Don Zeno

Fausto Marinetti, “Don Zeno, obbedientissimo ribelle”, prefazione di Goffredo Fofi, la meridiana, Molfetta (BA) 2006, p. 274

La vicenda di Zeno non è storia passata. Basta leggerla con l’anima dei crocefissi di tutti i tempi. “I figli abbandonati di ieri, i Barile e i Titòla, oggi siamo noi popoli di nessuno alla deriva del mercato globale. Noi, nuovi schiavi, condannati ad alimentare la vostra baldoria consumistica. Se tutti i popoli volessero il vostro tenore di vita, dove andrebbe a finire il pianeta? Eppure ci imponete il vostro modello unico di sviluppo; ci volete a vostra immagine e somiglianza. Più che seduzione, costrizione! Noi, popoli impoveriti, abbiamo altre emergenze da affrontare. Voi, che avete tutti gli strumenti (cultura, mezzi, capitali), perché non dirottate la storia del rapporto umano? Se il cambiamento non parte dal primo mondo, da dove mai? Una responsabilità storica. E, per i cristiani, doppia! Oggi diresti sui tetti dell’FMI e della Banca Mondiale: “bisogna fare i conti con le periferie della storia”; o la giustizia è globale o non è giustizia; l’unica maniera per sopravvivere è vivere da fratelli in quanto popoli. Come essere “alla pari” se vi sono economie giganti ed economie nane? La salvezza o sarà planetaria o non sarà salvezza. Continua a gridare sulla piazza della storia: “Fate due mucchi. Da una parte i popoli ricchi e rapaci, dall’altra i popoli impoveriti e spogliati vivi”. Non è quello che farà all’ultimo giorno il figlio dell’Uomo, quando separerà gli agnelli dai capretti? Per favore, ripeti senza sosta alla tua Chiesa, che hai amato più di te stesso e dei tuoi figli: “Sui Calvari del terzo mondo, Cristo ti affida i popoli crocifissi: “Donna, ecco i tuoi figli; figli, ecco vostra madre”. Che aspetta a prenderli con sé, come hanno fatto tutte le Marie, tutti gli Zeni?