Orrorismo

Adriana Cavarero, “Orrorismo, ovvero della violenza sull?inerme “, Feltrinelli, Milano 2007, p. 176

Gli attentati suicidi, le stragi di civili, i massacri delle guerre contemporanee: la violenza potenziata che rinnova il nostro raccapriccio quasi quotidianamente è violenza sugli inermi. Il suo vocabolario è quello inaugurato dalla biblica strage degli innocenti e passato per l?aberrazione di Auschwitz: scene che chiamano in causa l?orrore piuttosto che la guerra o il terrore, e parlano di crimine prima ancora che di strategia o di politica. Scene ?orroriste?, quasi fossero le vittime inermi a deciderne il nome, non i loro massacratori. Scene che hanno avuto nell?antichità il volto paralizzante di Medusa e la maternità omicida di Medea. Il femminile ha fatto irruzione anche sulla scena contemporanea. Donne, talvolta madri, si contano ormai tra le attentatrici suicide come tra le aguzzine di Abu Ghraib e, sebbene i campioni della carneficina restino indiscutibilmente maschi, la loro entrata in scena aumenta la ripugnanza e l?effetto si moltiplica. Quasi che l?orrore, come già sapeva il mito, avesse bisogno del femminile per rivelare la sua autentica radice.
Parte da qui la riflessione di Adriana Cavarero, una riflessione in cui filosofia, cronaca, letteratura e mito si intrecciano per dare forma e contenuto a una vera e propria fenomenologia della violenza contemporanea capace di restituirci l?immagine complessa e molteplice che tale violenza ha assunto.