Poesia… – Recensioni di Cinzia Picchioni

Due libri poetici, delicati, armoniosi, ognuno a suo modo, ma in qualche modo mi hanno fatto pensare di recensirli insieme.

Uno si intitola Tra la terra e il cielo, sottotitolo Storie di donne e di uomini semplici. Ho pensato – leggendolo – che avrei voluto conoscere tutti i personaggi contenuti e raccontati in questo librettino che ho ribattezzato «memorabilia». Di ogni personaggio raccontato ci sono le date di nascita, le foto, una piccola biografia
[…] che ci fanno capire come tutte le vite, dalle più semplici alle più travagliate e complesse, meritano di essere vissute fino in fondo. (dalla Postfazione, p. 189)
C’è anche Padre Ruggero Cipolla, il frate che nella sua vita ha assistito 72 condannati a morte, ed è stato per 50 anni cappellano delle carceri torinesi, intervistato nel 2003, tre anni prima di lasciare questo mondo.
Tutte le storie sono scritte come testimonianze, con le parole degli intervistati tra virgolette, e leggendole
Si colgono sfumature e tinte forti, si coglie delicatezza e profondità nel modo garbato in cui Alberto Burzio riesce a porgere domande intime sull’animo umano e nel modo in cui i personaggi raccontati, pur con un loro naturale pudore, si «sbottonano» affrontando e raccontando passato e pensieri» (dalla Postfazione, p. 189).
L’autore, «Barba Bertu» collabora con «Il Coltivatore cuneese», con una rubrica, «Storie di vita» molto seguita. Questo è il suo terzo libro, dopo Pane, terra e montagne e Il frate esorcista e altre storie di vita. Dice che quando racconta le persone le ascolta con grande attenzione, non inventa mai nulla e scrive in modo comprensibile a tutti.
Le sue storie non sono mai banali, leggere per credere! E rispondere all’indirizzo – anche cartaceo, per chi non ha il computer! – riportato in fondo alla Prefazione.
A. Burzio, Tra la terra e il cielo. Storie di donne e uomini semplici, Col diretti. Primalpe, Cuneo 2007, pp. 192, € 13,00

L’altro libro – Seva-marg – ha  a che fare col servizio, l’ideale gandhiano di seva, inteso come potente strumento di purificazione, di perfezione umana e spirituale. Secondo Gandhi la vita stessa è servizio e il servizio è ciò che rende la vita degna di essere vissuta.  Per il Mahatma Seva è una disciplina spirituale, un mezzo per progredire verso la liberazione. Gandhi, rispondendo a chi gli chiedeva perché fosse necessario servire, disse che in quel modo sarebbe stato possibile vedere lo sguardo di Dio attraverso di loro, e capire che essi posseggono il nostro stesso spirito e finché non impariamo questo c’è una barriera fra Dio e noi. (pp. 50.1)

Nella prima parte del libretto, scopriamo che l’insegnamento di Gandhi fu seguito da volontari che vollero seguire il modello ideale di sevak gandhiano conducendo uno stile di vita molto austero, limitando all’essenziale i propri bisogni, anteponendo gli interessi della collettività a quelli della propria persona e della propria famiglia e dedicandosi al servizio sociale.
Tutta la prima parte è una colta introduzione alla favola che dà il titolo a tutto il libro: la storia di Tara, una ragazza che attraverso il servizio giunge alla pura e perfetta felicità. La fiaba si legge d’un fiato, è bellissima, ed è dedicata a una figlia a cui è stata raccontata quand’era bambina.  Pinuccia Caracchi – professore ordinario di Lingua e Letteratura straniere all’Università di Torino – ha tradotto l’originale e scritto il saggio introduttivo.
Premcand, Seva-marg, A Oriente!,  Milano 2008, pp. 100, € 10,00