possibile trasformazione degli strati più profondi, aggressivi, del cervello umano (riconducibili ai rettili) mediante future tecnologie genetiche, spicca Arthur Koestler (Il principio di Giano, Edizioni Comunità, 1986).

Pessimismo/ottimismo

Il pessimismo tecnologico unito all’ottimismo etico rappresenta, a mio parere, l’alternativa, oppure il correttivo e l’integrazione (a seconda di quanto si vogliano accentuare diversità e somiglianze) al modello ottimismo/ottimismo. Nel modello di Kurzweil sono presenti istanze etiche, ma non sembrano rientrare pienamente nel suo sistema teorico di riferimento.
Il suo modello di epistemologia sembra limitato alle due componenti teoria e fatti, con scarsa rilevanza della terza componente, quella etica o dei valori:

Teorie

Valori                      Fatti

L’intreccio e le interazioni tra queste tre componenti sono tutt’altro che note e costituiscono uno dei principali problemi tuttora aperti. A maggior ragione se si accetta di aggiungere una quarta componente, quella della coscienza.come suggerisce P. R. Sarkar (si vedano i contributi su questo autore, da noi poco conosciuto, del futurologo Sohail Inayatullah, Forecasts and Alternative Futures; Rethinking Science and Culture: P.R. Sarkar’s Reconstruction of Science and Society).

Teorie

Valori                      Fatti

Coscienza

In questo quarto modello interpretativo rientrano fondamentalmente due principali filoni di pensiero: quello che si richiama esplicitamente alla nonviolenza gandhiana e quello della “scienza post-normale” proposta e teorizzata da Jerry Ravets e Silvio Funtowicz.

La critica gandhiana alla civiltà occidentale è contenuto in un libricino scritto un secolo fa, Hind Swaraj, che rispetto alle tesi espresse da Kurzweil e dai transumanisti potrebbe sembrare quanto di più antitetico.

Sulla scia di questa drastica critica della civiltà occidentale, nel corso del tempo si sono inseriti autori noti come Ivan Illich e Jacques Ellul (Il sistema tecnico, Jaca Book, Milano 2009) e altri ancora cone Ernst Fritz Schumacher, oppure Ashis Nandy, seppur con sfumature differenti, soprattutto in quest’ultimo.

Il pessimismo tecnologico espresso da questi autori non coincide tuttavia con un rifiuto della tecnologia, bensì (seppure in misura diversa da un autore all’altro) nell’individuare delle priorità (vedi ad esempio il “talismano” di Gandhi, http://www.giovaniemissione.it/spiritualita/gim2padova.htm), nel porre dei limiti e nel proporre una “tecnologia intermedia” più funzionale alla soluzione dei grandi problemi dell’umanità.

L’analisi del pensiero di Gandhi, esposto in modo specifico e sintetico in questo suo libricino, ha prodotto una letteratura sterminata, che si accresce di anno in anno. Una delle più curiose interpretazioni è quella di un Gandhi “transmoderno” (anche se non ancora “transumano”!) che, secondo i sostenitori di questa tesi sarebbe stato capace di unire il meglio della tradizione con il meglio della modernità (P.V. Subraya (Gandhi: Postmodern or transmodern?, Deccan Herald, 5/3/2006. Per una presentazione più ampia vedi il mio: Gandhi tra tradizione, postmodernismo e transmodernismo, www.cssr-pas.org/salva_allegato.php?id=1031).

Ravetz e Funtowicz conducono invece una critica serrata che parte dalla constatazione che non stiamo più compiendo semplici esperimenti di laboratorio, ma “esperimenti-mondo”, con una posta in gioco altissima e nella quasi totale ignoranza conoscitiva.

A questo proposito, molti autori, tra i quali Kevin Kelly (fondatore di Wired e autore di “Out of Control”, Apogeo, Milano 1996) fanno notare il curioso paradosso per cui mentre cresce la nostra conoscenza, cresce anche, ancor più rapidamente, la nostra ignoranza, secondo un andamento che Kelly rappresenta con il seguente grafico:

(Da: The Expansion of Ignorance)

E’ quanto, d’altra parte, fanno osservare personaggi e studiosi assai diversi tra loro. A conclusione del suo imponente studio, La strada che porta alla realtà, (Rizzoli, Milano 2005), Roger Penrose propone un modello di “tre Mondi e tre Misteri” per molti aspetti simile a quello presentato più sopra. I tre mondi sono “quello matematico platonico, quello fisico e quello mentale”, con il mondo platonico “abbellito con gli altri assoluti platonici della Bellezza e della Moralità, in aggiunta alla Verità assoluta che deve essere trovata nella matematica”. (p. 1029). I tre misteri sono gli intrecci tra i tre mondi, tuttora non conosciuti. Manca una teoria adeguata per comprendere “il tutto”. E non è sufficiente la crescente potenza di calcolo tecnologica per giungere a questa conoscenza,. Forse è necessaria, ma non sufficiente.

Molto dipende da cosa ci metteremo dentro, come ci ricorda l’acronimo GIGO: “garbage in/ garbage out”. Finora abbiamo messo molta spazzatura dentro il potente sistema tecnologico, che ha portato alla concomitanza delle molte crisi che stiamo attraversando (economico-finanziaria, ecologico-energetica-climatica, sociale-relazionale-esistenziale).
Per uscirne onorevolmente verso un futuro migliore (non necessariamente ancora transumano, ma molto più umano, che aiuti a liberare tutti gli esseri viventi e senzienti) che forse, se non prevarrà la catastrofe, potremo cercare di avvicinare, occorre introdurre prepotentemente nei nostri modelli teorici e nella pratica sociale e politica almeno la dimensione etica, oltre a quella della coscienza proposta da Sarkar.

A tutt’oggi siamo tremendamente in ritardo: forse la crescita tecnologica continuerà a ritmi esponenziali, ma se non sarà seguita da un’altrettanto rapida crescita etica, difficilmente giungeremo al punto di singolarità positivo e potrebbe prevalere quello negativo, della catastrofe.


 

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