I SHARE WITH YOU Emozioni dal Gujarat – Fotografie di Caterina Giustolisi

“I SHARE WITH YOU…” Emozioni dal Gujarat – la terra di Gandhi
Fotografie di Caterina Giustolisi
In esposizione fino al 27 luglio 2008 alla Festa dell’Unità di Legri, Calenzano (FI), tutti i giorni, la sera.
Si tratta di una raccolta di 45 fotografie (30x45cm) che raccontano attimi vissuti in un dialogo silenzioso e condiviso con il paesaggio e con le persone incontrate in India. Uno scambio di emozioni che arricchiscono l’anima. Vi saranno, inoltre, 6 pannelli (50x70cm) dove si cerca di “descrivere” il miracolo di una rivoluzione pacifica realizzata da un discepolo diretto di Gandhi, Harivallabh Parikh. Mr. Parikh dopo la morte di Gandhi, riuscì a rendere “vivo” il messaggio gandhiano attraverso la sua vita in un luogo fra i più remoti e poveri dell’India. Seguendo quanto il suo maestro gli aveva detto: «servi la parte più povera e miserevole della società…».
UNA RIVOLUZIONE PACIFICA
Rangpur è un villaggio situato ad est di Baroda, nello stato del Gujarat, al confine con il Mathya Pradesh, centro ovest dell’india. La regione è montagnosa e Rangpur si trova in una vallata. A qualche km da lì, il Narmada, il fiume venerato dagli indigeni che lo considerano sacro come il Gange. Il villaggio e L’Anand Niketan Ashram sono spazialmente ed umanamente confusi.
Pochi sono i viaggiatori che si attardano in questa regione. Dove vivono popolazioni indigene che discendono direttamente dagli antichi abitanti di 5000 anni fa: le tribù della famiglia degli Adivasi.
E’” l’India dei popoli dimenticati”, come la definiscono alcuni etnologi.
L’ashram (e dunque il villaggio) è stato fondato da Harivallabh Parikh nel 1949, attraverso il suo coraggio le tribù locali hanno potuto conoscere il pensiero di Gandhi e trovare un luogo dove la loro dignità di essere umano non fosse calpestata. Così, l’impronta del pensiero di Gandhi si è cristallizzata nell’identità dei vari villaggi della zona, e si autorigenera attraverso l’operato dell’Ashram, che ha “lottato” e combatte ancora oggi per la dignità di ciascuno, per il rifiuto delle segregazioni razziali e delle caste, per la lotta nonviolenta contro l’ingiustizia, per la creazione di rapporti sinceri ed armoniosi. Una lotta che si fonda sulla fede nella verità e la forza dell’amore, che sono fra i concetti base del Satyagraha di Gandhi.
Le azioni di sviluppo portate avanti dall’ashram sono varie: a livello educativo con la Life Educational School, una scuola costruita per i bambini più poveri, a livello economico con la costruzione, per esempio, di dighe per l’irrigazione dei campi, a livello ambientale lottando per la salvaguardia delle foreste locali, a livello di sicurezza della salute (con programmi ,per esempio, per l’aiuto di donne in gravidanza) e a livello sociale con il Lok Adalat. Il Lok Adalat (Adalat = corte e Lok = popolo) – “Open Court” è l’istituto sociale che ha davvero rivoluzionato la zona.
Il Lok Adalat si può definire come un meccanismo ibrido di risoluzione nonviolenta, creativa e amichevole dei conflitti. Il suo “potere” è il mantenimento della pace che non si basa sulla minaccia di una punizione, ma sulla morale pressione della comunità e sulla certezza di un luogo dove poter
ottenere una giustizia partecipata. “When I arrived, there were two or three murders in this area every week,” racconta Harivallabh, “Now that’s down to three or four a year. The rate of marital separations had also gone down”. L’Open Court ha, inoltre, un significato di educazione sociale, Harivallabh “usa” la Corte per promuovere alti modelli che portano al “fair play”, alla giustizia e al senso di responsabilità verso la comunità.
Mr. Parikh, chiamato Bhaiji (Bhai significa fratello, -ji è un suffisso che indica rispetto). Bhaiji è diventato un mediatore carismatico apprezzato prima localmente, poi a livello nazionale, in un percorso di legittimazione che ha ampiamente toccato molti elementi basilari della vita nelle aree tribali del Gujarat e non solo. Dopo essersi stabilito a Rangpur non poté fare a meno di rimanere coinvolto dalle problematiche sociali della popolazione. Per le quali dimostrò di saper gestire e sedare le dispute in modo pacifico e amichevole fino al raggiungimento di un compromesso che soddisfaceva tutte e due le parti. Con pazienza, attraverso la comunicazione e la sua azione, è riuscito a costruire trustworthiness fra sé e le popolazioni locali.

Solo attraverso il dialogo, la condivisione di esperienze, di sentimenti ed emozioni si può incontrare il nostro stesso cuore. Insieme, grazie alla diversità, il mondo si colora d’arcobaleno.
Io, con la mia fotografia ho cercato di rendere più “vicino” un mondo lontano solo fisicamente.
Caterina Giustolisi